Lucio Fontana (1899-1968)
Lucio Fontana (1899-1968)
1 More
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's… Read more DA UNA COLLEZIONE PRIVATA, MILANO / PROPERTY FROM A PRIVATE COLLECTION, MILAN
Lucio Fontana (1899-1968)

Concetto spaziale

Details
Lucio Fontana (1899-1968)
Concetto spaziale
firmato e datato l. fontana 58 (in basso a destra); firma, titolo e data l. fontana “Concetto Spaziale” 1958 (sul retro)
aniline su tela
cm 60x73
Eseguito nel 1958
Opera registrata presso la Fondazione Lucio Fontana, Milano, n. 1367/6
Provenance
Collezione E. Sala, Milano
Collezione A. G. Rivolta, Milano
Collezione A. Valerio, Brescia
Galleria del Naviglio, Milano
Galleria Vismara, Milano
Milano, Asta Finarte, 29 ottobre 1974, lotto 75
Galleria Seno, Milano
Milano, Asta Brerarte, 27 ottobre 1981, lotto 37
ivi acquisito dall'attuale proprietario
Literature
E. Crispolti, Lucio Fontana. Catalogue raisonné des peintures, sculptures et environnements spatiaux rédigé par Enrico Crispolti, Bruxelles 1974, vol. II, pp. 64-65, n. 58 I 62 (illustrato)
E. Crispolti, Fontana. Catalogo generale, Milano 1986, vol. I, p. 224, n. 58 I 62 (illustrato)
E. Crispolti, Lucio Fontana. Catalogo ragionato di sculture, dipinti, ambientazioni, Milano 2006, vol. I, p. 381, n. 58 I 62 (illustrato)
Special Notice
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's Resale Right Regulations 2006 apply to this lot, the buyer agrees to pay us an amount equal to the resale royalty provided for in those Regulations, and we undertake to the buyer to pay such amount to the artist's collection agent.
Further Details
'SPATIAL CONCEPT'; SIGNED AND DATED LOWER RIGHT; SIGNED, TITLED AND DATED ON THE REVERSE; ANILINE ON CANVAS

L'opera non richiede Attestato di Libera Circolazione al fine della sua esportazione.
This work does not require an export license.

Brought to you by

Renato Pennisi
Renato Pennisi

Lot Essay

“...noi artisti spaziali siamo scappati dalle città, abbiamo frantumato il nostro guscio, la nostra crosta fisica, e ci siamo guardati dall'alto, fotografando la terra dai razzi in volo"

"…we spatial artists have escaped from the cities, we have shattered our shell, our physical crust, and we have looked at ourselves from above, photographing the earth from rockets in flight"
LUCIO FONTANA


Con la sua sontuosa e fosca superficie rossa, perforata da una costellazione di dodici buchi, questo Concetto spaziale è un magistrale esempio della serie di inchiostri che Lucio Fontana iniziò a realizzare nel 1958. Bucando la tela, Fontana ha trasceso secoli di storia dell'arte nel corso dei quali l'immagine era vincolata a una superficie per rivelare l'infinità di uno “spazio oltre”, laddove egli scorgeva un futuro senza limiti dell’umanità nell’“era spaziale”.

Gli Inchiostri, come anche questo lavoro, evocano un’atmosfera particolarmente serena. Devono infatti la loro morbida e uniforme finitura all'uso di inchiostro all'anilina, con il quale Fontana ha tinto la tela grezza dei suoi Buchi – così come quella di alcuni suoi Tagli – con un metodo di colorazione simile a quello impiegato dai pittori americani espressionisti quali Helen Frankenthaler. L'inchiostro, mescolato con una piccola quantità di legante, gli ha permesso di ottenere una zona di colore opaca e uniforme. Unificando il fondo grezzo e lo strato cromatico mentre venivano assorbiti dalla fibra della tela, l'inchiostro ha dato a queste opere anche un senso di leggerezza spirituale.

Fontana perforò per la prima volta una tela nel 1954. Nel corso dei quattro anni successivi, ebbe modo di sperimentare una varietà di superfici applicando vernice impastata, glitter o frammenti di vetro colorato al punto che la presenza dei buchi ne era talvolta sovrastata. Nel corso della rifinitura di un gruppo stratificato di pastelli, inchiostro e collage, noti come Gessi (1954-58), sembra che l’artista abbia iniziato a ricercare una maggiore tranquillità visiva. Queste opere minimali si sono evolute nei levigati ariosi degli Inchiostri, nei quali Fontana si è gradualmente liberato degli ornamenti superficiali, abbracciando la sola delicatezza dell’anilina. “È stato soprattutto grazie agli inchiostri del 1958 – scrive Pia Gottschaller – che Fontana è tornato alla spaziosità e alla spazialità, sia per le dimensioni fisiche delle opere, sia per il modo generoso e leggero con cui sono stati applicati gli strati d'inchiostro. Vennero così meno gli elementi di scrittura e collage, mentre ridusse il numero delle variabili a lavaggi di inchiostro e perforazioni. Le sezioni di colore ora fluiscono l'una nell'altra senza distinzione tra sfondo e primo piano" (P. Gottschaller, Lucio Fontana: The Artist’s Materials, Los Angeles 2012, p. 57). Come ben evidenza il nostro Concetto spaziale, il campo cromatico costellato da buchi sparsi come stelle in una nebulosa rappresenta il nuovo fortunato capitolo a cui Fontana è giunto attraverso queste superfici piene di lirismo.


With its sumptuous, misty red surface punctured by a constellation of twelve buchi (‘holes’), Concetto spaziale is a beautiful example of the series of inchiostri (‘inks’) which Lucio Fontana began making in 1958. In perforating the canvas, Fontana transcended centuries of picture-plane-bound art history to reveal the infinity of space beyond, wherein he saw mankind’s limitless future in the ‘spatial era.’

Inchiostri like the present work conjure a particularly serene atmosphere. They owe their soft, even finish to Fontana’s use of aniline ink, with which he dyed the unprimed canvas of his buchi – as well as some early tagli (‘cuts’) – in a staining method similar to that of American Colour Field painters like Helen Frankenthaler. The ink, mixed with just a small amount of binder, allowed him to achieve a hazy, all-over zone of colour. Unifying the raw ground and the chromatic layer as it sank seamlessly into the fibre of the canvas, the ink also lent these works a sense of spiritual lightness.

Fontana had first pierced the canvas in 1954. Over the following four years, he experimented with a variety of surfaces in his works, applying impastoed paint, glitter, or colourful glass fragments to the extent that the buchi’s presence was sometimes overpowered. During his progress on a group layered with pastel, ink and collage known as the gessi (‘chalks’) (1954-58), it seems that Fontana began to aim for a greater visual tranquillity. These minimal works evolved into the airy, open planes of the inchiostri, in which Fontana gradually shed surface adornments entirely, embracing the delicacy of the aniline medium. ‘It was especially in the inchiostri of 1958’, writes Pia Gottschaller, ‘that Fontana was able to return to spaciousness and spatiality, both in terms of physical size of the works and because of the generous, light-handed manner in which the ink layers were applied. At this point he dispensed with writing and collage elements, and he reduced the number of variables to washes of ink and perforations. Colour sections now flow into each other without any distinction between background and foreground’ (P. Gottschaller, Lucio Fontana: The Artist’s Materials, Los Angeles 2012, p. 57). Its chromatic field studded with buchi like stars scattered across a nebula, the present Concetto spaziale represents the blissful new chapter that Fontana arrived at through these lyrical, diffuse surfaces.


More from Thinking Italian Milan

View All
View All