Lot Essay
"‘Io buco, passa l’infinito di lì, passa la luce di lì, non c’è bisogno di dipingere"
"I make holes, infinity passes through them, light passes through them, there is no need to paint"
LUCIO FONTANA
Realizzata nel 1967, [Concetto Spaziale, Ellisse] è un’opera vivace ed elegante appartenente a una delle ultime serie di Lucio Fontana. Il lavoro, che si connota per un sottile e sinuoso motivo di buchi realizzati su una superficie di legno laccato viola, trova la sua collocazione più appropriata all'interno della sequenza di trenta Ellissi dai colori vivaci che l’artista creò l'anno prima della sua morte. Richiamando le iconiche forme a uovo della sua celebre serie Fine di Dio, questi lavori offrono una sintesi tanto pura quanto lirica delle teorie dell'artista legate allo Spazialismo. Alla ricerca di un modo con cui rispondere agli sviluppi dell'era spaziale, Fontana iniziò a praticare dei buchi sulla superficie di alcune sue opere alla fine degli anni Quaranta. Laddove molti dei suoi motivi erano spontanei, viscerali e violenti, quasi fossero crateri scavati nella superficie dei pianeti, l'Ellisse si connota per un nuovo senso di elegante armonia geometrica, compiuta grazie alla presenza di singole costellazioni realizzate con buchi disposti a distanze regolari. In questo lavoro la disposizione “distillata” dei buchi – combinata con una tavolozza intensa e satura – crea un senso di ordine e purezza a tratti minimalista: un’intuizione di limpidezza alla fine di un'esplorazione durata tutta una vita.
Mentre l'umanità muoveva i primi passi nell’universo, Fontana avvertiva che il dovere dell’arte era quello di creare una corrispondenza con lo spirito che muoveva tali indagini. In un’epoca in cui era stato dimostrato che lo spazio e il tempo erano concetti fluidi e malleabili, Fontana affermava che le vecchie categorie dell'arte figurativa erano divenute obsolete. Le sue opere rifiutavano così sia i parametri della pittura che della scultura, e si presentavano come oggetti inter-dimensionali, o Concetti Spaziali. Penetrando la superficie sacra della tela, l’artista ha cercato di rivelare un territorio prima inesplorato: lo spazio oltre la superficie del quadro. In questo modo la forma dell'uovo è diventata una sorta di pietra di paragone che alludeva a temi quali la creazione, la fertilità e la rigenerazione. Fontana credeva che attraverso i suoi buchi l'arte sarebbe potuta rinascere a tutti gli effetti liberandosi dalle catene della tradizione terrena e prendendo il volo verso regni inesplorati. In quest’opera tale convinzione assume un senso di lucidità e un rigore nuovo: nel vuoto abbagliante della superficie ellittica, i buchi tracciano un percorso chiaro e inesorabile verso l'ignoto.
Executed in 1967, [Concetto Spaziale, Ellisse] is a vivid and elegant work from one of Lucio Fontana’s final series. With its slender, sinuous pattern of buchi (‘holes’) upon a bold purple lacquered wood surface, it takes its place within a sequence of thirty vibrantly-coloured Ellissi (‘ellipses’) created the year before his death. Echoing the iconic egg-shaped forms of his celebrated Fine di Dio series, these works offer a pure and lyrical summation of the artist’s Spatialist theories. Fontana had first begun to make holes in the picture plane in the late 1940s, seeking a way of responding to the burgeoning developments of the Space Age. While many of his patterns were wild, visceral and violent, like craters gouged into planets, the Ellissi brought about a new sense of sleek, geometric harmony, featuring individual constellations of refined, evenly-spaced holes. In the present work, the distilled arrangement of buchi – combined with its deep, saturated palette – creates a near-Minimalist sense of order and purity: a vision of clarity at the end of a lifetime’s exploration.
As humankind took its first steps into the cosmos, Fontana felt that art had a duty to match the spirit of these enquiries. In a world that had shown space and time to be fluid, malleable concepts, he proposed that the old categories of picture-making were obsolete. Thus, his works rejected the parameters of both painting and sculpture, presenting themselves instead as inter-dimensional objects, or Concetti Spaziali (‘Spatial Concepts’). By penetrating the sacred surface of the canvas, Fontana sought to open up the space behind the picture plane, revealing previously uncharted territory. Within this practice, the egg shape came to represent something of a touchstone, alluding to themes of creation, fertility and regeneration. Through his buchi, Fontana believed, art was effectively born again, freed from the shackles of earthbound tradition and permitted to take flight into undiscovered realms. In the present work, this conviction takes on a new sense of lucidity and rigour: within the dazzling void of its elliptical surface, the buchi trace a clear, unwavering path into the unknown.
