Lot Essay
"L'umanità procede sotto il segno dell'irrazionale e questo continuo scendere in profondità, nel più profondo del profondo […] è una parte importante della ricerca contemporanea, che ha l’obiettivo di ricreare la mitologia del nostro mondo in nuove forme e nuove immagini"
"Humanity proceeds beneath the sign of the irrational and this continuous descending into depth, into the deepest of the deep … is an important part of contemporary research, aimed at recreating in new forms and new images the mythology of our world"
ACHILLE PERILLI, L'ESPERIENZA MODERNA
Ampiamente esposta nel corso della sua vita, La storia del Mammuth è opera giovanile di Achille Perilli piena di fascino. Realizzata nel 1959, l'anno successivo al debutto dell'artista alla Biennale di Venezia, fa parte della serie "graffiti" che – allo stesso modo dei suoi fumetti – hanno posto le basi per le sue successive astrazioni geometriche. Strutturato apparentemente come un paesaggio – diviso in due da una sorta di linea dell'orizzonte – il lavoro presenta incisioni raffiguranti segni e simboli criptici che animano la superficie come fossero iscrizioni arcaiche. In questa sua prima serie di opere, Perilli ha messo in discussione il rapporto tra astrazione e figurazione, presentando strutture che sfioravano la leggibilità, pur rimanendo fondamentalmente impenetrabili. La storia del Mammuth invita al confronto con l'opera di Cy Twombly, trasferitosi a Roma nel 1957 e divenuto fonte di ispirazione sia per Perilli che per l'amico Gastone Novelli. Come le stesse creazioni di Twombly, il titolo dell'opera è carico di un senso di potenza mitica, ed è forte il riferimento a narrazioni ataviche sepolte nel profondo della psiche umana.
Perilli credeva che l'arte dovesse prendere le distanze dalla rappresentazione, abbracciando forme, segni e simboli in quanto entità puramente oggettive. Divenuto famoso all'indomani del fascismo, proclamò che solo evitando la figurazione l'arte poteva diventare veramente universale ed egualitaria. Protégé di Lionello Venturi, Perilli era stato nel 1947 uno dei membri fondatori dell'influente gruppo Forma 1, accanto a lui vi erano quali Carla Accardi, Piero Dorazio e Giulio Turcato. Insieme dichiararono la loro fedeltà alle "forme astratte oggettive", affermando "siamo interessati alla forma del limone, e non al limone". Pur opponendosi alle tendenze dell'Espressionismo Astratto, che si radicarono in America nello stesso periodo, condividevano tuttavia la fede nei nobili ideali metafisici dell'astrazione, che consideravano come l'unico mezzo attraverso il quale si può tentare di comprendere la realtà. La presente opera infatti – con le sue strisce orizzontali scintillanti – potrebbe essere interpretata come un'evocazione delle campiture di colore di Mark Rothko, nonché un riferimento al vuoto primordiale e sconfinato dell'esistenza umana.
Widely exhibited during its lifetime, La storia del Mammuth is a captivating early work by Achille Perilli. Executed in 1959, the year after the artist made his debut at the Venice Biennale, it belongs to his series of ‘graffiti’ works which – along with his ‘fumetti’ (‘comics’) – laid the groundwork for his subsequent geometric abstractions. Seemingly structured like a landscape – divided in two as if by a horizon line – it is incised with cryptic marks and symbols which flourish across the surface like archaic inscriptions. In this early series of works, Perilli challenged the relationship between abstraction and figuration, presenting structures that bordered on legibility whilst remaining fundamentally impenetrable. La storia del Mammuth invites comparison with the work of Cy Twombly, who had moved to Rome in 1957 and became a source of inspiration to both Perilli and his friend Gastone Novelli. Much like Twombly’s own creations, the work’s title is charged with a sense of mythic potency, invoking ancient narratives buried deep within the human psyche.
Perilli believed that art should distance itself from representation, embracing forms, signs and symbols as purely objective entities. Coming to prominence in the aftermath of Fascism, he proclaimed that it was only by eschewing figuration that art could become truly universal and egalitarian in its reach. A protégé of Lionello Venturi, Perilli had been a founding member of the influential Forma 1 group in 1947, alongside artists including Carla Accardi, Piero Dorazio and Giulio Turcato. Together, they declared their allegiance to ‘objective abstract forms’, claiming ‘we are interested in the form of the lemon, and not the lemon’. While seemingly opposed to their tendencies of Abstract Expressionism, which took root in America during the same period, they nonetheless shared their belief in the lofty, metaphysical ideals of abstraction, viewing it as the sole means through which we might attempt to comprehend our own reality. Indeed, the present work – with its shimmering horizontal bands – might be seen to evoke something of Mark Rothko’s colour fields, conjuring the primal, limitless void of human existence.
