Lot Essay
Quando Baldessari, nel 1914, è a Venezia, inizia l'avvicinamento al Futurismo, che poi perfeziona a Firenze, dove si è trasferito nel corso del 1915, si trova di fronte al problema di tutti i giovani simpatizzanti del Futurismo della cosiddetta "seconda generazione". Per loro, infatti, l'adesione era di natura emotiva, passionale, ma anche intellettuale. Del Futurismo ammiravano soprattutto quello che echeggiava dalle cronache dei giornali, in particolare su "Lacerba": in sostanza le "serate futuriste", e soprattutto la loro rituale conclusione in mega-risse. E, poi, verso il 1914, le manifestazioni di piazza, per costringere il governo italiano ad entrare in guerra "contro" l'Austria, anziché "a fianco" dell'Austria, come invece prevedevano gli accordi. Insomma, per loro il Futurismo era soprattutto un "evento sociologico", mentre invece del suo lato estetico si conosceva poco: il maggior canale di diffusione, oltre a "Lacerba", erano le cartoline, con brutte riproduzioni in bianco e nero di opere di Boccioni, Balla, Carrà, Severini e Russolo.
Dunque, una volta "aderito" al Futurismo questi giovani, che sino al giorno prima dipingevano "alla passatista", si trovavano di fronte al problema dell'acquisire uno "stile futurista", cosa che non poteva essere compiuta dalla sera alla mattina. E se nelle Accademie di Belle Arti si guardava ai maestri del passato (Michelangelo, Raffaello, Leonardo, ecc.), i giovani futuristi dovevano, invece e per forza, guardare ai fondatori del Futurismo, e soprattutto a Boccioni, che del Futurismo aveva steso, nel 1914, quella che ormai per le giovani generazioni era considerata una vera e propria "Bibbia": Pittura Scultura Futuriste, un corposo libro denso di immagini e teorie, sottotitolato Dinamismo plastico, cioè l'espressione sintetica del suo pensiero.
E fu così anche per Baldessari, che inizialmente fu colpito dalla mostra di Boccioni a Venezia, e quindi iniziò quella sperimentazione analitica sui temi del maestro futurista, che si snoda tra la fine del 1914 ed i primi del 1916, in contemporanea all'analoga stagione astratta del concittadino Depero. All'inizio con una serie di pastelli, a colore "diviso", molto "appiattiti" sui tipici temi boccioniani (alla Dinamismo di un foot-baller, per intenderci), quindi lentamente avviando la definizione di un proprio "codice rappresentativo" quale risultante di una visione "dinamica e simultanea" del "movimento" di "forme geometriche" nello "spazio".
Sarà via via questa sintesi che, divenuta sempre più estrema e ricondotta alle forme elementari (attraverso un lungo ciclo sperimentale che sta emergendo in questi anni), in seguito diverrà il "telaio" portante nella definizione del suo stile personale, cioè di quel "figurativo dinamico" caratterizzato da componenti geometrizzate e "tagli" diagonali di linee-forza.
Quest'opera in sostanza coniuga il dinamismo boccioniano, che si esprime nelle pulsioni diagonali di questi triangoli piani, con un'insorgente urgenza stabilizzante, data da forme geometriche 2squadrate o rotondeggianti", solide, in un contrappunto di opposte forse, e in un fraseggio di forme che si compenetrano ma non si "incastrano" ed anzi "scorrono" tra loro.
E se è vero che il Baldessari futurista è noto per i suoi interni d'osteria, per le sue figure nei cabaret e nella città di notte, od anche per le analisi di velocità meccanica, va sottolineato che da un punto di vista strettamente della ricerca d'avanguardia, sarebbe anche tempo che il mondo della critica prenda atto, definitivamente, che vi fu un'audace esperienza astratta e futurista in Italia, tra il 1913 ed il 1916, che vede tra i suoi protagonisti, oltre a Balla, Depero e Prampolini, anche il Baldessari con contributi difficilmente ignorabili.
Questa stagione astratta, che precorre di vent'anni quella degli astratti di Como, fu del tutto in sintonia con quelle che si agitavano in Europa nel periodo, ed è forse il punto più alto della ricerca futurista. Un'acquisizione sino ad oggi ignorata o mal compresa grazie ad un insistente pregiudizio ideologico che ha colpito (ed è tutto dire!) persino il Futurismo pre-fascista!
(Maurizio Scudiero)
Dunque, una volta "aderito" al Futurismo questi giovani, che sino al giorno prima dipingevano "alla passatista", si trovavano di fronte al problema dell'acquisire uno "stile futurista", cosa che non poteva essere compiuta dalla sera alla mattina. E se nelle Accademie di Belle Arti si guardava ai maestri del passato (Michelangelo, Raffaello, Leonardo, ecc.), i giovani futuristi dovevano, invece e per forza, guardare ai fondatori del Futurismo, e soprattutto a Boccioni, che del Futurismo aveva steso, nel 1914, quella che ormai per le giovani generazioni era considerata una vera e propria "Bibbia": Pittura Scultura Futuriste, un corposo libro denso di immagini e teorie, sottotitolato Dinamismo plastico, cioè l'espressione sintetica del suo pensiero.
E fu così anche per Baldessari, che inizialmente fu colpito dalla mostra di Boccioni a Venezia, e quindi iniziò quella sperimentazione analitica sui temi del maestro futurista, che si snoda tra la fine del 1914 ed i primi del 1916, in contemporanea all'analoga stagione astratta del concittadino Depero. All'inizio con una serie di pastelli, a colore "diviso", molto "appiattiti" sui tipici temi boccioniani (alla Dinamismo di un foot-baller, per intenderci), quindi lentamente avviando la definizione di un proprio "codice rappresentativo" quale risultante di una visione "dinamica e simultanea" del "movimento" di "forme geometriche" nello "spazio".
Sarà via via questa sintesi che, divenuta sempre più estrema e ricondotta alle forme elementari (attraverso un lungo ciclo sperimentale che sta emergendo in questi anni), in seguito diverrà il "telaio" portante nella definizione del suo stile personale, cioè di quel "figurativo dinamico" caratterizzato da componenti geometrizzate e "tagli" diagonali di linee-forza.
Quest'opera in sostanza coniuga il dinamismo boccioniano, che si esprime nelle pulsioni diagonali di questi triangoli piani, con un'insorgente urgenza stabilizzante, data da forme geometriche 2squadrate o rotondeggianti", solide, in un contrappunto di opposte forse, e in un fraseggio di forme che si compenetrano ma non si "incastrano" ed anzi "scorrono" tra loro.
E se è vero che il Baldessari futurista è noto per i suoi interni d'osteria, per le sue figure nei cabaret e nella città di notte, od anche per le analisi di velocità meccanica, va sottolineato che da un punto di vista strettamente della ricerca d'avanguardia, sarebbe anche tempo che il mondo della critica prenda atto, definitivamente, che vi fu un'audace esperienza astratta e futurista in Italia, tra il 1913 ed il 1916, che vede tra i suoi protagonisti, oltre a Balla, Depero e Prampolini, anche il Baldessari con contributi difficilmente ignorabili.
Questa stagione astratta, che precorre di vent'anni quella degli astratti di Como, fu del tutto in sintonia con quelle che si agitavano in Europa nel periodo, ed è forse il punto più alto della ricerca futurista. Un'acquisizione sino ad oggi ignorata o mal compresa grazie ad un insistente pregiudizio ideologico che ha colpito (ed è tutto dire!) persino il Futurismo pre-fascista!
(Maurizio Scudiero)