Lot Essay
“La giovane seduta sulla rena si abbraccia le ginocchia e si dimena con una sensualità scoperta e come liberata da ogni impalcatura di convenzione, animalescamente, come avverte lo stato di natura nella congestione del sole che le ha arrossato e tumefatto la faccia, le spalle. E’ attonita e più nuda assai di quanto l’ultima decenza lo concede; ed è tanto”.
“The young woman sitting on the sand holds her knees and seems to sensually move as freed from any restrictive convention. Like an animal, she perceives an ancestral sense of nature at the contact of her reddened cheeks and shoulders with the rays of the sun. She is astonished, and is naked in a way that the most permissive decency would not allow”.
FAUSTO PIRANDELLO
Uomo e artista non facile, complesso e problematico scontroso e carico di timidezze nei confronti del mondo esterno, malgrado la tenacia delle certezze riguardanti le scelte della sua vita d’artista, Pirandello elabora la sua vicenda intellettuale partendo da un’analisi della realtà e dalle rappresentazioni emotive di storie personali, intrecciandole con il confronto e un dialettico rapporto con quanto in Italia e in Europa si andava proponendo nell’ambito della ricerca figurativa e non.
I referenti culturali di Pirandello non sono da ricercarsi tra le ceneri del futurismo, e neppure nella rilettura postmetafisica della classicità proposta da Broglio con la sua rivista ‘Valori Plastici’. La sua è una natura anticlassica interessata alla lettura della realtà nelle sue espressioni più veritiere e drammatiche, una lettura, quindi, più veristica che realistica, che usa il paradosso e l’assurdo quali costanti del proprio linguaggio.
Verso la fine degli anni trenta compare nel racconto pirandelliano un tema che diventerà un motivo costante e che ritroveremo fino agli anni estremi: le bagnanti sulla spiaggia. Il nudo non è più all’interno dello studio con posture fiere come monumenti, non più in relazione a contesti spogli, squallidi e miseri, bensì in rapporto con il cielo corrusco dal temporale, o con una striscia di mare che è solo un elemento cromatico, con la rena dello stesso colore della carne, in una perdita di identità che narra solo di corpi, senza volti. Il tema della carnalità, intesa come fisicità un po’ animalesca, con un netto sentimento di impudicizia, è un motivo che attraversa tutta l’opera di Pirandello. Il corpo femminile è sovente anche maschile, non è mai narrato come espressione di bellezza, mai idealizzato, anzi è indagato in tutta la sua realtà, spesso violenta, brutta, volgare.
Una carnalità assoluta che, anche nell’accettazione della propria realtà di eros primigenio, contempla il senso del peccato, e quindi della colpa da espiare. Il bello è una categoria che, per Pirandello, non appartiene al mondo né all’uomo. È un illusione formale. Pirandello non conosce la soddisfazione del sé, è costantemente inappagato, lo è per necessità interiore e intellettuale, per carattere e quindi per scelta; ed è in fondo questo il motivo e la causa alla base della sua incessante ricerca formale, a volte addirittura accanita, con l’obiettivo di non cadere mai nella nuda imitazione del reale, ma di proporlo con veridicità impudica, senza i veli dell’evasione culturale, senza filtri idealistici e interpretativi.
E vengono infine inserite, dal 1939, le figure di bagnanti assiepati l’uno accanto all’altro, quasi l’uno su l’altro, su spiagge desolate. ‘Straziati personaggi’, li descriverà Guttuso in una lunga recensione, rivelatrice, apparsa su ‘Primato’ in occasione della vasta retrospettiva di Pirandello alle Terme di Roma, nel 1941 (è la seconda volta che egli scrive in questi anni su Pirandello, il cui nuovo indirizzo certamente lo intriga). ‘Figure di altri pianeti su un Saturno arido sotto grigi cieli, senza nubi, dove persino i temporali non somigliano a quelli di questa terra. Terra, cielo, mare, animali, uomini e donne, tutto screpolato e disseccato da un’afa mediterranea, con un sole lontano’, capace di ‘mandare la sua vampa e non la sua luce’. ‘Una nuova geologia’, scrive ancora Guttuso, ‘un principio di genesi per aggregazione di molecole minerali, dove i corpi nascono come strati geologici dalla argilla e dal tufo’.
