Marino Marini (1901-1980)
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's… Read more
Marino Marini (1901-1980)

Composizione

Details
Marino Marini (1901-1980)
Composizione
firmato MARINO (in basso a destra); firmato e datato MARINO 1960 (sul retro)
tempera su carta applicata su tela
cm 125,5x83,5
Eseguito nel 1960
Provenance
Toninelli Arte Moderna, Milano
Collezione privata, Brescia
ivi acquisito dall'attuale proprietario negli anni Settanta
Literature
H. Read, P. Waldberg, G. Di San Lazzaro, Marino Marini, Complete Works, New York 1970, p. 285, n. 299 (illustrato)
Special Notice
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's Resale Right Regulations 2006 apply to this lot, the buyer agrees to pay us an amount equal to the resale royalty provided for in those Regulations, and we undertake to the buyer to pay such amount to the artist's collection agent.

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Lot Essay

C'è tutta la storia dell'umanità e della natura nella figura del cavallo e del cavaliere in ogni epoca. Da bambino io osservavo questi esseri, uomo e cavallo ed erano per me un punto interrogativo. All'inizio vi era armonia fra essi, ma alla fine a contrastare questo tuttuno, arriva violento il mondo della macchina, un mondo che lo cattura in maniera drammatica, ma non meno viva e vitalizzante. Marino Marini

Nonostante la sua carriera abbia raggiunto i picchi più alti con i capolavori scultorei, in Marini l'esperienza pittorica non scompare mai, corre sempre su un filo parallelo. Come le altre arti da lui preticate, essa serve per raccontare la storia dell'umanità, rendendola magari meno terribile con una tavolozza sempre movimentata e vivace, quasi consolatoria. Una storia che in realtà di consolazione non ne ha: è il ritratto di un uomo incapace di tutelare il suo rapporto con il mondo che lo circonda e quindi, metaforicamente, con il suo cavallo. Un'armonia spezzata dagli orrori della Prima Guerra Mondiale, che fanno crescere nell'umanità - e nell'artista - un senso di sfiducia, di "rottura", rispetto al mondo e alla società di cui fa parte.
Il cavaliere che nelle prime opere si staglia fiero sul suo cavallo, ora invece rimane seduto a fatica su di un'estremità, incapace di dominare un animale che fino a poco prima gli era stato compagno e complice. Le braccia che una volta sporgevano fiere, permettendo al cavaliere di bilanciarsi e dominare, ora sono appena abbozzate, senza avere più alcuna presa.
Il cavallo stesso inizia a piegare le zampe, schiacciato dal peso che sostiene, messo in ginocchio da un presente troppo opprimente, in cui le macchine lo rendono inutile, non più necessario, e l'uomo sembra essere incapace di rispettarlo. Le figure si stagliano monumentali, ingombranti, drammatiche su di uno sfondo indefinito, macchiato di tinte cupe e prive di speranza.
Per gli studiosi che hanno voluto leggere questo rapporto in chiave psicanalitica, il gruppo rappresenta la dicotomia tra ragione (il cavaliere) e passione (cavallo), spesso raffigurato, come in quest'occasione, con la bocca aperta, per accentuare ulteriormente il significato sessuale recondito della componente passionale dell'Io dell'artista.
Dice Marini del suo rapporto con la pittura: Il rapporto tra la mia pittura e la mia scultura è un rapporto legatissimo: non comincerei mai una scultura senza passare attraverso il colore e mi spiego perché: non si può spiegare come nasce un'opera d'arte perché è molto difficile e noi stessi non lo sappiamo, ma ad un certo momento ci viene addosso un'emozione che a certi artisti arriva in forma descrittiva e a certi altri in un mondo di colore. Nel caso mio arriva il colore, per esempio ho un colore che mi tormenta - mettiamo un rosso, un blu, un giallo - per cui continua questo rosso, questo blu ad arrivarmi nella testa e io comincio a toccare su un foglio di carta questo colore, ad immaginare su questo colore dei disegni. A un certo momento questi disegni cominciano a prendere forma, la forma e questa forma diventa vera. (Marino Marini)