Enrico Castellani (1930-2017)
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's… Read more DA IMPORTANTI COLLEZIONISTI PRIVATI MILANESI
Enrico Castellani (1930-2017)

Superficie bianca

Details
Enrico Castellani (1930-2017)
Superficie bianca
firma, titolo e data Enrico Castellani - Superficie bianca - 1981 - (sul retro)
acrilico su tela
cm 60x80
Eseguito nel 1981
Opera registrata presso l'Archivio della Fondazione Enrico Castellani, Milano, n. 81-023, come da autentica su fotografia
Provenance
Galleria Allegrini, Brescia
Collezione privata, Brescia
Milano, asta Christie's, 20 novembre 2001, lotto 207
Collezione privata, Roma
Milano, asta Christie's, 24 novembre 2009, lotto 121
Ivi acquisito dall'attuale proprietario
Literature
R. Wirz, F. Sardella, Enrico Castellani. Catalogo ragionato, Milano 2012, vol.II, p. 463, n. 528 (illustrato)
Special Notice
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's Resale Right Regulations 2006 apply to this lot, the buyer agrees to pay us an amount equal to the resale royalty provided for in those Regulations, and we undertake to the buyer to pay such amount to the artist's collection agent.
Further Details
PROPERTY FROM IMPORTANT PRIVATE COLLECTORS, MILAN
'SUPERFICIE BIANCA' (WHITE SURFACE); SIGNED, TITLED AND DATED ON THE REVERSE; ACRYLIC ON CANVAS

Lot Essay

“Per l'artista il bisogno di trovare nuove modalità espressive muove dalla necessità di assoluto. Per soddisfare questa esigenza l'unico criterio compositivo possibile è quello di giungere a possedere un'entità elementare – una linea, un ritmo ripetibile in modo indefinito e una superficie monocroma –; diventa necessario ricondurre alle opere stesse la concretezza dell'infinito che può subire la coniugazione del tempo, la sola dimensione comprensibile nonché l'unità di misura e la giustificazione dei nostri bisogni spirituali”.

“For the artist, the need to find new modes of expression is animated by the need for the absolute. To meet this requirement, the only possible compositional criterion is that through the possession of an elementary entity - a line, an indefinitely repeatable rhythm and a monochrome surface - it is necessary to give the works themselves the concreteness of infinity that may undergo the conjugation of time, the only comprehensible dimension and the yardstick and the justification of our spiritual needs”.
ENRICO CASTELLANI

Realizzata nel 1981, Superficie Bianca è un esempio evidente della scelta di Enrico Castellani di prendere le distanze da tutte le implicazioni cromatiche, figurative e autobiografiche della pittura. Iniziò la sua carriera all'interno del movimento dell'Arte Informale caratterizzato da sensibilità romantica e angoscia esistenziale, ma presto se ne separò per dar vita a un'arte iconoclasta e senza tempo che non avesse la pretesa di trasmettere alcun messaggio se non la sua pura struttura formale. La tecnica innovativa che Castellani sviluppò per raggiungere questo livello di autonomia oggettiva fu essenzialmente quella di distorcere, a livello spaziale, la superficie del dipinto fissando la tela su uno sfondo in rilievo realizzato attraverso la disposizione alternata di chiodi. La sequenza di sporgenze che crea un oscillante motivo a zig-zag fa sì che la pura superficie bianca diventi teatro di giochi di luci e ombre, profondità positive e negative. In questo modo, i cosiddetti 'dipinti di luce' stabiliscono campi illimitati e dinamici che trascendono i confini convenzionali della pittura attraverso una fusione di arte, spazio e architettura tanto unica quanto universale.
Le sporgenze che Castellani utilizza come scheletro di quest'opera, invisibili dietro alla tela, evidenziano in modo incredibile la combinazione di soluzioni architettoniche e lavoro artigianale alla base di molte delle sue opere più note. Quella tensione tra il realizzato a mano e l'autonomo risulta una sorta di fil rouge che unisce il lavoro di diversi artisti, si pensi ad Alberto Burri e Robert Rauschenberg, attivi nelle stesse coordinate temporali che videro i primordi di queste opere di Castellani. Tuttavia, è forse nelle pieghe degli Achromes dell'amico Piero Manzoni che il motivo auto-generante di Superficie bianca trova il parallelismo più stringente: l'intervento dell'artista è presente, ma solo perché necessario a tramutare le sue idee in fruizione; attraverso l'impostazione del caolino o la logica del posizionamento dei chiodi egli getta le basi di un lavoro autodefinito.

Executed in 1981, Superficie Bianca is an outstanding example of Enrico Castellani's radical departure from all chromatic, figurative and autobiographical implications in painting. Beginning his artistic career in the milieu of Art Informel, Castellani soon broke away from this movement, defined by its romantic sensibility and existential angst, to establish a timeless, iconoclastic art that did not presume to convey any message other than the pure structure of its form. The inventive technique Castellani developed to achieve this level of objective autonomy was essentially one of spatially distorting the surface of the canvas, by stretching it over a systematically prepared structure of nails in relief. The sequence of protrusions that form Superficie Bianca's pattern of oscillating chevrons transform its pure white surface into an arena of play between light and shadow, positive and negative depth. In so doing, these so-called ‘paintings of light’ establish limitless and dynamic fields that transcend the conventional confines of painting by merging art, space and architecture in a unique yet universal way.
The struts and bars that Castellani assembled as the foundations for this work, which are invisible behind the canvas, add to the incredible sense of the combination of architectural construction and handicraft that underpins so many of his most recognised works. That tension between the hand-made and the autonomous is something that ran like a thread through the works of a number of artists – Alberto Burri and Robert Rauschenberg – working during the period in which Castellani first began making similar canvases.. However, it is perhaps in the pleats of the Achromes by his friend Piero Manzoni that the self-generating patterns of Superficie bianca find their closest parallel: the artist has intervened, but only insomuch as was necessary to bring their visions to fruition, ushering into existence a work that is self-defined, be it through the setting of kaolin or the logic behind the placing of the nails.

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