Lot Essay
“...era una bella notte di luna”.
“...it was a beautiful moonlit night”.
(iscrizione sul retro / inscription on the reverse)
“Vidi il cielo molto scuro e la terra blu, di un blu profondo e intenso”.
“I saw the sky very dark and the earth blue, of a deep and intense blue”.
-YURI GAGARIN
Con i suoi due squarci perfetti che fendono una tela che appare come un mare di un sereno blu monocromo, Concetto spaziale, Attese di Lucio Fontana si presenta come un esempio elegante ed enigmatico della sua serie iconica definita i tagli. Eseguita nel 1967, appena un anno prima della sua morte, quest'opera rappresenta il culmine supremo di questa creazione monumentale così come della sua parabola artistica. A differenza dei monocromi color rosso ardente o bianco verginale che dominano i tagli, la superficie radiosa oltremare dell'opera emana un misticismo trascendente che assorbe lo spettatore. Guardando i neri abissi di tenebre che penetrano in questa tonalità luminosa, è come se si guardasse verso l'alto dalla terra e si vedessero, al di là dell'apparentemente infinito blu del cielo, schegge di tenebre impenetrabili e insondabili: uno scorcio d'infinito.
La vibrante tela monocroma blu di questo Concetto spaziale, Attese testimonia l'amicizia di Fontana con Yves Klein. I due artisti si incontrarono per la prima volta nel decennio antecedente e, più precisamente, nel 1957, in occasione della mostra del rivoluzionario artista francese presso la Galleria Apollinaire di Milano. Visitando questa mostra egli fu affascinato dalle splendide tele monocrome IKB di Klein. Anche lui, come Fontana, voleva creare opere d'arte che trascendessero dall’elemento terrestre per incarnare la dimensione cosmica: anche Klein desiderava che con la sua arte si potesse sondare una dimensione mistica e immateriale.
Dopo aver visto la mostra di Klein, Fontana avvertì un incoraggiamento nel tornare allo stesso motivo completamente monocromo che aveva già sperimentato con i suoi primi buchi. Nell'autunno dello stesso anno compì una svolta radicale: inaugurò i tagli fendendo la tela con un unico squarcio verticale. Il primo di questi lavori fu rivelato al mondo grazie alla copertina della Biennale di Venezia del 1958 e, forse in omaggio all'amico e collaboratore Klein, l'opera che scelse di presentare era blu. Nel 1968, l'anno successivo rispetto alla realizzazione di quest'opera, Fontana affermò: "Klein è l’unico che capisce il problema dello spazio con la sua dimensione blu. È davvero astratto, ed è uno degli artisti che hanno fatto qualcosa di importante" (Fontana, citato in T. Trini, The last interview given by Fontana, in W. Beeren, N. Serota, a cura di, Lucio Fontana, catalogo della mostra, Amsterdam e Londra 1988, p. 34).
With its two perfectly-articulated cuts slicing through a sea of serene monochrome blue, Lucio Fontana’s Concetto spaziale, Attese is an elegant and enigmatic example of his iconic series, the tagli, or ‘cuts’. Executed in 1967, just a year before his death, this work serves as a supreme culmination of this monumental series and indeed, of Fontana’s artistic aims as a whole. Unlike the burning red or the virginal white monochromes that dominate the tagli, the radiant ultramarine surface of the present work exudes a transcendent mysticism that engulfs the viewer. Looking at the black chasms of darkness that penetrate this luminous hue, it is as if one is gazing upwards from the earth and seeing, beyond the seemingly endless blue realm of the sky, slivers of impenetrable, unfathomable darkness: a glimpse of infinity.
The radiant monochrome blue canvas of the present Concetto spaziale, Attese serves as a testament to the friendship of Fontana and Yves Klein. The pair had first met a decade earlier, in 1957, at the radical French artist’s exhibition at the Galleria Apollinaire in Milan. Upon visiting this show, Fontana was beguiled by Klein’s dazzling monochrome IKB canvases. Just as Fontana wanted to create artworks that transcended an earthbound realm to instead embody the newly-discovered dimension of the cosmos, so Klein too wanted his art to serve as a portal to a mystical, immaterial dimension.
After seeing Klein’s exhibition, Fontana was, it could be argued, emboldened to return to the same all-over monochrome type that he had pioneered with his earlier buchi or ‘holes’. In the autumn of this same year, Fontana made a radical breakthrough when he slashed through the canvas in one, vertical cut, inaugurating the tagli. The first taglio was revealed to the world on the cover of the 1958 Venice Biennale, and, perhaps in homage to his friend and collaborator Klein, the work he chose to present was blue. In 1968, the year after he executed the present work, Fontana stated, 'Klein is the one who understands the problem of space with his blue dimension. He is really abstract, one of the artists who have done something important' (Fontana, quoted in T. Trini, 'The last interview given by Fontana', in W. Beeren & N. Serota, ed., Lucio Fontana, exh. cat., Amsterdam & London, 1988, p. 34).
