Lot Essay
"Giorgio Morandi, nato a Bologna nel 1890, rappresenta il passaggio dall'astratto al concreto in un modo così evidente che sa di simbolo. Sebbene abbia viaggiato assai poco è stato capace di partecipare a movimenti internazionali come il fauvismo, il futurismo, la pittura metafisica. Per tornare alla rappresentazione della realtà, egli non ha optato per il virtuosismo del mestiere, né per i soggetti letterari, né per i voli della immaginazione. Ha preferito concentrarsi, cercare in profondità ciò che altri trovava in estensione, e quindi si è limitato a pochi motivi di cose ordinarie, qualche bottiglia o qualche casa in collina, perché gli importa non ciò che rappresenta ma come dipinge. E anche se il come è aderente all'oggetto, esso trasporta l'oggetto al livello della poesia. In codesto concentrarsi e limitarsi di Morandi c'è un valore morale di umiltà e di riserbo, e soprattutto di sacrificio costante, di dedizione esclusiva all'autonomia dell'arte.
Nel 1920 le sue forme composte in un'architettura astratta erano ancora schemi di oggetti, simboli di valori plastici e geometrici. Ma sette anni dopo quelle forme avevano già ricevuto dal colore quel tanto necessario di vibrazione e di deformazione perché potessere vivere nel mondo della sensibilità e della fantasia. D'allora in poi le "nature morte" di Morandi non sono state che delle meditazioni poetiche sui rapporti di forma e colore, dove la forma è la più semplice possibile e il colore il più basso di tono, il più neutro possibile. Eppure con un senso del rapporto tonale, che rivela la grandezza dell'artista, ogni bruno di Morandi contiene infinite allusioni di vita cromatica e ogni suo bianco appare la voce di un angelo".
Lionello Venturi, Pittura Contemporanea, Milano 1947, pp 47-48
Un rapporto diretto della famiglia di Lionello Venturi con Giorgio Morandi si era stabilito almeno dal 1946, anno in cui Maria, la seconda moglie di Adolfo Venturi (il padre di Lionello) risulta essere in intenso contatto epistolare con l'artista. Già l'anno successivo Lionello inserisce l'artista, con toni elogiativi, nel suo fondamentale scritto Pittura Contemporanea, mentre nel 1949 presenta l'artista negli Stati Uniti in un articolo dal titolo The New Italy Arrives in America definendolo "il più grande pittore italiano vivente". Nel corso degli anni Cinquanta, poi, i rapporti si stringono ulteriormente, culminando con la mostra di Morandi alle World House Galleries di New York, introdotta in catalogo proprio da un testo dello studioso. Lionello Venturi ha certamente avuto un'importanza determinante nel far conoscere l'opera di Giorgio Morandi fuori dall'Italia, soprattutto negli Stati Uniti. La fama dell'artista era già diffusa all'estero, ma l'autorità e la celebrità internazionale di Venturi hanno sicuramente avuto un peso nel riconoscimento ottenuto da conoscitori e collezionisti stranieri. Una natura morta (Vitali 1024) pare sia stato offerto da Morandi allo studioso proprio per ringraziarlo dello scritto introduttivo alla mostra di New York. Il pittore, con un'attenzione e una delicatezza che gli erano proprie, aggiunge così un'ulteriore opera a quelle che, a partire dagli anni Cinquanta, erano state raccolte con passione da Venturi e che gli sono appartenute. Tra queste quella che presentiamo, passata in seguito al figlio Franco e rimasta poi a lungo nelle collezioni della famiglia.
Tra i sostenitori stranieri di Morandi, uno dei più noti è certamente John Rewald. Questi -esattamente come Venturi- studiando Cézanne aveva contribuito ad affermarne il ruolo di precursore delle tendenze dell'arte moderna. L'interesse per Morandi dell'altro grande studioso di Cézanne non può certamente essere casuale. Il trattamento della luce dell'artista bolognese discende direttamente da quella del maestro francese. In questo dipinto emerge perfettamente la luminosità di Morandi, che è stata definita da Francesco Arcangeli 'antisolare' per sottolinearne la caratteristica principale: al contrario della luce del sole, continuamente mutevole e proveniente dall'infinito, gli oggetti di Morandi hanno una sorta di luminosità interiore come se -anziché provenire dall'esterno per essere assorbita o riflessa- la luce fosse emessa dal profondo. Questa luminosità sostanziale vale anche per le ombre, colorate e tramate di luce. Soprattutto negli anni Cinquanta, periodo a cui appartiene la natura morta che presentiamo, i toni caratteristici dei suoi dipinti, bruno, beige, grigio, crema, azzurro, talvolta rosa, tendono alla luce, al bianco ("la voce di un angelo", come Venturi definisce questo colore in Pittura Contemporanea).
Anche la composizione allungata e fortemente orizzontale è tipica di una serie di Nature morte del periodo, tra cui quelle -datate 1949 e 1951- che fanno parte del patrimonio della Galleria Comunale di Bologna, la città a cui Morandi rimase visceralmente legato e in cui trascorse praticamente tutta la sua esistenza. Questo formato orizzontale ospita le composizioni estremamente semplificate e essenziali del periodo offrendo loro spazio e respiro. L'impaginazione più ampiai avverte immediatamente, così come il ruolo essenziale svolto dallo sfondo, invaso da una luce morbida e soffusa, proveniente appunto dal "cielo chiaro e spento" di cui ancora Arcangeli parlava.