Le spiagge e le opere a esse tematicamente legate furono esposte in particolare nella nuova sala delle ‘Mostre d’Arte alle Terme’ di Roma nel febbraio del 1941 e l’anno successivo, in marzo, alla galleria Gian Ferrari di Milano, in due vaste personali. (C. Gian Ferrari, Fausto Pirandello catalogo generale, Milano 2009, pp. 7, 9, 15)
As a complex man and artist, whose shy, problematic character – despite the tenacious certainty of his choices as an artist – was charged with a general distrust of the external world, Pirandello elaborated his intellectual stance through an analysis of reality and emotional representations of personal stories, intertwining a dialectical relationship with dominant themes in the field of both European and Italian figurative and nonfigurative research.
Pirandello’s cultural references cannot be traced back to the ashes of Futurism, nor can they be found in the introspective, post-Metaphysical interpretation of Classicism proposed by Broglio in his journal “Valori Plastici”. His natural world is Anticlassical, an interpretation of reality in its most truthful and dramatic expressions. An interpretation that emphasizes reality with the use of the absurd paradoxes that are a constant of his creative language.
Around the end of the 1930s the theme of le bagnanti sulla spiaggia (bathers on the shore) emerges in Pirandello’s pictorial narrative, a theme that would figure as a constant in the artist’s oeuvre until the end of his life. The nude is no longer depicted confined to the studio and proud, monumental stances, it is no longer set in dull, squalid environments, but rather comes into contact with storm-corroded skies, strips of ocean that figure only as chromatic elements, or the relationship between the pigment of sand and that of flesh, in a loss of identity that narrates a vision of faceless bodies.
The theme of carnality, intended as an almost animalesque physicality accompanied by a clear sentiment of immodesty, artist’s works. The female form, which is often also male, is never depicted as an expression of beauty, nor is it ever idealized, rather, its form is explored in every aspect of its reality – which is often violent, ugly and vulgar. Even in its acceptance of its reality within the context of a primordial Eros, this absolute carnality contemplates a rooted sense of guilt as something that needs to be purged. Thus, beauty is a category that does not belong to man or to the world, rather, in the eyes of Pirandello, it is a formal illusion.
Pirandello never knew the sensation of personal satisfaction, living with a constant sense of dissatisfaction that was in part the result of an intellectual necessity, but also a character driven choice. In fact, this dissatisfaction would be the raison d’être that motivated the artist’s incessant formal research, which was at times perhaps even too tenacious in its determination to avoid the trap of imitating the naked reality of a nude, focusing rather on depicting it with truthful impartiality, free of the veils imposed by evasive cultural norms and idealistic interpretative filters.
Starting in 1939, the artist began depicting the bathers on desolated beaches, one next to the other, almost on top of each other. In a long, revealing critique written for “Primato” on occasion of a vast retrospective dedicated to the oeuvre of Pirandello at the Terme di Roma in 1941, Renato Gattuso describes them as “tormented figures” (it would be the second time he wrote about Pirandello in those years, and was certainly intrigued by the new direction taken by the artist), as “Figures from other planets on an arid Saturn under grey, cloudless skies, where even storms don’t look like they appear on this earth.” Earth, skies, ocean, animals, men and women, everything appears cracked and dessicated by a Mediterranean stuffiness and a faraway sun”, capable of “sending its heat in waves, but not its light”. “A novel geology” Gattuso continues, “a genesis that manifests in the aggregation of mineral molecules, where corpses are born as geological strata from rock and mud”. During February 1941, Le spiagge (beaches) and numerous thematically linked works were exhibited in the halls of the “Mostre d’Arte alle Terme” in Rome, and in March of the following year, at the gallery Gian Ferrari in Milan, as part of two extensive solo exhibitions. (C. Gian Ferrari, Fausto Pirandello catalogo generale, Milan 2009, pp. 7,9,15)
“The young woman sitting on the sand holds her knees and seems to sensually move as freed from any restrictive convention. Like an animal, she perceives an ancestral sense of nature at the contact of her reddened cheeks and shoulders with the rays of the sun. She is astonished, and is naked in a way that the most permissive decency would not allow”.
