Giorgio de Chirico (1888-1978)
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's… Read more DA UNA PRESTIGIOSA COLLEZIONE PRIVATA ITALIANA
Giorgio de Chirico (1888-1978)

I giocattoli del re

Details
Giorgio de Chirico (1888-1978)
I giocattoli del re
firmato g. de chirico (in basso a destra)
olio su tela
cm 55,3x35
Eseguito nel 1966 c.
Opera registrata presso la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma, n. 0073/12/03 OT come da dichiarazione su fotografia in data 16 dicembre 2003
Provenance
Galleria Santo Stefano, Venezia
ivi acquisito dal padre dell'attuale proprietario negli anni Sessanta
Special Notice
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's Resale Right Regulations 2006 apply to this lot, the buyer agrees to pay us an amount equal to the resale royalty provided for in those Regulations, and we undertake to the buyer to pay such amount to the artist's collection agent.

If you wish to view the condition report of this lot, please sign in to your account.

Sign in
View condition report

Lot Essay

Proveniente da una storica collezione privata italiana e acquisito presso la Galleria Santo Stefano di Venezia dal padre dell'attuale proprietario - de Chirico presente, essendoci tra il pictor optimus e il grande collezionista rapporti di amicizia stima reciproca - l'opera I giocattoli del re si ispira al famoso quadro del 1914 e costituisce un'occasione unica per ammirare uno dei soggetti iconograficamente più interessanti della produzione dechirichiana. La potenza evocativa di questa immagine-simbolo si ritrova freschissima ed intensa in questa versione, datata 1966 circa, mai apparsa in precedenza sul mercato.


"Il movimento delle cose è perenne: è il trascorrere, l'infinito slittare delle cose per noi, delle manifestazioni del mondo in cui siamo immersi. Del resto, 'a chi discende nello stesso fiume sopraggiungono acque sempre nuove' recita un altro celebre frammento del filosofo amato da de Chirico (Eraclito). La 'cosa', questo qualcosa di misterioso, non la rincontreremo allo stesso modo. L'abitudine tende ad omologarla, a farci vedere e vivere l'uovo o il biscotto come qualcosa che si mangia, e subito non è più. Attraverso la pittura, l'artista ci obbliga a rivedere il diritto e il rovescio delle cose: e i tanti rovesci che si rovesciano l'uno nell'altro. La difficoltà sta sempre nel mantenere l'uno insieme con gli altri: l'opera dechirichiana ci costringe a questo impegnativo ed eccitante esercizio di strabismo, ci obbliga al triplo carpiato di una visione moltiplicata.

L'arte di de Chirico, si è detto, ci costringe a ripensare le cose del mondo: un'altra volta. A sospenderne la logica abituale, a considerarle non naturali. È l'artista stesso del resto a concettualizzarlo: 'Quale sarà lo scopo della pittura dell'avvenire? Lo stesso della poesia, della musica e della filosofia. Dare delle sensazioni sconosciute fino a quel momento. Spogliare l'arte di tutto ciò che ancora contiene di routine, di regola [...] Vedere tutto, anche l'uomo, come casa. È il metodo nietzscheano. Applicato alla pittura potrebbe dare risultati straordinari. È ciò che cerco di fare con i miei quadri' (in G. de Chirico, Scritti/I (1911-1945), Milano 2008, p. 495).

L'arte dechirichiana non ambisce a rifare la natura ma a essere la natura: nel suo formarsi, nel suo gioco continuo di materiali, luce, cromatismi in una corsa inesausta verso possibili significazioni, l'arte sgorga sulla tela come un organismo autonomo, vive di una vita propria: l'arte diventa natura in quanto forza creatrice.

Ecco perché l'artista ha sempre come assillo la pienezza delle cose: il mondo sta davanti a lui, svelato ed evidente, eppure è proprio questa visibilità totale a custodirne il segreto. Dichiara il Pictor Optimus: 'Nell'arte, che è un prodotto del genio, la forma mostra, ancora in modo più evidente di quanto lo faccia nella natura, il mistero della creazione' e ribadisce: 'L'arte è composta di elementi concreti e astratti ed è legata tanto al mondo fisico quanto al mondo metafisico, ci vuol dire che l'arte rappresenta la creazione più completa che noi conosciamo' (in G. de Chirico, Scritti/I (1911-1945), Milano 2008, p. 495).
L'arte dechirichiana realizza questo turbamento di visioni nuove: tra le cose consuete apre la breccia all'ignoto, all'inquietante stupore per il mondo sempre ricominciato, avviando un flusso incessante di domande, e nessuna soluzione definitiva".
(S. D'Angelosante, Ama nascondersi, in La natura secondo de Chirico, Milano 2010, cat. mostra a Milano, Palazzo delle Esposizioni, p. 168-169)