Lot Essay
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"Condizioni di vendita" del catalogo
"Storicamente, Mimmo Rotella è stato il primo artista che abbia esposto al pubblico un'opera pittorica presentata come décollage, una serie di quadri realizzati con manifesti lacerati ed incollati. Questa priorità ha potuto essere documentata, ha dovuto esserlo: raramente una innovazione linguistica ha tratto tanta importanza dalla sua tecnica, raramente è stata pensata in più luoghi e da più menti che hanno avuto la stessa idea. Ripetutamente Rotella ha dovuto essere preciso fino al puntiglio: "Avevo inventato i décollages a Roma nel 1953, ma li mostrai al pubblico la prima volta nel febbraio 1954."
L'invenzione nasce dal crogiuolo degli inizi degli anni '50 in una città dominata dalle poetiche dell'Informale. Formalmente il decollage rotelliano nasce astratto e così si sviluppa fino al 1960, quando si apre al definitivo recupero dell'immagine figurativa. (...) Lo vediamo, in questo arco di anni, impregnarsi dapprima degli umori dell'Informale e procedere poi a una progressiva appropriazione di tutti gli elementi del manifesto lacerato, della sua intera struttura di immagini e scritte. (...) Colore e materia sono i termini in funzione dei quali sono esistiti i décollages fino al 1958 circa. Dalla fine degli anni Cinquanta i suoi quadri abbandonano il procedimento della metamorfosi per quello di una letteralità sempre più pura. Cresce l'interesse per l'autonomia del manifesto quale icona già pronta da riportare tale e quale nell'ambito dell'arte. Poiché nessuno dei manifesti cinematografici e pubblicitari è una composizione astratta, bensì un ben dosato messaggio figurativo, Rotella dà spazio, oggettivamente e progressivamente, ai dettagli figurali del manifesto. Non riporta subito il manifesto nella sua letteralità: giacché lo strappa dal muro, e tale lacerazione è ancora un atto metamorfico. Ma non si limita più a strappare dai muri i materiali cartacei e sabbiati ad uso del collage, come all'inizio; ora riporta l'eventuale strappo anonimo e la mappa delle lacerazioni da lui operate. L'astrazione sta nella lacerazione e sopravviverà nel graduale recupero figurativo nella stessa misura in cui sarà ancora accolta la lacerazione. La resa sempre più letterale del manifesto fa scomparire l'idea del quadro come spazio virtuale privilegiato. (...) Le ragioni che guidano Rotella a rompere con il décollage astratto per recuperare e restituire integralmente l'immagine dell'affiche sono almeno due. L'una, fondamentale, è nella logica interna dell'opera che da utilizzazione metaforica degli elementi strutturali dell'affiche (colore, materia, segni) evolve a presentazione letterale della sua iconografia (l'immagine umana stampata e lacerata); evoluzione che equivale a comprensione del fatto che è superfluo trasferire il materiale stampato e lacerato nella nuova forma d'arte del décollage, quando in realtà il décollage è già un ready-made stradale. L'altra ragione, più contingente, sta negli stimoli esterni, nella captazione dei processi neo-dada e pop germinati a New York, soprattutto nell'appassionante scambio intellettuale con Pierre Restany, che gli rivela l'esistenza degli affichistes parigini e lo chiama a partecipare all'avventura del Nouveau Réalisme". (T.Trini, Rotella, Roma 1974, pp. XIV-XXII)
"Condizioni di vendita" del catalogo
"Storicamente, Mimmo Rotella è stato il primo artista che abbia esposto al pubblico un'opera pittorica presentata come décollage, una serie di quadri realizzati con manifesti lacerati ed incollati. Questa priorità ha potuto essere documentata, ha dovuto esserlo: raramente una innovazione linguistica ha tratto tanta importanza dalla sua tecnica, raramente è stata pensata in più luoghi e da più menti che hanno avuto la stessa idea. Ripetutamente Rotella ha dovuto essere preciso fino al puntiglio: "Avevo inventato i décollages a Roma nel 1953, ma li mostrai al pubblico la prima volta nel febbraio 1954."
L'invenzione nasce dal crogiuolo degli inizi degli anni '50 in una città dominata dalle poetiche dell'Informale. Formalmente il decollage rotelliano nasce astratto e così si sviluppa fino al 1960, quando si apre al definitivo recupero dell'immagine figurativa. (...) Lo vediamo, in questo arco di anni, impregnarsi dapprima degli umori dell'Informale e procedere poi a una progressiva appropriazione di tutti gli elementi del manifesto lacerato, della sua intera struttura di immagini e scritte. (...) Colore e materia sono i termini in funzione dei quali sono esistiti i décollages fino al 1958 circa. Dalla fine degli anni Cinquanta i suoi quadri abbandonano il procedimento della metamorfosi per quello di una letteralità sempre più pura. Cresce l'interesse per l'autonomia del manifesto quale icona già pronta da riportare tale e quale nell'ambito dell'arte. Poiché nessuno dei manifesti cinematografici e pubblicitari è una composizione astratta, bensì un ben dosato messaggio figurativo, Rotella dà spazio, oggettivamente e progressivamente, ai dettagli figurali del manifesto. Non riporta subito il manifesto nella sua letteralità: giacché lo strappa dal muro, e tale lacerazione è ancora un atto metamorfico. Ma non si limita più a strappare dai muri i materiali cartacei e sabbiati ad uso del collage, come all'inizio; ora riporta l'eventuale strappo anonimo e la mappa delle lacerazioni da lui operate. L'astrazione sta nella lacerazione e sopravviverà nel graduale recupero figurativo nella stessa misura in cui sarà ancora accolta la lacerazione. La resa sempre più letterale del manifesto fa scomparire l'idea del quadro come spazio virtuale privilegiato. (...) Le ragioni che guidano Rotella a rompere con il décollage astratto per recuperare e restituire integralmente l'immagine dell'affiche sono almeno due. L'una, fondamentale, è nella logica interna dell'opera che da utilizzazione metaforica degli elementi strutturali dell'affiche (colore, materia, segni) evolve a presentazione letterale della sua iconografia (l'immagine umana stampata e lacerata); evoluzione che equivale a comprensione del fatto che è superfluo trasferire il materiale stampato e lacerato nella nuova forma d'arte del décollage, quando in realtà il décollage è già un ready-made stradale. L'altra ragione, più contingente, sta negli stimoli esterni, nella captazione dei processi neo-dada e pop germinati a New York, soprattutto nell'appassionante scambio intellettuale con Pierre Restany, che gli rivela l'esistenza degli affichistes parigini e lo chiama a partecipare all'avventura del Nouveau Réalisme". (T.Trini, Rotella, Roma 1974, pp. XIV-XXII)