FAUSTO PIRANDELLO
Uomo e artista non facile, complesso e problematico scontroso e carico di timidezze nei confronti del mondo esterno, malgrado la tenacia delle certezze riguardanti le scelte della sua vita d’artista, Pirandello elabora la sua vicenda intellettuale partendo da un’analisi della realtà e dalle rappresentazioni emotive di storie personali, intrecciandole con il confronto e un dialettico rapporto con quanto in Italia e in Europa si andava proponendo nell’ambito della ricerca figurativa e non.
I referenti culturali di Pirandello non sono da ricercarsi tra le ceneri del futurismo, e neppure nella rilettura postmetafisica della classicità proposta da Broglio con la sua rivista ‘Valori Plastici’. La sua è una natura anticlassica interessata alla lettura della realtà nelle sue espressioni più veritiere e drammatiche, una lettura, quindi, più veristica che realistica, che usa il paradosso e l’assurdo quali costanti del proprio linguaggio.
Verso la fine degli anni trenta compare nel racconto pirandelliano un tema che diventerà un motivo costante e che ritroveremo fino agli anni estremi: le bagnanti sulla spiaggia. Il nudo non è più all’interno dello studio con posture fiere come monumenti, non più in relazione a contesti spogli, squallidi e miseri, bensì in rapporto con il cielo corrusco dal temporale, o con una striscia di mare che è solo un elemento cromatico, con la rena dello stesso colore della carne, in una perdita di identità che narra solo di corpi, senza volti. Il tema della carnalità, intesa come fisicità un po’ animalesca, con un netto sentimento di impudicizia, è un motivo che attraversa tutta l’opera di Pirandello. Il corpo femminile è sovente anche maschile, non è mai narrato come espressione di bellezza, mai idealizzato, anzi è indagato in tutta la sua realtà, spesso violenta, brutta, volgare.
Una carnalità assoluta che, anche nell’accettazione della propria realtà di eros primigenio, contempla il senso del peccato, e quindi della colpa da espiare. Il bello è una categoria che, per Pirandello, non appartiene al mondo né all’uomo. È un illusione formale. Pirandello non conosce la soddisfazione del sé, è costantemente inappagato, lo è per necessità interiore e intellettuale, per carattere e quindi per scelta; ed è in fondo questo il motivo e la causa alla base della sua incessante ricerca formale, a volte addirittura accanita, con l’obiettivo di non cadere mai nella nuda imitazione del reale, ma di proporlo con veridicità impudica, senza i veli dell’evasione culturale, senza filtri idealistici e interpretativi.
E vengono infine inserite, dal 1939, le figure di bagnanti assiepati l’uno accanto all’altro, quasi l’uno su l’altro, su spiagge desolate. ‘Straziati personaggi’, li descriverà Guttuso in una lunga recensione, rivelatrice, apparsa su ‘Primato’ in occasione della vasta retrospettiva di Pirandello alle Terme di Roma, nel 1941 (è la seconda volta che egli scrive in questi anni su Pirandello, il cui nuovo indirizzo certamente lo intriga). ‘Figure di altri pianeti su un Saturno arido sotto grigi cieli, senza nubi, dove persino i temporali non somigliano a quelli di questa terra. Terra, cielo, mare, animali, uomini e donne, tutto screpolato e disseccato da un’afa mediterranea, con un sole lontano’, capace di ‘mandare la sua vampa e non la sua luce’. ‘Una nuova geologia’, scrive ancora Guttuso, ‘un principio di genesi per aggregazione di molecole minerali, dove i corpi nascono come strati geologici dalla argilla e dal tufo’.