"I make holes, infinity passes through them, light passes through them, there is no need to paint"
LUCIO FONTANA
Realizzata nel 1967, [Concetto Spaziale, Ellisse] è un’opera vivace ed elegante appartenente a una delle ultime serie di Lucio Fontana. Il lavoro, che si connota per un sottile e sinuoso motivo di buchi realizzati su una superficie di legno laccato viola, trova la sua collocazione più appropriata all'interno della sequenza di trenta Ellissi dai colori vivaci che l’artista creò l'anno prima della sua morte. Richiamando le iconiche forme a uovo della sua celebre serie Fine di Dio, questi lavori offrono una sintesi tanto pura quanto lirica delle teorie dell'artista legate allo Spazialismo. Alla ricerca di un modo con cui rispondere agli sviluppi dell'era spaziale, Fontana iniziò a praticare dei buchi sulla superficie di alcune sue opere alla fine degli anni Quaranta. Laddove molti dei suoi motivi erano spontanei, viscerali e violenti, quasi fossero crateri scavati nella superficie dei pianeti, l'Ellisse si connota per un nuovo senso di elegante armonia geometrica, compiuta grazie alla presenza di singole costellazioni realizzate con buchi disposti a distanze regolari. In questo lavoro la disposizione “distillata” dei buchi – combinata con una tavolozza intensa e satura – crea un senso di ordine e purezza a tratti minimalista: un’intuizione di limpidezza alla fine di un'esplorazione durata tutta una vita.
Mentre l'umanità muoveva i primi passi nell’universo, Fontana avvertiva che il dovere dell’arte era quello di creare una corrispondenza con lo spirito che muoveva tali indagini. In un’epoca in cui era stato dimostrato che lo spazio e il tempo erano concetti fluidi e malleabili, Fontana affermava che le vecchie categorie dell'arte figurativa erano divenute obsolete. Le sue opere rifiutavano così sia i parametri della pittura che della scultura, e si presentavano come oggetti inter-dimensionali, o Concetti Spaziali. Penetrando la superficie sacra della tela, l’artista ha cercato di rivelare un territorio prima inesplorato: lo spazio oltre la superficie del quadro. In questo modo la forma dell'uovo è diventata una sorta di pietra di paragone che alludeva a temi quali la creazione, la fertilità e la rigenerazione. Fontana credeva che attraverso i suoi buchi l'arte sarebbe potuta rinascere a tutti gli effetti liberandosi dalle catene della tradizione terrena e prendendo il volo verso regni inesplorati. In quest’opera tale convinzione assume un senso di lucidità e un rigore nuovo: nel vuoto abbagliante della superficie ellittica, i buchi tracciano un percorso chiaro e inesorabile verso l'ignoto.
Executed in 1967, [Concetto Spaziale, Ellisse] is a vivid and elegant work from one of Lucio Fontana’s final series. With its slender, sinuous pattern of buchi (‘holes’) upon a bold purple lacquered wood surface, it takes its place within a sequence of thirty vibrantly-coloured Ellissi (‘ellipses’) created the year before his death. Echoing the iconic egg-shaped forms of his celebrated Fine di Dio series, these works offer a pure and lyrical summation of the artist’s Spatialist theories. Fontana had first begun to make holes in the picture plane in the late 1940s, seeking a way of responding to the burgeoning developments of the Space Age. While many of his patterns were wild, visceral and violent, like craters gouged into planets, the Ellissi brought about a new sense of sleek, geometric harmony, featuring individual constellations of refined, evenly-spaced holes. In the present work, the distilled arrangement of buchi – combined with its deep, saturated palette – creates a near-Minimalist sense of order and purity: a vision of clarity at the end of a lifetime’s exploration.
As humankind took its first steps into the cosmos, Fontana felt that art had a duty to match the spirit of these enquiries. In a world that had shown space and time to be fluid, malleable concepts, he proposed that the old categories of picture-making were obsolete. Thus, his works rejected the parameters of both painting and sculpture, presenting themselves instead as inter-dimensional objects, or Concetti Spaziali (‘Spatial Concepts’). By penetrating the sacred surface of the canvas, Fontana sought to open up the space behind the picture plane, revealing previously uncharted territory. Within this practice, the egg shape came to represent something of a touchstone, alluding to themes of creation, fertility and regeneration. Through his buchi, Fontana believed, art was effectively born again, freed from the shackles of earthbound tradition and permitted to take flight into undiscovered realms. In the present work, this conviction takes on a new sense of lucidity and rigour: within the dazzling void of its elliptical surface, the buchi trace a clear, unwavering path into the unknown.