Osvaldo Licini (1894-1958)
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's… Read more DA UN'IMPORTANTE COLLEZIONE PRIVATA ITALIANA
Osvaldo Licini (1894-1958)

Amalassunta con naso a trombetta

Details
Osvaldo Licini (1894-1958)
Amalassunta con naso a trombetta
olio su tela
cm 22x27,1
Eseguito nel 1950
Provenance
Collezione Paolo Licini
ivi acquisito dall'attuale proprietario
Literature
G. Marchiori, I cieli segreti di Osvaldo Licini, Venezia 1968, p. 231, n. 230 (illustrato); p. 289, n. 306
Exhibited
Urbino, Palazzo Ducale, Sala del Castellare, Licini, Opere dal 1913 al 1957, luglio - settembre 1985, cat., p. 75, n. 16 (illustrato); p. 133, n. 16
Firenze, Museo Mediceo Palazzo Medici-Riccardi, Osvaldo Licini, Una retrospettiva nel centenario della nascita, 22 marzo - 15 maggio 1994; poi Milano, Palazzo Reale, 24 giugno - 2 ottobre 1994, cat., p. 65, n. 42 (illustrato); p. 139, n. 42
Fermo, Palazzo dei Priori, Licini Morandi, Divergenze parallele, 25 giugno - 25 settembre 2011, cat., p. 165 (illustrato)
Special Notice
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's Resale Right Regulations 2006 apply to this lot, the buyer agrees to pay us an amount equal to the resale royalty provided for in those Regulations, and we undertake to the buyer to pay such amount to the artist's collection agent.

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Lot Essay

"La pittura un'arte irrazionale, con predominio di fantasia e immaginazione, cioè poesia".
Osvaldo Licini


Dopo dieci anni di silenzio e solitudine, nel 1950 Osvaldo Licini torna a parlare di sé e della sua arte.
È cambiato, ha abbandonato il temperamento irruente degli anni in cui l'arte doveva essere una battaglia sociale, ha invece un tono e uno sguardo sognante.
Esce così dall'isolamento in cui si era chiuso negli anni della guerra, e presenta la sua nuova produzione, diversa dalla precedente e permeata da nuove composizioni e soggetti.
L'occasione è la Biennale di Venezia del 1950, in cui Licini presenta nove Amalassunte, che creano un'immediata curiosità nel pubblico che altro si aspettava dall'artista.

Amalassunta con naso a trombetta è realizzata proprio nel 1950, quando Licini confronta i suoi nuovi soggetti con l'ambiente dei colleghi artisti e critici.
Mostra quello che ha realizzato in anni di meditazione e fantasie, non senza la riluttanza che lo contraddistingueva nell'esporre le sue opere, di cui andava estremamente geloso.
Il dipinto si inserisce nel ciclo delle Amalassunte presentandone tutti gli elementi distintivi e caratteristici. L'Amalassunta, "la Luna nostra bella" (G. Marchiori, I cieli segreti di Osvaldo Licini, Venezia 1968, p. 26), galleggia in un cielo di un blu intenso, uno sfondo monocromatico dalle tinte mosse e non uniformi. Si dispone sulla classica linea diagonale dei personaggi liciniani, in un angolo della composizione.
Le fa da peso contrapposto la mano che si rivolge a lei, stringendo un piccolo cuore tra pollice e indice, altro elemento ricorrente nelle creazioni fantastiche dell'artista.
Il terreno è lontano, ondulato da dolci colline, sulle quali si staglia deciso il numero 4.
Numeri e lettere spesso popolano in modo ambiguo le composizioni dell'artista, aggiungendo mistero alla fantasia.

Licini approda a questa fase più nota della sua pittura dopo aver attraversato diversi periodi, dal figurativo di nature morte e paesaggi all'astratto puro. Tuttavia, come sostiene Marchiori - critico a cui l'artista sempre si rivolge e che raduna nel 1968 tutto quello che riesce a ricostruire della sua produzione - l'arte di Licini non è da collocare su scala cronologica: "non si può tracciare un percorso lineare, coerente nell'arte di Licini. (...) Licini è sempre diverso, inquieto, curioso" (G. Marchiori, I cieli segreti di Osvaldo Licini, Venezia 1968, p. 18).
Non si può neanche forzare il collocamento della sua produzione all'interno di un movimento artistico, né di un gruppo.
Nonostante Licini rimanga sempre informato sugli sviluppi della pittura in Italia e in ambito internazionale, e si tenga sempre in contatto con gli esponenti di punta dell'ambiente artistico milanese e parigino, il suo percorso si discosta silenziosamente da quello che è il panorama della pittura contemporanea italiana. Lontano da Valori Plastici e da Novecento, dal Realismo e dalle tendenze affini all'Impressionismo, che giudica una magnifica espressione ormai però legata all'Ottocento.
La sua crescita rimane personale e individuale, nella solitudine degli anni a Monte Vidon Corrado, nelle Marche.

"La pittura è l'arte dei colori e delle forme, liberamente concepite, ed è anche un atto di volontà e di creazione ed è, contrariamente a quello che è l'architettura, un'arte irrazionale, con predominio di fantasia e immaginazione, cioè poesia" (Lettera agli amici del Milione, 1935).
Con queste parole Osvaldo Licini descrive il suo avvicinarsi alla pittura astratta, l'arte dei colori, rinnegando la precedente produzione figurativa che archivia come un momento del suo passato: "Allora ho preso 200 buoni quadri che ho dipinto dal vero e li ho portati in soffitta".
La produzione di Licini cambia quindi repentinamente impronta dal 1930. La precedente pittura dal vero dei paesaggi e delle marine lascia posto a composizioni astratte e libere, dove la componente di fantasia si insinua con forme che prendono sembianze di misteriose figure.
Lui stesso analizza la sua produzione criticamente, e se deve trovare influssi nelle sue tele, riconduce il suo momento pre-astratto a un'arte fauve, ispirata a Matisse e Cézanne. Sostiene invece di attingere a Kandinsky nella sua fase astratta.

La poesia di Licini rimane un unicuum nella storia artistica italiana e non solo, suscitando curiosità coi suoi soggetti misteriosi, e trascinando emotivamente negli ambienti lontani dalla realtà che sono le sue tele.
Amalassunta con naso a trombetta, nella preziosità del piccolo formato, aggiunge una nota di ironia, con la piccola luna che sembra sorridere a chi la guarda.