"Humanity proceeds beneath the sign of the irrational and this continuous descending into depth, into the deepest of the deep … is an important part of contemporary research, aimed at recreating in new forms and new images the mythology of our world"
ACHILLE PERILLI, L'ESPERIENZA MODERNA
Ampiamente esposta nel corso della sua vita, La storia del Mammuth è opera giovanile di Achille Perilli piena di fascino. Realizzata nel 1959, l'anno successivo al debutto dell'artista alla Biennale di Venezia, fa parte della serie "graffiti" che – allo stesso modo dei suoi fumetti – hanno posto le basi per le sue successive astrazioni geometriche. Strutturato apparentemente come un paesaggio – diviso in due da una sorta di linea dell'orizzonte – il lavoro presenta incisioni raffiguranti segni e simboli criptici che animano la superficie come fossero iscrizioni arcaiche. In questa sua prima serie di opere, Perilli ha messo in discussione il rapporto tra astrazione e figurazione, presentando strutture che sfioravano la leggibilità, pur rimanendo fondamentalmente impenetrabili. La storia del Mammuth invita al confronto con l'opera di Cy Twombly, trasferitosi a Roma nel 1957 e divenuto fonte di ispirazione sia per Perilli che per l'amico Gastone Novelli. Come le stesse creazioni di Twombly, il titolo dell'opera è carico di un senso di potenza mitica, ed è forte il riferimento a narrazioni ataviche sepolte nel profondo della psiche umana.
Perilli credeva che l'arte dovesse prendere le distanze dalla rappresentazione, abbracciando forme, segni e simboli in quanto entità puramente oggettive. Divenuto famoso all'indomani del fascismo, proclamò che solo evitando la figurazione l'arte poteva diventare veramente universale ed egualitaria. Protégé di Lionello Venturi, Perilli era stato nel 1947 uno dei membri fondatori dell'influente gruppo Forma 1, accanto a lui vi erano quali Carla Accardi, Piero Dorazio e Giulio Turcato. Insieme dichiararono la loro fedeltà alle "forme astratte oggettive", affermando "siamo interessati alla forma del limone, e non al limone". Pur opponendosi alle tendenze dell'Espressionismo Astratto, che si radicarono in America nello stesso periodo, condividevano tuttavia la fede nei nobili ideali metafisici dell'astrazione, che consideravano come l'unico mezzo attraverso il quale si può tentare di comprendere la realtà. La presente opera infatti – con le sue strisce orizzontali scintillanti – potrebbe essere interpretata come un'evocazione delle campiture di colore di Mark Rothko, nonché un riferimento al vuoto primordiale e sconfinato dell'esistenza umana.
Widely exhibited during its lifetime, La storia del Mammuth is a captivating early work by Achille Perilli. Executed in 1959, the year after the artist made his debut at the Venice Biennale, it belongs to his series of ‘graffiti’ works which – along with his ‘fumetti’ (‘comics’) – laid the groundwork for his subsequent geometric abstractions. Seemingly structured like a landscape – divided in two as if by a horizon line – it is incised with cryptic marks and symbols which flourish across the surface like archaic inscriptions. In this early series of works, Perilli challenged the relationship between abstraction and figuration, presenting structures that bordered on legibility whilst remaining fundamentally impenetrable. La storia del Mammuth invites comparison with the work of Cy Twombly, who had moved to Rome in 1957 and became a source of inspiration to both Perilli and his friend Gastone Novelli. Much like Twombly’s own creations, the work’s title is charged with a sense of mythic potency, invoking ancient narratives buried deep within the human psyche.
Perilli believed that art should distance itself from representation, embracing forms, signs and symbols as purely objective entities. Coming to prominence in the aftermath of Fascism, he proclaimed that it was only by eschewing figuration that art could become truly universal and egalitarian in its reach. A protégé of Lionello Venturi, Perilli had been a founding member of the influential Forma 1 group in 1947, alongside artists including Carla Accardi, Piero Dorazio and Giulio Turcato. Together, they declared their allegiance to ‘objective abstract forms’, claiming ‘we are interested in the form of the lemon, and not the lemon’. While seemingly opposed to their tendencies of Abstract Expressionism, which took root in America during the same period, they nonetheless shared their belief in the lofty, metaphysical ideals of abstraction, viewing it as the sole means through which we might attempt to comprehend our own reality. Indeed, the present work – with its shimmering horizontal bands – might be seen to evoke something of Mark Rothko’s colour fields, conjuring the primal, limitless void of human existence.