Lot Essay
“Portare l’arte ai bordi della vita per verificare l’intero sistema in cui entrambe si muovevano è stato lo scopo e il risultato dei miei quadri specchianti. Dopo questo non rimane che fare la scelta: o tornare nel sistema dello sdoppiamento e dei conflitti con una mostruosa involuzione, oppure uscire dal sistema con una rivoluzione; o riportare la vita all’arte, come ha fatto Pollock, o portare l’arte alla vita, ma non più sotto metafora”.
“The purpose and the result of my mirror paintings was to carry art to the edges of life in order to verify the entire system in which both of them function. After this, there remains only one choice. On the one hand there is the possibility of a monstrous involution and a return to the system of doubling and conflict, and, on the other-hand there is the possibility of revolution and of leaving the system altogether. One can bring art into life, as Pollock did, but no longer in terms of metaphor”.
MICHELANGELO PISTOLETTO
‘Più che gli oggetti mi interessa il passaggio tra gli oggetti. Io sono interessato alle facoltà percettive, alla sensibilzzazione dell’individuo. Gli oggetti, gli stati di cose, i movimenti umani accettati nella loro convenzionale apparenza non rivolgono lo stimolo profondo dell’uomo ad usare per intero le proprie capacità cerebrali. Il passaggio continuo da una cosa all’altra senza percepire il profondo stacco che separa due cose, o lo stacco che separa due momenti, mescola e confonde le capacità percettive. La vita diviene un mare grigio di contaminazioni; senza colore e senza profondità.
Il vizio, di considerare unicamente il pieno delle cose non lascia il tempo di considerare, che in verità si circola soltanto nei canali fisici che gli oggetti ci lasciano liberi. Noi ci muoviamo in una stanza tra gli oggetti, in percorsi convenzionali e viziati perché consideriamo soltanto la presenza degli oggetti e non lo spazio vuoto che noi realmente viviamo.
Due individui ad esempio si muovono considerando come reale il proprio corpo e quello dell’altro, invece dello spazio senza corpo che sta tra loro. È in questo vuoto che essi possono realmente incontrarsi e comunicare. Con una mostra che ho fatto nel mio studio nella primavera del ‘66 è cominciata l’esperienza attiva di vita nel vuoto. Negli oggetti esposti avevo abolito il legame continuativo del linguaggio personale.
Ogni oggetto era definito materialmente e mentalmente nella contingenza dell’esecuzione. La mia presenza effettiva ed unitaria si manifestava non già nello spazio e nel tempo degli oggetti, ma nell’invisibile della loro non presenza. La mancanza di legame apparente tra le cose mostrava la volonta di sentire e vivere la distanza tra le cose”. (Michelangelo Pistoletto)
“More than objects into themselves, I am interested in the passage between objects. I am interested in perceptive faculties, in the sensibility of the individual. Objects, the different states of being and human movements in their conventional sense do not access man’s deepest levels of stimulation to enable man to use his full brain capacity. The continuous passage between things, without perceiving the profound separation that separates them, or the separation that separates two moments, mixes and confuses perceptual capacities. Life becomes a grey sea of contamination; without colour or depth.
The vice of considering only the fullness of things, does not allow for the time to contemplate the fact that, in truth, we only move through physical channels that are not obstructed by objects. In a room, we move between objects, following conventional and contaminated paths, because we only consider the presence of the objects and not the empty space in which we actually live.
For example, two individuals move considering their own body and that of the other person as being real, instead of the bodiless space that lies between them. It is in this emptiness that they can really meet and communicate. It was with an exhibition that I installed in my studio during the spring of 1966, that this active experience of life within the void began. In the objects on show, I abolished the continuous connection of personal language.
Each object was defined materially and mentally in the contingent reality of its execution. My actual and shared presence manifested itself not in the space and time of the objects, but in the invisible sense of their non-presence. This lack of apparent connection between things revealed a new willingness to feel and experience the distance between things”. (Michelangelo Pistoletto)
“The purpose and the result of my mirror paintings was to carry art to the edges of life in order to verify the entire system in which both of them function. After this, there remains only one choice. On the one hand there is the possibility of a monstrous involution and a return to the system of doubling and conflict, and, on the other-hand there is the possibility of revolution and of leaving the system altogether. One can bring art into life, as Pollock did, but no longer in terms of metaphor”.
MICHELANGELO PISTOLETTO
‘Più che gli oggetti mi interessa il passaggio tra gli oggetti. Io sono interessato alle facoltà percettive, alla sensibilzzazione dell’individuo. Gli oggetti, gli stati di cose, i movimenti umani accettati nella loro convenzionale apparenza non rivolgono lo stimolo profondo dell’uomo ad usare per intero le proprie capacità cerebrali. Il passaggio continuo da una cosa all’altra senza percepire il profondo stacco che separa due cose, o lo stacco che separa due momenti, mescola e confonde le capacità percettive. La vita diviene un mare grigio di contaminazioni; senza colore e senza profondità.
Il vizio, di considerare unicamente il pieno delle cose non lascia il tempo di considerare, che in verità si circola soltanto nei canali fisici che gli oggetti ci lasciano liberi. Noi ci muoviamo in una stanza tra gli oggetti, in percorsi convenzionali e viziati perché consideriamo soltanto la presenza degli oggetti e non lo spazio vuoto che noi realmente viviamo.
Due individui ad esempio si muovono considerando come reale il proprio corpo e quello dell’altro, invece dello spazio senza corpo che sta tra loro. È in questo vuoto che essi possono realmente incontrarsi e comunicare. Con una mostra che ho fatto nel mio studio nella primavera del ‘66 è cominciata l’esperienza attiva di vita nel vuoto. Negli oggetti esposti avevo abolito il legame continuativo del linguaggio personale.
Ogni oggetto era definito materialmente e mentalmente nella contingenza dell’esecuzione. La mia presenza effettiva ed unitaria si manifestava non già nello spazio e nel tempo degli oggetti, ma nell’invisibile della loro non presenza. La mancanza di legame apparente tra le cose mostrava la volonta di sentire e vivere la distanza tra le cose”. (Michelangelo Pistoletto)
“More than objects into themselves, I am interested in the passage between objects. I am interested in perceptive faculties, in the sensibility of the individual. Objects, the different states of being and human movements in their conventional sense do not access man’s deepest levels of stimulation to enable man to use his full brain capacity. The continuous passage between things, without perceiving the profound separation that separates them, or the separation that separates two moments, mixes and confuses perceptual capacities. Life becomes a grey sea of contamination; without colour or depth.
The vice of considering only the fullness of things, does not allow for the time to contemplate the fact that, in truth, we only move through physical channels that are not obstructed by objects. In a room, we move between objects, following conventional and contaminated paths, because we only consider the presence of the objects and not the empty space in which we actually live.
For example, two individuals move considering their own body and that of the other person as being real, instead of the bodiless space that lies between them. It is in this emptiness that they can really meet and communicate. It was with an exhibition that I installed in my studio during the spring of 1966, that this active experience of life within the void began. In the objects on show, I abolished the continuous connection of personal language.
Each object was defined materially and mentally in the contingent reality of its execution. My actual and shared presence manifested itself not in the space and time of the objects, but in the invisible sense of their non-presence. This lack of apparent connection between things revealed a new willingness to feel and experience the distance between things”. (Michelangelo Pistoletto)