Lot Essay
Nel caos magnificamente fecondo in cui da più di quarant'anni è sommerso il divenire storico dell'arte, trovarsi davanti all'opera di un individuo autentico è meraviglioso, ogni gruppo di "tendenza" non essendo ormai che apparenza sospetta: Capogrossi è uno di quegli isolati che elaborano questo Oggi appassionante, così indefinibile apparentemente e così sconcertante nei suoi più autentici apporti, ma dal quale la ricca diversità di opere indiscutibili ci permette sin d'ora di cominciare a liberare alcune strutture molto diffuse, che saranno domani le basi di un'Altra Estetica, di cui si sente già la necessità, davanti alla minaccia che costituisce l'accademismo della libertà e l'eclettismo di una troppo facile anarchia.
E tanto meglio se l'opera di Capogrossi non ha nessun riferimento: duemilacinquecento anni di classicismo fecondo sono stati brutalmente chiusi dalla "tabula rasa" dada. L'Impressionismo, il Fauvismo e il Cubismo, rivoluzionari solo in apparenza, ne erano stati il decisivo canto del cigno, e solanto l'Espressionismo e il Futurismo, storicamente pre-dada, avevano introdotto nelle loro opere elementi compatibili con le nostre nuove necessità, la Veemenza e il Dinamismo, di cui si incominciano a misurare le vive possibilità in opere impregnate di un lirismo che si forma in una libertà, dalla potenza e dai limiti sino ad allora insospettati.
Ma è oltre le apparenze o le contingenze del "giorno dopo giorno" storico, che bisogna avere il coraggio di spingere l'Avventura dello spirito, se si vuole realizzare l'essenza del messaggio di Capogrossi; egli che, nel pieno successo di un'arte coscienziosamente tradizionale, ha avuto il coraggio e la lucidità di rompere, in una inumana solitudine, con le abitudini e con una carriera normali per numerosi artisti di qualità incontestabile, egli non disapproverà certo il fatto che la sua opera possa essere, per degli esteti, occasione e motivo di indagini alquanto inadatte all'attuale critica d'arte. Con lui sono le nozioni stesse di cui si occupa l'Estetica che vengono rimesse in questione, poiché la sua opera così essenzialmente nuda il suo messaggio così completo, così ricco, attraverso la metamorfosi di un solo segno da lui creato, incorniciato da niente altro in materia di passato e di abitudini artistiche, non dà appiglio ad alcuna letteratura o aneddoto, o a nessuno di quegli apparenti accostamenti di cui si accontentano di solito (e disgraziatamente) gli studi critici attuali. [...]
È a posteriori sull'opera di qualche individuo, per questo fatto stesso senza alcun legame apparente, senza alcuna comunicazione intenzionale, che si sprigionerà l'essenziale del Messaggio dell'appassionante Avventura dell'Arte che si elabora oggi: Capogrossi è uno di questi, e peggio per quelli che hanno ancora nostalgia di tutte le tradizionali facilità, e che si mettono così fuori della possibilità di avvicinarsi alle Nuove Feste.
(Dalla presentazione della sala personale di Capogrossi alla Biennale di Venezia del 1954)
E tanto meglio se l'opera di Capogrossi non ha nessun riferimento: duemilacinquecento anni di classicismo fecondo sono stati brutalmente chiusi dalla "tabula rasa" dada. L'Impressionismo, il Fauvismo e il Cubismo, rivoluzionari solo in apparenza, ne erano stati il decisivo canto del cigno, e solanto l'Espressionismo e il Futurismo, storicamente pre-dada, avevano introdotto nelle loro opere elementi compatibili con le nostre nuove necessità, la Veemenza e il Dinamismo, di cui si incominciano a misurare le vive possibilità in opere impregnate di un lirismo che si forma in una libertà, dalla potenza e dai limiti sino ad allora insospettati.
Ma è oltre le apparenze o le contingenze del "giorno dopo giorno" storico, che bisogna avere il coraggio di spingere l'Avventura dello spirito, se si vuole realizzare l'essenza del messaggio di Capogrossi; egli che, nel pieno successo di un'arte coscienziosamente tradizionale, ha avuto il coraggio e la lucidità di rompere, in una inumana solitudine, con le abitudini e con una carriera normali per numerosi artisti di qualità incontestabile, egli non disapproverà certo il fatto che la sua opera possa essere, per degli esteti, occasione e motivo di indagini alquanto inadatte all'attuale critica d'arte. Con lui sono le nozioni stesse di cui si occupa l'Estetica che vengono rimesse in questione, poiché la sua opera così essenzialmente nuda il suo messaggio così completo, così ricco, attraverso la metamorfosi di un solo segno da lui creato, incorniciato da niente altro in materia di passato e di abitudini artistiche, non dà appiglio ad alcuna letteratura o aneddoto, o a nessuno di quegli apparenti accostamenti di cui si accontentano di solito (e disgraziatamente) gli studi critici attuali. [...]
È a posteriori sull'opera di qualche individuo, per questo fatto stesso senza alcun legame apparente, senza alcuna comunicazione intenzionale, che si sprigionerà l'essenziale del Messaggio dell'appassionante Avventura dell'Arte che si elabora oggi: Capogrossi è uno di questi, e peggio per quelli che hanno ancora nostalgia di tutte le tradizionali facilità, e che si mettono così fuori della possibilità di avvicinarsi alle Nuove Feste.
(Dalla presentazione della sala personale di Capogrossi alla Biennale di Venezia del 1954)