Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's… Read more
Giorgio de Chirico (1888-1978)

Interno metafisico con biscotti

Details
Giorgio de Chirico (1888-1978)
Interno metafisico con biscotti
firmato e datato G. de Chirico 1952, (in basso a destra)
olio su tela
cm 50x40
Eseguito nella prima metà degli anni Settanta
Autentica su fotografia della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma, in data 27 maggio 2009
Provenance
Acquisito direttamente dall'artista dall'attuale proprietario alla fine degli anni Settanta
Special Notice
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's Resale Right Regulations 2006 apply to this lot, the buyer agrees to pay us an amount equal to the resale royalty provided for in those Regulations, and we undertake to the buyer to pay such amount to the artist's collection agent. Where there is no symbol Christie's generally sells lots under the Margin Scheme. The final price charged to Buyer''s for each lot, is calculated in the following way: 30% of the final bid price of each lot up to and including € 20.000,00 26% of the excess of the hammer price above € 20.000,00 and up and including € 800.000,00 18,5% of the excess of the hammer price above €800.000,00
Sale Room Notice
Cornice solo per esposizione
Frame only for exhibition

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Lot Essay

Secondo una definizione data da Giorgio de Chirico stesso, "l'opera d'arte metafisica è quanto all'aspetto serena; da però l'impressione che qualcosa di nuovo debba accadere in quella stessa serenità e altri segni, oltre quelli già palesi, debbano subentrare sul quadrato della tela".
L'atmosfera tipica dei dipinti metafisici è dunque quella di sospensione, di attesa di un evento incombente e misterioso. Tutta la carriera artistica di Giorgio de Chirico è segnata dal ricorrere di questa ossessione metafisica; la presenza quotidiana degli oggetti è per lui sempre accompagnata da una dimensione inquietante e misteriosa. Ancora l'artista scrive infatti nel 1919: "si può concludere che ogni cosa abbia due aspetti: uno corrente, che vediamo quasi sempre e che vedono gli uomini in generale, l'altro lo spettrale o metafisico che non possono vedere che rari individui in momenti di chiaroveggenza o di astrazione metafisica". Il ruolo dell'artista diventa per lui quello di vate, di oracolo: anche se la sua attività non rivela i misteri né chiarisce gli enigmi, partecipa però alla loro evocazione. "Et quindi amabo nisi quod aenigma est ("E che cosa amerò se non ciò che è un enigma?") è non a caso il motto che accompagna un celebre autoritratto di de Chirico.

Gli oggetti accatastati (si direbbero squadre, strumento della razionalità e della misurazione) appaiono a prima vista descritti fedelmente e realisticamente ma, come è caratteristico nei dipinti più riusciti di de Chirico, la prima identificazione non regge un'analisi approfondita. La funzione precisa degli oggetti, i rapporti tra loro e tra le parti che li costituiscono, i motivi della loro presenza nel luogo rappresentato, perfino la loro sterometria e le ombre proiettate appaiono inspiegabili. La composizione culmina in una tavola centrale, di difficile definizione anch'essa, su cui si reggono, misteriosamente attaccati, due biscotti la cui apparizione è il punto più altro dell'insondabile mistero di questo dipinto.
Spazialità e temporalità ambigue e spaesanti sono ricorrenti nelle opere metafisiche. Nel dipinto che presentiamo, ad esempio, l'impaginazione spaziale appare come la reale protagonista. La composizione è totalmente asimmetrica: affollata sulla sinistra si mantiene libera sulla destra; le distinzioni tra il primo piano, lo spazio immediatamente retrostante e lo sfondo sono incerte e contraddittorie rendendo ancora più inquietante e destabilizzante la lettura del dipinto. La prospettiva porta le linee a convergere precipitosamente verso lo sfondo, mentre il piano di appoggio è pericolosamente inclinato, come in Il cattivo genio di un re del Museum of Modern Art di New York o in Il pomeriggio gentile ora la Museo Peggy Guggenheim a Venezia. La mancanza di un appoggio stabile e sicuro è parallela all'assenza di appoggi razionali nell'interpretazione della scena.
Per quanto riguarda la collocazione temporale, è volontà dell'artista non fornire nessuna indicazione sull'epoca in cui la scena rappresentata è ambientata. Potrebbe essere un remoto passato, il presente, un lontano futuro, o nessuno di questi. L'arte metafisica aspira infatti a costruire un universo atemporale, senza relazione con la realtà quotidiana. Anche in questo la posizione di de Chirico è opposta rispetto a quella dei futuristi o dei cubisti: l'artista non deve né calarsi nella storia né essere in rapporto il suo tempo; deve, al contrario, stringere legami e intessere un dialogo solo con la grande arte del passato. Egli infatti non è responsabile nei confronti della storia, ma solo della tradizione della pittura, una infinita ed eterna catena di cui egli costituisce un anello.