Lot Essay
“La scoperta del cosmo è quella di una nuova dimensione, è l’infinito: da questo deriva il mio bucare la tela, elemento costitutivo di tutta l’arte. E ho così creato una dimensione infinita che io buco la tela”.
“The discovery of the Cosmos is that of a new dimension, it is the Infinite: thus I pierce the canvas, which is the basis of all arts, and I have created an infinite dimension”.
-LUCIO FONTANA
Con un unico taglio che separa il centro della sua ricca tela rosso-fucsia, Concetto spaziale, Attese (1967) diventa esemplificativo della serie più iconica di Lucio Fontana: i tagli. I tagli furono il risultato di un gesto filosofico, di un gesto creativo più che distruttivo: tagliando la tela Fontana optò per trascendere secoli di storia dell’arte legata al disegno planimetrico con l’obiettivo di rivelare l’infinito nero dello spazio che stava “oltre”. L’artista vi vide il futuro illimitato dell’umanità nell’”era spaziale”. Dopo aver perforato la tela con i buchi nel 1954, Fontana dedicò alcuni anni alla sperimentazione della decorazione della tela attraverso frammenti di vetro, vernice impastata e glitter prima di giungere alla serenità dei tagli monocromi, che costituiscono l’apice raffinato del suo avventuroso vocabolario formale in continua evoluzione. Nel 1967 è ormai un maestro consolidato del taglio, e realizza tale movimento su il movimento su superfici monocrome uniformi con perfezione quasi chirurgica. La tinta accesa di quest’opera, il cui taglio isolato appare come una meteora che compare nello spazio, dà vita a un’espressione di dramma concentrato, quasi erotico. “Quando mi siedo a contemplare uno dei miei tagli, percepisco subito una dilatazione dello spirito”, afferma Fontana. “Mi sento come un uomo liberato dalle catene della materia, un uomo in sintonia con l’immensità del presente e del futuro” (L. Fontana, citato in L. M. Barbero, Lucio Fontana: Venezia/New York, in Lucio Fontana: Venezia/New York, catalogo della mostra, Guggenheim Museum, New York 2006, p. 23). Superando la fisicità dei suoi materiali, Concetto spaziale, Attese crea un’esperienza trascendentale che dal mondo tangibile si estende, come una feritoia, nell’immaterialità senza tempo di un nuovo regno. Davanti all’opera, trascinati in un abisso di spazio sconosciuto, ci troviamo sulla soglia dell’infinito insieme all’artista.
With a single cut parting the centre of its rich, fuchsia-red canvas, Concetto spaziale, Attese (1967) is a serene and seductive example of Lucio Fontana’s most iconic series – the tagli (‘cuts’). The tagli were a philosophical gesture, and creative rather than destructive: in cutting the canvas open, Fontana transcended centuries of picture-plane-bound art history to reveal the black infinity of space beyond, in which he saw the limitless future of mankind in the ‘spatial era.’ Having first pierced the canvas with buchi (‘holes’) in 1954, Fontana spent some years experimenting with surface ornamentation including glass fragments, impastoed paint and glitter before arriving at the serenity of the monochrome tagli, which constitute the refined apex of his adventurous, constantly evolving formal vocabulary. By 1967, he was a consummate master of the cut, bringing the motion to surfaces of supreme, monochrome flatness with near-surgical perfection. The vivid hue of the present work, with its isolated cut like a single meteor streaking through space, forms a work of concentrated and almost erotic drama. ‘When I sit down to contemplate one of my cuts, I sense all at once an enlargement of the spirit,’ Fontana said. ‘I feel like a man freed from the shackles of matter, a man at one with the immensity of the present and of the future’ (L. Fontana, quoted in L. M. Barbero, ‘Lucio Fontana: Venice/New York’ in Lucio Fontana: Venice/New York, exh. cat. Guggenheim Museum, New York 2006, p. 23). Surpassing the physicality of its materials, Concetto spaziale, Attese creates a transcendental experience, both existing in the tangible world and extending, like a portal, into the timeless immateriality of a further realm. In front of the work, drawn into a chasm of unknown space, we stand with Fontana at the threshold of infinity.
