Lot Essay
“L’opera d’arte non è eterna, nel tempo esiste l’uomo e la sua creazione, finito l’uomo continua l’infinito”.
“The work of art is not eternal, man and his creation exist in time, when man is no more – the infinite continues”.
LUCIO FONTANA
Con la sua superficie a pastello composita, densamente strutturata e multistrato, nonché la presenza di forme assimilabili a orbite semicircolare e piccole costellazioni di buchi, l'opera di Fontana Concetto spaziale appartiene a una serie conosciuta come gessi a cui l'artista si dedicò tra il 1954 e il 1958. Con i loro colori tenui e le superfici misteriose, ultraterrene punteggiate con la firma dell'artista, i buchi o fori, queste opere rappresentano alcuni dei lavori più seducenti ed enigmatici della carriera di Fontana. Le forme galleggianti ed oniriche che emergono da uno sfondo apparentemente senza confini sono per alcuni versi reminiscenze dei Dream paintings di Joan Mirò; risultano evocative di una realtà appartenente al subconscio, o della visione di una galassia lontana o della superficie di un pianeta.
Realizzata un paio d'anni prima della sua svolta più radicale costituita dai tagli, che inaugurarono la serie di Attese che caratterizzò profondamente la sua carriera, la serie dei gessi, dal carattere strano, introspettivo e ultraterreno, costituisce un interessante momento di calma e quiete prima che l'artista iniziasse a connotare le sue tele con il dinamismo increspato e il crescente dramma visivo dei tagli. Infatti, a differenza delle serie contemporanee a cui Fontana stava lavorando in questo momento - i barocchi e le pietre - dove l'artista si concesse di esprimersi pienamente in una forma di materialismo gestuale, altamente ornata ed esuberante, i gessi mostrano la riduzione al minimo degli elementi pittorici, aspetto che avrebbe raggiunto il culmine della sua manifestazione due anni più tardi con il minimalismo rigoroso e l'elegante semplicità dei tagli.
With its rich, densely textured and multi-layered pastel surface, semi-circular orb-like form, and small constellation of holes, Lucio Fontana’s Concetto spaziale is one of a series known as the gessi that the artist made between 1954 and 1958. With their muted colours and mysterious, otherworldly surfaces punctured in places with the artist’s signature buchi, or holes, these works are some of the most beguiling and enigmatic of Fontana’s career. The floating, oneiric forms that emerge from a seemingly boundless background are reminiscent in many ways of Joan Miró’s Dream paintings, evocative of the inner realm of the subconscious, or a vision of a far-off galaxy or planetary surface.
Created just two years before Fontana made his most radical breakthrough with the tagli, inaugurating the series of Attese that would come to define his career, the strange, introspective and otherworldly character of the gessi series serves as a compelling moment of calm and stasis before the artist began to instil his canvases with the rippling dynamism and climatic visual drama of the tagli. Indeed, in comparison to the concurrent series that Fontana was working on at this time – the barocchi and pietre – in which the artist indulged himself fully in a gestural, highly ornate and exuberant form of materialism, the gessi show him reducing pictorial elements to a minimum, a concept that would reach its final manifestation with the rigorous minimalism and sleek simplicity of the tagli just a few years later.
“The work of art is not eternal, man and his creation exist in time, when man is no more – the infinite continues”.
LUCIO FONTANA
Con la sua superficie a pastello composita, densamente strutturata e multistrato, nonché la presenza di forme assimilabili a orbite semicircolare e piccole costellazioni di buchi, l'opera di Fontana Concetto spaziale appartiene a una serie conosciuta come gessi a cui l'artista si dedicò tra il 1954 e il 1958. Con i loro colori tenui e le superfici misteriose, ultraterrene punteggiate con la firma dell'artista, i buchi o fori, queste opere rappresentano alcuni dei lavori più seducenti ed enigmatici della carriera di Fontana. Le forme galleggianti ed oniriche che emergono da uno sfondo apparentemente senza confini sono per alcuni versi reminiscenze dei Dream paintings di Joan Mirò; risultano evocative di una realtà appartenente al subconscio, o della visione di una galassia lontana o della superficie di un pianeta.
Realizzata un paio d'anni prima della sua svolta più radicale costituita dai tagli, che inaugurarono la serie di Attese che caratterizzò profondamente la sua carriera, la serie dei gessi, dal carattere strano, introspettivo e ultraterreno, costituisce un interessante momento di calma e quiete prima che l'artista iniziasse a connotare le sue tele con il dinamismo increspato e il crescente dramma visivo dei tagli. Infatti, a differenza delle serie contemporanee a cui Fontana stava lavorando in questo momento - i barocchi e le pietre - dove l'artista si concesse di esprimersi pienamente in una forma di materialismo gestuale, altamente ornata ed esuberante, i gessi mostrano la riduzione al minimo degli elementi pittorici, aspetto che avrebbe raggiunto il culmine della sua manifestazione due anni più tardi con il minimalismo rigoroso e l'elegante semplicità dei tagli.
With its rich, densely textured and multi-layered pastel surface, semi-circular orb-like form, and small constellation of holes, Lucio Fontana’s Concetto spaziale is one of a series known as the gessi that the artist made between 1954 and 1958. With their muted colours and mysterious, otherworldly surfaces punctured in places with the artist’s signature buchi, or holes, these works are some of the most beguiling and enigmatic of Fontana’s career. The floating, oneiric forms that emerge from a seemingly boundless background are reminiscent in many ways of Joan Miró’s Dream paintings, evocative of the inner realm of the subconscious, or a vision of a far-off galaxy or planetary surface.
Created just two years before Fontana made his most radical breakthrough with the tagli, inaugurating the series of Attese that would come to define his career, the strange, introspective and otherworldly character of the gessi series serves as a compelling moment of calm and stasis before the artist began to instil his canvases with the rippling dynamism and climatic visual drama of the tagli. Indeed, in comparison to the concurrent series that Fontana was working on at this time – the barocchi and pietre – in which the artist indulged himself fully in a gestural, highly ornate and exuberant form of materialism, the gessi show him reducing pictorial elements to a minimum, a concept that would reach its final manifestation with the rigorous minimalism and sleek simplicity of the tagli just a few years later.