Lot Essay
Visto da una stella felice, l'universo deve rassomigliare ad una melodia di forme e di colori.
HANS RICHTER
Il dipinto che presentiamo proviene dalla collezione di Hans Richter, regista, pittore e teorico cinematografico che è stato uno dei grandi animatori della stagione del Dadaismo.
Questa tela di grandi dimensioni rappresenta la fusione di due importanti cicli di Lucio Fontana, quello dei tagli (le Attese) e i cosiddetti inchiostri. Questi ultimi sono realizzati utilizzando colori all'anilina che permettevano di ottenere toni uniformemente soffusi e ambientazioni liriche e suggestive. L'artista comincia a utilizzare questa tecnica attorno al 1957; l'anno successivo presenta alla Biennale Inchiostri e Gessi in una sala che viene definita "strepitosa" da Enrico Crispolti.
Fontana comincia la produzione degli "inchiostri" in contemporaneità con le sperimentazioni di Helen Frankenthaler, Morris Louis o Kenneth Noland negli Stati Uniti, che pure utilizzavano tecniche in cui il materiale pittorico, anziché formare uno strato sovrapposto rispetto alla tela, la compenetra completamente. I colori all'anilina entrano a far parte della tela e ne vengono assorbiti, i toni sfumano delicatamente gli uni negli altri, non c'è più distinzione tra supporto e superficie dipinta.
Questa tecnica evoca molto efficacemente il silenzio cosmico, l'apparente immobilità degli spazi siderali. Fontana era infatti affascinato dallo spazio in cui affondano i corpi celesti e le costellazioni, dalle profondità immobili in cui sono immersi stelle e pianeti vecchi di milioni anni. Come sottolinea ancora Enrico Crispolti, "Forando la superficie Fontana introduce emblematicamente un'ulteriorità spaziale: lo spazio alluso non è più terreno, né certamente prospettico, né di pura fisica imminenza; è invece d'allusione cosmica [...] il "buco" è la frattura emblematicamente rivelatoria di un'altra dimensione, come altrimenti lo è il segno di "neon" nello spazio architettonico, e come lo saranno poi negli anni Sessanta i "tagli" e gli "squarci"" (Spazialismo e Informale. Anni Cinquanta, in cat. mostra Lucio Fontana, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1998, p. 146)
Nell'opera che presentiamo tale frattura rivelatoria è rappresentata dai sei tagli che interrompono questo spazio impalpabile e misterioso. La loro disposizione è libera e non segue uno schema rigido ma, come sempre in Fontana, la ricerca di un equilibrio compositivo è chiarissima e al taglio più grande sulla sinistra rispondono i cinque tagli più piccoli sulla destra. I margini attorno ai tagli sono volutamente ampi e conferiscono all'opera una solennità cosmica che la rende inconfondibile.
Lo spazio del quadro non si può rinchiuderlo nei limiti della tela ma va esteso a tutto l'ambiente.
LUCIO FONTANA
L'arte è eterna perché vive nello spirito creativo dell'uomo, la materia non è eterna nel tempo
LUCIO FONTANA
HANS RICHTER
Il dipinto che presentiamo proviene dalla collezione di Hans Richter, regista, pittore e teorico cinematografico che è stato uno dei grandi animatori della stagione del Dadaismo.
Questa tela di grandi dimensioni rappresenta la fusione di due importanti cicli di Lucio Fontana, quello dei tagli (le Attese) e i cosiddetti inchiostri. Questi ultimi sono realizzati utilizzando colori all'anilina che permettevano di ottenere toni uniformemente soffusi e ambientazioni liriche e suggestive. L'artista comincia a utilizzare questa tecnica attorno al 1957; l'anno successivo presenta alla Biennale Inchiostri e Gessi in una sala che viene definita "strepitosa" da Enrico Crispolti.
Fontana comincia la produzione degli "inchiostri" in contemporaneità con le sperimentazioni di Helen Frankenthaler, Morris Louis o Kenneth Noland negli Stati Uniti, che pure utilizzavano tecniche in cui il materiale pittorico, anziché formare uno strato sovrapposto rispetto alla tela, la compenetra completamente. I colori all'anilina entrano a far parte della tela e ne vengono assorbiti, i toni sfumano delicatamente gli uni negli altri, non c'è più distinzione tra supporto e superficie dipinta.
Questa tecnica evoca molto efficacemente il silenzio cosmico, l'apparente immobilità degli spazi siderali. Fontana era infatti affascinato dallo spazio in cui affondano i corpi celesti e le costellazioni, dalle profondità immobili in cui sono immersi stelle e pianeti vecchi di milioni anni. Come sottolinea ancora Enrico Crispolti, "Forando la superficie Fontana introduce emblematicamente un'ulteriorità spaziale: lo spazio alluso non è più terreno, né certamente prospettico, né di pura fisica imminenza; è invece d'allusione cosmica [...] il "buco" è la frattura emblematicamente rivelatoria di un'altra dimensione, come altrimenti lo è il segno di "neon" nello spazio architettonico, e come lo saranno poi negli anni Sessanta i "tagli" e gli "squarci"" (Spazialismo e Informale. Anni Cinquanta, in cat. mostra Lucio Fontana, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1998, p. 146)
Nell'opera che presentiamo tale frattura rivelatoria è rappresentata dai sei tagli che interrompono questo spazio impalpabile e misterioso. La loro disposizione è libera e non segue uno schema rigido ma, come sempre in Fontana, la ricerca di un equilibrio compositivo è chiarissima e al taglio più grande sulla sinistra rispondono i cinque tagli più piccoli sulla destra. I margini attorno ai tagli sono volutamente ampi e conferiscono all'opera una solennità cosmica che la rende inconfondibile.
Lo spazio del quadro non si può rinchiuderlo nei limiti della tela ma va esteso a tutto l'ambiente.
LUCIO FONTANA
L'arte è eterna perché vive nello spirito creativo dell'uomo, la materia non è eterna nel tempo
LUCIO FONTANA