“...it was a beautiful moonlit night”.
(iscrizione sul retro / inscription on the reverse)
“Vidi il cielo molto scuro e la terra blu, di un blu profondo e intenso”.
“I saw the sky very dark and the earth blue, of a deep and intense blue”.
-YURI GAGARIN
Con i suoi due squarci perfetti che fendono una tela che appare come un mare di un sereno blu monocromo, Concetto spaziale, Attese di Lucio Fontana si presenta come un esempio elegante ed enigmatico della sua serie iconica definita i tagli. Eseguita nel 1967, appena un anno prima della sua morte, quest'opera rappresenta il culmine supremo di questa creazione monumentale così come della sua parabola artistica. A differenza dei monocromi color rosso ardente o bianco verginale che dominano i tagli, la superficie radiosa oltremare dell'opera emana un misticismo trascendente che assorbe lo spettatore. Guardando i neri abissi di tenebre che penetrano in questa tonalità luminosa, è come se si guardasse verso l'alto dalla terra e si vedessero, al di là dell'apparentemente infinito blu del cielo, schegge di tenebre impenetrabili e insondabili: uno scorcio d'infinito.
La vibrante tela monocroma blu di questo Concetto spaziale, Attese testimonia l'amicizia di Fontana con Yves Klein. I due artisti si incontrarono per la prima volta nel decennio antecedente e, più precisamente, nel 1957, in occasione della mostra del rivoluzionario artista francese presso la Galleria Apollinaire di Milano. Visitando questa mostra egli fu affascinato dalle splendide tele monocrome IKB di Klein. Anche lui, come Fontana, voleva creare opere d'arte che trascendessero dall’elemento terrestre per incarnare la dimensione cosmica: anche Klein desiderava che con la sua arte si potesse sondare una dimensione mistica e immateriale.
Dopo aver visto la mostra di Klein, Fontana avvertì un incoraggiamento nel tornare allo stesso motivo completamente monocromo che aveva già sperimentato con i suoi primi buchi. Nell'autunno dello stesso anno compì una svolta radicale: inaugurò i tagli fendendo la tela con un unico squarcio verticale. Il primo di questi lavori fu rivelato al mondo grazie alla copertina della Biennale di Venezia del 1958 e, forse in omaggio all'amico e collaboratore Klein, l'opera che scelse di presentare era blu. Nel 1968, l'anno successivo rispetto alla realizzazione di quest'opera, Fontana affermò: "Klein è l’unico che capisce il problema dello spazio con la sua dimensione blu. È davvero astratto, ed è uno degli artisti che hanno fatto qualcosa di importante" (Fontana, citato in T. Trini, The last interview given by Fontana, in W. Beeren, N. Serota, a cura di, Lucio Fontana, catalogo della mostra, Amsterdam e Londra 1988, p. 34).
With its two perfectly-articulated cuts slicing through a sea of serene monochrome blue, Lucio Fontana’s Concetto spaziale, Attese is an elegant and enigmatic example of his iconic series, the tagli, or ‘cuts’. Executed in 1967, just a year before his death, this work serves as a supreme culmination of this monumental series and indeed, of Fontana’s artistic aims as a whole. Unlike the burning red or the virginal white monochromes that dominate the tagli, the radiant ultramarine surface of the present work exudes a transcendent mysticism that engulfs the viewer. Looking at the black chasms of darkness that penetrate this luminous hue, it is as if one is gazing upwards from the earth and seeing, beyond the seemingly endless blue realm of the sky, slivers of impenetrable, unfathomable darkness: a glimpse of infinity.
The radiant monochrome blue canvas of the present Concetto spaziale, Attese serves as a testament to the friendship of Fontana and Yves Klein. The pair had first met a decade earlier, in 1957, at the radical French artist’s exhibition at the Galleria Apollinaire in Milan. Upon visiting this show, Fontana was beguiled by Klein’s dazzling monochrome IKB canvases. Just as Fontana wanted to create artworks that transcended an earthbound realm to instead embody the newly-discovered dimension of the cosmos, so Klein too wanted his art to serve as a portal to a mystical, immaterial dimension.
After seeing Klein’s exhibition, Fontana was, it could be argued, emboldened to return to the same all-over monochrome type that he had pioneered with his earlier buchi or ‘holes’. In the autumn of this same year, Fontana made a radical breakthrough when he slashed through the canvas in one, vertical cut, inaugurating the tagli. The first taglio was revealed to the world on the cover of the 1958 Venice Biennale, and, perhaps in homage to his friend and collaborator Klein, the work he chose to present was blue. In 1968, the year after he executed the present work, Fontana stated, 'Klein is the one who understands the problem of space with his blue dimension. He is really abstract, one of the artists who have done something important' (Fontana, quoted in T. Trini, 'The last interview given by Fontana', in W. Beeren & N. Serota, ed., Lucio Fontana, exh. cat., Amsterdam & London, 1988, p. 34).