Mario Merz (1925-2003)
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's… Read more DA UNA COLLEZIONE PRIVATA TORINESE
Mario Merz (1925-2003)

Senza titolo - Bottiglia

Details
Mario Merz (1925-2003)
Senza titolo - Bottiglia
lampada al neon, bottiglia e morsetto
dimensioni variabili (lampada al neon: lunghezza cm 80; bottiglia: cm 21x10; morsetto: cm 24x12)
Realizzata nel 1967
Opera registrata presso l'Archivio Mario Merz, Torino, n. 1448/1967/NN, come da autentica su fotografia
Special Notice
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's Resale Right Regulations 2006 apply to this lot, the buyer agrees to pay us an amount equal to the resale royalty provided for in those Regulations, and we undertake to the buyer to pay such amount to the artist's collection agent.

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Lot Essay

Nel 1966 Mario Merz si allontana dalla produzione artistica tradizionale, abbandonando tele e pennelli, cominciando a creare opere costituite da oggetti della vita quotidiana attraversati da tubi al neon.
L'opera qui presentata deriva da questa innovativa tendenza dell'artista, che da lì a un anno lo porta a esporre proprio nel 1967 (anno di realizzazione di Senza titolo - Bottiglia) con il nuovo movimento Arte Povera.
Insieme ad artisti come Anselmo, Boetti, Fabro, Kounellis, Paolini, Penone, Pistoletto e Zorio, Merz intraprende un percorso che scardina l'abituale visione dell'arte, imponendo al pubblico italiano e non solo opere costituite di elementi nuovi.
Gli oggetti tratti dalla realtà di tutti i giorni sono i nuovi materiali e i protagonisti di moderne sculture e installazioni.
La semplicità e la purezza della forma di una bottiglia diventano arte, nel momento in cui questa è accostata a un tubo al neon che la attraversa.
Il neon è la luce, ciò che alimenta la composizione e dà vita alla bottiglia, snaturalizzandola e togliendola dal suo contesto di oggetto della quotidianità.
Quest'uso di materiali non artistici è la caratteristica primaria dell'Arte Povera che si concretizza appunto in un rifiuto delle tecniche tradizionali a favore di mezzi "poveri" e non propri del linguaggio dell'arte fino a quel momento. In Merz come in altri artisti del movimento, questa ricerca prenderà due strade: quella dell'utilizzo di materiali naturali (come pietre o frutta) e quella del riuso di scarti industriali.

Come una moderna fontana da cui sgorga luce invece di acqua, l'opera qui illustrata dimostra come il neon va a penetrare l'oggetto e a fondersi con questo in una sorta di innovativa scultura.
Il morsetto, i cavi a vista e l'alimentatore donano un'idea di funzionalità, offrendo allo spettatore la possibilità di avvicinarsi a un'opera composta di parti che riconosce e che non vede come distanti e irraggiungibili. Si instaura un'espressività sensoriale nuova e più immediata rispetto al concetto di pittura e scultura finora conosciuti.
Lo slancio del tubo al neon ricurvo crea una percezione di movimento e di invasione dello spazio, a dimostrazione di come l'opera di Merz sa vivere e vibrare nell'ambiente che la circonda.