Lot Essay
Gli anni Sessanta sono particolarmente interessanti nell'ambito della produzione artistica di Dorazio: sono gli anni unanimamente riconosciuti come i più intensi dal punto di vista della ricerca pittorica, quelli in cui l'artista porta a maturazione la sua inesausta e poliforme indagine sul colore, vissuto come oggetto e fine della riflessione pittorica.
All'interno di questo fervido decennio la ricerca del Maestro si declina in forme e modi diversi: gli anni 1967-68 sono particolarmente sperimentali: Dorazio riempie la tela di striscie colorate - così come nella presente opera - ottundendo lo spazio con geometriche variazioni cromatiche di forma rettangolare, saturandolo con il dinamismo dei colori, che azzerano il fondo della tela. L'indagine qui incentrata sulla scoperta di nuove relazioni di colori, talvolta cupamente tonali, talaltra stridentemente timbrici.
Come nota M. Volpi Orlandini (Dorazio, Venezia 1977, p.10), per la pittura di Dorazio in questi anni vengono in mente Braque e il Cubismo. "Infatti tra fondo e immagine si istituiscono rapporti di compenetrazione libera che ricordano il noto paragone dello specchio frantumato o del caleidoscopio, cui ci si richiamava nell'analizzare lo spezzettamento dell'immagine nei grandi quadri decorativi cubisti degli anni 1910-1920.
Nuvole di colore dai margini e dallo spessore nettissimo, invadono irregolarmente la regolarità della struttura introducendo un elemento di capriccio calcolato con la spezzatura delle immagini. L'effetto, di nuovo, di parafrasi favolosa dell'atmosfera, di nuovo il quadro propone un'indeterminatezza di profondità e di spazi, anche se la cristallizzazione della luce sulla univocità dei colori a stesura uniforme, ne costituisce una trasfigurazione più che mai ostentatamente e splendidamente decorativa".
Le striscie serratissime orizzontali oppongono alla vista una resistenza quasi ottusa: la percezione dell'opera completamente serrata dal muro di colori diversi, nel quale il rapporto col fondo è completamente eliminato e sembra volersi enfatizzare l'effetto endogeno del colore come dimensione. Lo spettatore è chiamato ad una riflessione sugli effetti psichici del colore nel segno di un'arte completamente priva di connotati naturalistici, pur muovendo dalla premessa logica di un'indagine sulla luce, che diventa colore, che diventa forma. Qui l'arte nasce dall'arte, cioè dal profondo radicato convincimento che l'arte è gioco, artificio e che proprio l'elemento artificiale esalta l'intelligenza percettiva dell'occhio.
All'interno di questo fervido decennio la ricerca del Maestro si declina in forme e modi diversi: gli anni 1967-68 sono particolarmente sperimentali: Dorazio riempie la tela di striscie colorate - così come nella presente opera - ottundendo lo spazio con geometriche variazioni cromatiche di forma rettangolare, saturandolo con il dinamismo dei colori, che azzerano il fondo della tela. L'indagine qui incentrata sulla scoperta di nuove relazioni di colori, talvolta cupamente tonali, talaltra stridentemente timbrici.
Come nota M. Volpi Orlandini (Dorazio, Venezia 1977, p.10), per la pittura di Dorazio in questi anni vengono in mente Braque e il Cubismo. "Infatti tra fondo e immagine si istituiscono rapporti di compenetrazione libera che ricordano il noto paragone dello specchio frantumato o del caleidoscopio, cui ci si richiamava nell'analizzare lo spezzettamento dell'immagine nei grandi quadri decorativi cubisti degli anni 1910-1920.
Nuvole di colore dai margini e dallo spessore nettissimo, invadono irregolarmente la regolarità della struttura introducendo un elemento di capriccio calcolato con la spezzatura delle immagini. L'effetto, di nuovo, di parafrasi favolosa dell'atmosfera, di nuovo il quadro propone un'indeterminatezza di profondità e di spazi, anche se la cristallizzazione della luce sulla univocità dei colori a stesura uniforme, ne costituisce una trasfigurazione più che mai ostentatamente e splendidamente decorativa".
Le striscie serratissime orizzontali oppongono alla vista una resistenza quasi ottusa: la percezione dell'opera completamente serrata dal muro di colori diversi, nel quale il rapporto col fondo è completamente eliminato e sembra volersi enfatizzare l'effetto endogeno del colore come dimensione. Lo spettatore è chiamato ad una riflessione sugli effetti psichici del colore nel segno di un'arte completamente priva di connotati naturalistici, pur muovendo dalla premessa logica di un'indagine sulla luce, che diventa colore, che diventa forma. Qui l'arte nasce dall'arte, cioè dal profondo radicato convincimento che l'arte è gioco, artificio e che proprio l'elemento artificiale esalta l'intelligenza percettiva dell'occhio.