Lucio Fontana (1899-1968)
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's… Read more DUE OPERE DA UNA COLLEZIONE PRIVATA, VENEZIA (LOTTI 8, 79) TWO WORKS FROM A PRIVATE COLLECTION, VENICE (LOTS 8, 79)
Lucio Fontana (1899-1968)

[Concetto spaziale]

Details
Lucio Fontana (1899-1968)
[Concetto spaziale]
firmato l. fontana (in basso a destra); firmato l. fontana (sul retro)
olio su tela
cm 46x38
Eseguito nel 1960
Opera registrata presso la Fondazione Lucio Fontana, Milano, n. 381/2, come da autentica su fotografia in data 28 aprile 1970
Provenance
Galleria Cafiso, Milano
Collezione M. Rossello, Milano
Galleria Bluart, Padova
ivi acquisito dalla famiglia dell'attuale proprietario negli anni Ottanta
Literature
E. Crispolti, Lucio Fontana. Catalogue raisonné des peintures, sculptures et environnements spatiaux rédigé par Enrico Crispolti, Bruxelles 1974, vol. II, p. 76-77, n. 60 O 65 (illustrato capovolto)
E. Crispolti, Fontana. Catalogo generale, Milano 1986, vol. I, p. 262, n. 60 O 65 (illustrato)
E. Crispolti, Lucio Fontana. Catalogo ragionato di sculture, dipinti, ambientazioni, Milano 2006, vol. I, p. 426, n. 60 O 65 (illustrato)
Special Notice
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's Resale Right Regulations 2006 apply to this lot, the buyer agrees to pay us an amount equal to the resale royalty provided for in those Regulations, and we undertake to the buyer to pay such amount to the artist's collection agent.
Further Details
[SPATIAL CONCEPT]; SIGNED LOWER RIGHT AND ON THE REVERSE; OIL ON CANVAS

L'opera non richiede Attestato di Libera Circolazione al fine della sua esportazione.
This work does not require an export license.

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Renato Pennisi
Renato Pennisi

Lot Essay

Concetto spaziale di Lucio Fontana del 1960 si compone di un taglio singolo, verticale, che incide la superficie bianca e sensuale, realizzata con un pigmento denso. Su questa tela ricoperta da una spessa pittura ad olio, tanto che il passaggio della spatola ha lasciato morbide increspature e onde, è incisa una linea ovale che incornicia la fessura centrale. Attraverso una purezza netta e minimale, quest’opera celebra non solo il gesto più significativo di Fontana – il taglio – ma esalta anche la suprema padronanza dell’artista nei confronti di tale mezzo nonché il suo costante interesse per l’aspetto materico. Continuamente oscillante tra un abbraccio esuberante della materia e un suo rifiuto, l’artista non ha mai smesso di esplorare le possibilità dei suoi materiali. Con gli Olii – la serie a cui appartiene questo Concetto spaziale – egli raggiunge l’apice della stravaganza. Attraverso l’applicazione di masse dense di pittura a olio, e la creazione di tagli e fori che penetrano la superficie in un gesto di viscerale abbandono, gli Olii si presentano come l’antitesi dei contemporanei tagli, e matericità e gestualità abbracciano i poli dialettici dell’arte di Fontana.
La ricca sebbene minima materialità di quest’opera rappresenta l’incarnazione della visione mutevole di Fontana nei confronti dell’universo e dei viaggi spaziali. Affascinato dalla rivelazione dello spazio, fu completamente rapito dalle visioni fantastiche e dalle possibilità che la scoperta di questo nuovo scenario racchiudeva. Con i suoi tagli e i suoi buchi ha espresso qualcosa di questo suo sentimento: lo spazio nero vuoto che si formava dall’altra parte della tela fungeva da metaforica rivelazione dell’infinito che governava lo spazio esterno. Nel 1960, anno in cui iniziò a creare gli Olii e realizzò quest’opera, il suo concetto di spazio aveva cominciato a mutare. Il viaggio nello spazio non era più una fantasia ma era divenuto un’effettiva possibilità – Yuri Gagarin fu il primo uomo ad andare nello spazio l’anno successivo – e la concezione dell’artista cambiò inevitabilmente. Si rese conto che “lo spazio non è più astrazione, ma... una vera e propria dimensione nella quale l’uomo può realmente vivere, tanto da poterlo raggiungere con jet, Sputnik e astronavi” (Fontana, citato in P. Gottschaller, Lucio Fontana: The Artist’s Materials, Los Angeles 2012, p. 96). Di conseguenza, la concezione filosofica e mistica del cosmo fu sostituita da un’immersione nella fisicità dello spazio, e fu così che Fontana interpretò l’esperienza del mondo fatta dall’umanità, e mise in evidenza, utilizzando superfici sontuose e tagli, il piccolo posto riservato all’uomo in un universo sconfinato e inespugnabile.

A single, vertical slash ruptures the densely painted, luscious white surface of Lucio Fontana’s Concetto spaziale of 1960. Incised within this richly textured surface of oil paint, which is marked by soft ripples and ridges left from the lyrical sweep of the palette knife, is a single, oval-shaped line that surrounds the central fissure. With a stark, minimal purity, this work celebrates not only Fontana’s single most defining gesture – the cut – but also exults his supreme handling of his medium and his abiding interest in materiality. Constantly oscillating between an exuberant embrace of matter and a spare rejection of it, Fontana never ceased to explore the possibilities of his materials. With the Olii – the series to which the present Concetto spaziale belongs – Fontana reached the apogee of a material extravagance. With luscious swathes of viscous oil paint applied in dense masses, and cuts and holes penetrating the surface with a visceral abandon, the Olii serve as the antithesis of the concurrent tagli, their rich materiality and gesturality encompassing the dialectic poles of Fontana’s art.
The rich yet minimal materiality of the present work stands as an embodiment of the changing outlook that Fontana held with regards to space and space travel. Beguiled by the revelation of space, Fontana was enraptured by the fantastical visions and possibilities that the discovery of this realm held. With his cuts and holes, he was able to capture something of this sentiment: the empty black space that was revealed on the other side of the canvas serving as the metaphorical embodiment of the infinite realm of outer space. By 1960, the year that he began the Olii and executed the present work, the concept of space had begun to change. With space travel no longer a fantasy but a real possibility – Yuri Gagarin became the first man in space the following year – Fontana’s conception of this hitherto unchartered realm changed. He realised that, ‘space is no abstraction anymore, but…a dimension in which man can actually live, violating it with jets, with the Sputniks, with the spaceships’ (Fontana, quoted in P. Gottschaller, Lucio Fontana: The Artist’s Materials, Los Angeles, 2012, p. 96). As a result, the philosophical, mystical conception of the cosmos was replaced by an immersion in the physicality of space, as Fontana captured humanity’s own experience of the world, conveying, through the lavish surfaces and often corporeal slashes, man’s diminutive place within the boundless, unconquerable universe.

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