Le spiagge e le opere a esse tematicamente legate furono esposte in particolare nella nuova sala delle ‘Mostre d’Arte alle Terme’ di Roma nel febbraio del 1941 e l’anno successivo, in marzo, alla galleria Gian Ferrari di Milano, in due vaste personali. (C. Gian Ferrari, Fausto Pirandello catalogo generale, Milano 2009, pp. 7, 9, 15)
As a complex man and artist, whose shy, problematic character – despite the tenacious certainty of his choices as an artist – was charged with a general distrust of the external world, Pirandello elaborated his intellectual stance through an analysis of reality and emotional representations of personal stories, intertwining a dialectical relationship with dominant themes in the field of both European and Italian figurative and nonfigurative research.
Pirandello’s cultural references cannot be traced back to the ashes of Futurism, nor can they be found in the introspective, post-Metaphysical interpretation of Classicism proposed by Broglio in his journal “Valori Plastici”. His natural world is Anticlassical, an interpretation of reality in its most truthful and dramatic expressions. An interpretation that emphasizes reality with the use of the absurd paradoxes that are a constant of his creative language.
Around the end of the 1930s the theme of le bagnanti sulla spiaggia (bathers on the shore) emerges in Pirandello’s pictorial narrative, a theme that would figure as a constant in the artist’s oeuvre until the end of his life. The nude is no longer depicted confined to the studio and proud, monumental stances, it is no longer set in dull, squalid environments, but rather comes into contact with storm-corroded skies, strips of ocean that figure only as chromatic elements, or the relationship between the pigment of sand and that of flesh, in a loss of identity that narrates a vision of faceless bodies.
The theme of carnality, intended as an almost animalesque physicality accompanied by a clear sentiment of immodesty, artist’s works. The female form, which is often also male, is never depicted as an expression of beauty, nor is it ever idealized, rather, its form is explored in every aspect of its reality – which is often violent, ugly and vulgar. Even in its acceptance of its reality within the context of a primordial Eros, this absolute carnality contemplates a rooted sense of guilt as something that needs to be purged. Thus, beauty is a category that does not belong to man or to the world, rather, in the eyes of Pirandello, it is a formal illusion.
Pirandello never knew the sensation of personal satisfaction, living with a constant sense of dissatisfaction that was in part the result of an intellectual necessity, but also a character driven choice. In fact, this dissatisfaction would be the raison d’être that motivated the artist’s incessant formal research, which was at times perhaps even too tenacious in its determination to avoid the trap of imitating the naked reality of a nude, focusing rather on depicting it with truthful impartiality, free of the veils imposed by evasive cultural norms and idealistic interpretative filters.
Starting in 1939, the artist began depicting the bathers on desolated beaches, one next to the other, almost on top of each other. In a long, revealing critique written for “Primato” on occasion of a vast retrospective dedicated to the oeuvre of Pirandello at the Terme di Roma in 1941, Renato Gattuso describes them as “tormented figures” (it would be the second time he wrote about Pirandello in those years, and was certainly intrigued by the new direction taken by the artist), as “Figures from other planets on an arid Saturn under grey, cloudless skies, where even storms don’t look like they appear on this earth.” Earth, skies, ocean, animals, men and women, everything appears cracked and dessicated by a Mediterranean stuffiness and a faraway sun”, capable of “sending its heat in waves, but not its light”. “A novel geology” Gattuso continues, “a genesis that manifests in the aggregation of mineral molecules, where corpses are born as geological strata from rock and mud”. During February 1941, Le spiagge (beaches) and numerous thematically linked works were exhibited in the halls of the “Mostre d’Arte alle Terme” in Rome, and in March of the following year, at the gallery Gian Ferrari in Milan, as part of two extensive solo exhibitions. (C. Gian Ferrari, Fausto Pirandello catalogo generale, Milan 2009, pp. 7,9,15)