Lot Essay
La critica più avvertita ha da tempo concordemente individuato nelle ceramiche di Lucio Fontana una delle aree maggiormente vitali della sua opera segnalandole come un punto centrale all'interno del percorso dell'artista.
Lucio fontana nasce infatti come scultore e ceramista e queste sono, almeno fino al 1949, le sue attività prevalenti. Egli, pur avendo raggiunto -come era lecito aspettarsi da uno dei migliori allievi di Adolfo Wildt- un notevole livello di virtuosismo nella lavorazione del marmo e una completa padronanza delle tecniche di fusione del bronzo, aveva affidato fin dagli anni Trenta le sue sperimentazioni più intense e personali alla ceramica. Terracotta e ceramica avevano infatti, per l'artista, carattere meno solenne rispetto a bronzo e marmo e gli permettevano risultati più liberi, spontanei e movimentati.
A questo si aggiungevano un costo infinitamente minore, una tecnica di lavorazione velocissima e soprattutto una policromia infinita.
Fontana felicemente si abbandona dunque a questa tecnica rapida e vitale, reagendo però vigorosamente alla tradizione che -ancora oggi- assegna alla ceramica un ruolo "minore". Egli infatti ambisce anzitutto alla creazione di masse e volumi e dichiara: "sono uno scultore, non un ceramista" intendendo così chiarire che l'uso di questa tecnica rientra nella sua incessante ricerca sperimentale di materiali adatti per la creazione conteporanea, ma che i fini di questa ricerca rimangono scultorei, legati alla creazione di volumi nello spazio.
Lucio fontana nasce infatti come scultore e ceramista e queste sono, almeno fino al 1949, le sue attività prevalenti. Egli, pur avendo raggiunto -come era lecito aspettarsi da uno dei migliori allievi di Adolfo Wildt- un notevole livello di virtuosismo nella lavorazione del marmo e una completa padronanza delle tecniche di fusione del bronzo, aveva affidato fin dagli anni Trenta le sue sperimentazioni più intense e personali alla ceramica. Terracotta e ceramica avevano infatti, per l'artista, carattere meno solenne rispetto a bronzo e marmo e gli permettevano risultati più liberi, spontanei e movimentati.
A questo si aggiungevano un costo infinitamente minore, una tecnica di lavorazione velocissima e soprattutto una policromia infinita.
Fontana felicemente si abbandona dunque a questa tecnica rapida e vitale, reagendo però vigorosamente alla tradizione che -ancora oggi- assegna alla ceramica un ruolo "minore". Egli infatti ambisce anzitutto alla creazione di masse e volumi e dichiara: "sono uno scultore, non un ceramista" intendendo così chiarire che l'uso di questa tecnica rientra nella sua incessante ricerca sperimentale di materiali adatti per la creazione conteporanea, ma che i fini di questa ricerca rimangono scultorei, legati alla creazione di volumi nello spazio.