“The discovery of the Cosmos is that of a new dimension, it is the Infinite: thus I pierce the canvas, which is the basis of all arts, and I have created an infinite dimension”.
-LUCIO FONTANA
Con un unico taglio che separa il centro della sua ricca tela rosso-fucsia, Concetto spaziale, Attese (1967) diventa esemplificativo della serie più iconica di Lucio Fontana: i tagli. I tagli furono il risultato di un gesto filosofico, di un gesto creativo più che distruttivo: tagliando la tela Fontana optò per trascendere secoli di storia dell’arte legata al disegno planimetrico con l’obiettivo di rivelare l’infinito nero dello spazio che stava “oltre”. L’artista vi vide il futuro illimitato dell’umanità nell’”era spaziale”. Dopo aver perforato la tela con i buchi nel 1954, Fontana dedicò alcuni anni alla sperimentazione della decorazione della tela attraverso frammenti di vetro, vernice impastata e glitter prima di giungere alla serenità dei tagli monocromi, che costituiscono l’apice raffinato del suo avventuroso vocabolario formale in continua evoluzione. Nel 1967 è ormai un maestro consolidato del taglio, e realizza tale movimento su il movimento su superfici monocrome uniformi con perfezione quasi chirurgica. La tinta accesa di quest’opera, il cui taglio isolato appare come una meteora che compare nello spazio, dà vita a un’espressione di dramma concentrato, quasi erotico. “Quando mi siedo a contemplare uno dei miei tagli, percepisco subito una dilatazione dello spirito”, afferma Fontana. “Mi sento come un uomo liberato dalle catene della materia, un uomo in sintonia con l’immensità del presente e del futuro” (L. Fontana, citato in L. M. Barbero, Lucio Fontana: Venezia/New York, in Lucio Fontana: Venezia/New York, catalogo della mostra, Guggenheim Museum, New York 2006, p. 23). Superando la fisicità dei suoi materiali, Concetto spaziale, Attese crea un’esperienza trascendentale che dal mondo tangibile si estende, come una feritoia, nell’immaterialità senza tempo di un nuovo regno. Davanti all’opera, trascinati in un abisso di spazio sconosciuto, ci troviamo sulla soglia dell’infinito insieme all’artista.
With a single cut parting the centre of its rich, fuchsia-red canvas, Concetto spaziale, Attese (1967) is a serene and seductive example of Lucio Fontana’s most iconic series – the tagli (‘cuts’). The tagli were a philosophical gesture, and creative rather than destructive: in cutting the canvas open, Fontana transcended centuries of picture-plane-bound art history to reveal the black infinity of space beyond, in which he saw the limitless future of mankind in the ‘spatial era.’ Having first pierced the canvas with buchi (‘holes’) in 1954, Fontana spent some years experimenting with surface ornamentation including glass fragments, impastoed paint and glitter before arriving at the serenity of the monochrome tagli, which constitute the refined apex of his adventurous, constantly evolving formal vocabulary. By 1967, he was a consummate master of the cut, bringing the motion to surfaces of supreme, monochrome flatness with near-surgical perfection. The vivid hue of the present work, with its isolated cut like a single meteor streaking through space, forms a work of concentrated and almost erotic drama. ‘When I sit down to contemplate one of my cuts, I sense all at once an enlargement of the spirit,’ Fontana said. ‘I feel like a man freed from the shackles of matter, a man at one with the immensity of the present and of the future’ (L. Fontana, quoted in L. M. Barbero, ‘Lucio Fontana: Venice/New York’ in Lucio Fontana: Venice/New York, exh. cat. Guggenheim Museum, New York 2006, p. 23). Surpassing the physicality of its materials, Concetto spaziale, Attese creates a transcendental experience, both existing in the tangible world and extending, like a portal, into the timeless immateriality of a further realm. In front of the work, drawn into a chasm of unknown space, we stand with Fontana at the threshold of infinity.