Lot Essay
Nel 1966 Mario Merz si allontana dalla produzione artistica tradizionale, abbandonando tele e pennelli, cominciando a creare opere costituite da oggetti della vita quotidiana attraversati da tubi al neon.
L'opera qui presentata deriva da questa innovativa tendenza dell'artista, che da lì a un anno lo porta a esporre proprio nel 1967 (anno di realizzazione di Senza titolo - Bottiglia) con il nuovo movimento Arte Povera.
Insieme ad artisti come Anselmo, Boetti, Fabro, Kounellis, Paolini, Penone, Pistoletto e Zorio, Merz intraprende un percorso che scardina l'abituale visione dell'arte, imponendo al pubblico italiano e non solo opere costituite di elementi nuovi.
Gli oggetti tratti dalla realtà di tutti i giorni sono i nuovi materiali e i protagonisti di moderne sculture e installazioni.
La semplicità e la purezza della forma di una bottiglia diventano arte, nel momento in cui questa è accostata a un tubo al neon che la attraversa.
Il neon è la luce, ciò che alimenta la composizione e dà vita alla bottiglia, snaturalizzandola e togliendola dal suo contesto di oggetto della quotidianità.
Quest'uso di materiali non artistici è la caratteristica primaria dell'Arte Povera che si concretizza appunto in un rifiuto delle tecniche tradizionali a favore di mezzi "poveri" e non propri del linguaggio dell'arte fino a quel momento. In Merz come in altri artisti del movimento, questa ricerca prenderà due strade: quella dell'utilizzo di materiali naturali (come pietre o frutta) e quella del riuso di scarti industriali.
Come una moderna fontana da cui sgorga luce invece di acqua, l'opera qui illustrata dimostra come il neon va a penetrare l'oggetto e a fondersi con questo in una sorta di innovativa scultura.
Il morsetto, i cavi a vista e l'alimentatore donano un'idea di funzionalità, offrendo allo spettatore la possibilità di avvicinarsi a un'opera composta di parti che riconosce e che non vede come distanti e irraggiungibili. Si instaura un'espressività sensoriale nuova e più immediata rispetto al concetto di pittura e scultura finora conosciuti.
Lo slancio del tubo al neon ricurvo crea una percezione di movimento e di invasione dello spazio, a dimostrazione di come l'opera di Merz sa vivere e vibrare nell'ambiente che la circonda.
L'opera qui presentata deriva da questa innovativa tendenza dell'artista, che da lì a un anno lo porta a esporre proprio nel 1967 (anno di realizzazione di Senza titolo - Bottiglia) con il nuovo movimento Arte Povera.
Insieme ad artisti come Anselmo, Boetti, Fabro, Kounellis, Paolini, Penone, Pistoletto e Zorio, Merz intraprende un percorso che scardina l'abituale visione dell'arte, imponendo al pubblico italiano e non solo opere costituite di elementi nuovi.
Gli oggetti tratti dalla realtà di tutti i giorni sono i nuovi materiali e i protagonisti di moderne sculture e installazioni.
La semplicità e la purezza della forma di una bottiglia diventano arte, nel momento in cui questa è accostata a un tubo al neon che la attraversa.
Il neon è la luce, ciò che alimenta la composizione e dà vita alla bottiglia, snaturalizzandola e togliendola dal suo contesto di oggetto della quotidianità.
Quest'uso di materiali non artistici è la caratteristica primaria dell'Arte Povera che si concretizza appunto in un rifiuto delle tecniche tradizionali a favore di mezzi "poveri" e non propri del linguaggio dell'arte fino a quel momento. In Merz come in altri artisti del movimento, questa ricerca prenderà due strade: quella dell'utilizzo di materiali naturali (come pietre o frutta) e quella del riuso di scarti industriali.
Come una moderna fontana da cui sgorga luce invece di acqua, l'opera qui illustrata dimostra come il neon va a penetrare l'oggetto e a fondersi con questo in una sorta di innovativa scultura.
Il morsetto, i cavi a vista e l'alimentatore donano un'idea di funzionalità, offrendo allo spettatore la possibilità di avvicinarsi a un'opera composta di parti che riconosce e che non vede come distanti e irraggiungibili. Si instaura un'espressività sensoriale nuova e più immediata rispetto al concetto di pittura e scultura finora conosciuti.
Lo slancio del tubo al neon ricurvo crea una percezione di movimento e di invasione dello spazio, a dimostrazione di come l'opera di Merz sa vivere e vibrare nell'ambiente che la circonda.