Lot Essay
"Finalmente, nella primavera del 1950, all'annuncio che alla prossima Biennale avrebbe esposto nove Amalassunte e avendogli io chiesto che cosa fossero queste Amalassunte, Licini mi rispose il 21 maggio: "Ma se dovessi mancare (alla inaugurazione della Biennale) e qualche anima curiosa dovesse rivolgersi proprio a Lei... per sapere chi è questa misteriosa Amalassunta di cui tanto ancora si parla, risponda pure a mio nome, senza ombra di dubbio sorridendo, che Amalassunta è la Luna nostra bella, garantita d'argento per l'eternità, personificata in poche parole, amica di ogni cuore un poco stanco". (...) Le Amalassunte hanno un prototipo nella piccola Amalassunta Luna del 1946, chiusa in una misura perfetta, nell'armonia dominata dal tono bianco perla della ironica luna, che sembra ammiccare, nella profondità di un cielo blu scuro, smalto di Limoges, in contrasto col triangolo di mare cobalto chiaro e con lo spazio nero in diagonale, che irrompe, come primo piano molto intenso, la linea dell'orizzonte marino, salendo fino a incontrare la mezzaluna verde di un fantastico astro. Nella piccola dimensione è concentrata tale potenza d'immagine, tale qualità pittorica, che bastano a definire il nuovo corso dell'arte di Licini, verso i sogni meravigliosi o le celesti evasioni di un mondo poetico denso di magia. Le Amalassunte si moltiplicano, in spazi sempre più vasti, rossi, azzurri, neri, verdi, gialli, cinabrio, simboli di amori defunti, astri vaghissimi di lunare biancore; astri dalle forme bizzarre, in viaggio per cieli assurdi, sopra il profilo dei colli a forma di segno, dai quali si leva, con le dita aperte, la mano magica col cuore disegnato sul palmo, o la mano col pollice e l'indice nel gesto malizioso di premere o di offrire un cuore amoroso (...). Un prima e un dopo non esistono nella fatidica serie. La cronologia conta ben poco di fronte alla costanza del sogno e alla fedeltà della passione: essa obbedisce soltanto a un tempo poetico".
(G. Marchiori, I cieli segreti di Osvaldo Licini, Venezia 1968, pp. 26-27)
(G. Marchiori, I cieli segreti di Osvaldo Licini, Venezia 1968, pp. 26-27)