Ciò che ancora oggi più sorprende è il confronto con gli artisti di cui Venturi si interessava in quegli anni: Afro, Corpora, Vedova, Birolli, da lui individuati come le punte più avanzate della sperimentazione artistica. Accostare Morandi a questi artisti molto più giovani significa chiaramente individuarne la carica innovativa, pur in un impianto figurativo tradizionale. Venturi chiaramente riteneva il maestro bolognese Morandi molto distante dagli altri pittori figurativi italiani formatisi nella prima metà del secolo (di cui, anche per l'acquiescenza al regime che l'aveva costretto all'espatrio, Venturi non serbava un buon ricordo). Nella qualità pittorica dell'opera del maestro bolognese emerge dunque il possibile legame tra un pittore così inflessibilemente figurativo e la più radicale sperimentazione astratta.
Nel 1920 le sue forme composte in un'architettura astratta erano ancora schemi di oggetti, simboli di valori plastici e geometrici. Ma sette anni dopo quelle forme avevano già ricevuto dal colore quel tanto necessario di vibrazione e di deformazione perché potessere vivere nel mondo della sensibilità e della fantasia. D'allora in poi le "nature morte" di Morandi non sono state che delle meditazioni poetiche sui rapporti di forma e colore, dove la forma è la più semplice possibile e il colore il più basso di tono, il più neutro possibile. Eppure con un senso del rapporto tonale, che rivela la grandezza dell'artista, ogni bruno di Morandi contiene infinite allusioni di vita cromatica e ogni suo bianco appare la voce di un angelo".
Lionello Venturi, Pittura Contemporanea, Milano 1947, pp 47-48
Un rapporto diretto della famiglia di Lionello Venturi con Giorgio Morandi si era stabilito almeno dal 1946, anno in cui Maria, la seconda moglie di Adolfo Venturi (il padre di Lionello) risulta essere in intenso contatto epistolare con l'artista. Già l'anno successivo Lionello inserisce l'artista, con toni elogiativi, nel suo fondamentale scritto Pittura Contemporanea, mentre nel 1949 presenta l'artista negli Stati Uniti in un articolo dal titolo The New Italy Arrives in America definendolo "il più grande pittore italiano vivente". Nel corso degli anni Cinquanta, poi, i rapporti si stringono ulteriormente, culminando con la mostra di Morandi alle World House Galleries di New York, introdotta in catalogo proprio da un testo dello studioso. Lionello Venturi ha certamente avuto un'importanza determinante nel far conoscere l'opera di Giorgio Morandi fuori dall'Italia, soprattutto negli Stati Uniti. La fama dell'artista era già diffusa all'estero, ma l'autorità e la celebrità internazionale di Venturi hanno sicuramente avuto un peso nel riconoscimento ottenuto da conoscitori e collezionisti stranieri. Una natura morta (Vitali 1024) pare sia stato offerto da Morandi allo studioso proprio per ringraziarlo dello scritto introduttivo alla mostra di New York. Il pittore, con un'attenzione e una delicatezza che gli erano proprie, aggiunge così un'ulteriore opera a quelle che, a partire dagli anni Cinquanta, erano state raccolte con passione da Venturi e che gli sono appartenute. Tra queste quella che presentiamo, passata in seguito al figlio Franco e rimasta poi a lungo nelle collezioni della famiglia.
Tra i sostenitori stranieri di Morandi, uno dei più noti è certamente John Rewald. Questi -esattamente come Venturi- studiando Cézanne aveva contribuito ad affermarne il ruolo di precursore delle tendenze dell'arte moderna. L'interesse per Morandi dell'altro grande studioso di Cézanne non può certamente essere casuale. Il trattamento della luce dell'artista bolognese discende direttamente da quella del maestro francese. In questo dipinto emerge perfettamente la luminosità di Morandi, che è stata definita da Francesco Arcangeli 'antisolare' per sottolinearne la caratteristica principale: al contrario della luce del sole, continuamente mutevole e proveniente dall'infinito, gli oggetti di Morandi hanno una sorta di luminosità interiore come se -anziché provenire dall'esterno per essere assorbita o riflessa- la luce fosse emessa dal profondo. Questa luminosità sostanziale vale anche per le ombre, colorate e tramate di luce. Soprattutto negli anni Cinquanta, periodo a cui appartiene la natura morta che presentiamo, i toni caratteristici dei suoi dipinti, bruno, beige, grigio, crema, azzurro, talvolta rosa, tendono alla luce, al bianco ("la voce di un angelo", come Venturi definisce questo colore in Pittura Contemporanea).
Anche la composizione allungata e fortemente orizzontale è tipica di una serie di Nature morte del periodo, tra cui quelle -datate 1949 e 1951- che fanno parte del patrimonio della Galleria Comunale di Bologna, la città a cui Morandi rimase visceralmente legato e in cui trascorse praticamente tutta la sua esistenza. Questo formato orizzontale ospita le composizioni estremamente semplificate e essenziali del periodo offrendo loro spazio e respiro. L'impaginazione più ampia
Ciò che ancora oggi più sorprende è il confronto con gli artisti di cui Venturi si interessava in quegli anni: Afro, Corpora, Vedova, Birolli, da lui individuati come le punte più avanzate della sperimentazione artistica. Accostare Morandi a questi artisti molto più giovani significa chiaramente individuarne la carica innovativa, pur in un impianto figurativo tradizionale. Venturi chiaramente riteneva il maestro bolognese Morandi molto distante dagli altri pittori figurativi italiani formatisi nella prima metà del secolo (di cui, anche per l'acquiescenza al regime che l'aveva costretto all'espatrio, Venturi non serbava un buon ricordo). Nella qualità pittorica dell'opera del maestro bolognese emerge dunque il possibile legame tra un pittore così inflessibilemente figurativo e la più radicale sperimentazione astratta.