Giorgio Morandi (1890-1964)
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Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's… Read more OPERE DA UNA RAFFINATA COLLEZIONE PRIVATAWORKS FROM A REFINED PRIVATE COLLECTION
Giorgio Morandi (1890-1964)

Natura morta

Details
Giorgio Morandi (1890-1964)
Natura morta
firmato e datato 'Morandi 1941' (in basso a sinistra)
olio su tela
31.5 x 42 cm.
Eseguito nel 1941

'STILL LIFE'; SIGNED AND DATED (LOWER LEFT); OIL ON CANVAS
Provenance
Galerie Krugier & Cie, Ginevra
Galerie M. L. Jeanneret, Ginevra
Collezione privata, Roma e per discendenza all'attuale proprietario
Literature
C. Gnudi, Morandi, Firenze 1946, n. 32 (illustrato, con data errata); p. 64, n. 32 (in elenco)
L. Vitali, Morandi, Catalogo generale, Milano 1977, vol. I, n. 300 (illustrato)
Exhibited
San Paolo, Museu de Arte Moderna, Sala Especial Giorgio Morandi, IV Bienal de São Paulo, 1957, n. 8 (in elenco, con titolo errato)
Milano, Galleria Annunciata, Opere di Giorgio Morandi, 1965, n. 12 (illustrato, con titolo errato)
Special Notice
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's Resale Right Regulations 2006 apply to this lot, the buyer agrees to pay us an amount equal to the resale royalty provided for in those Regulations, and we undertake to the buyer to pay such amount to the artist's collection agent. Lotto soggetto a Diritto di Seguito. Secondo le regolamentazioni del 2006 il Diritto di Seguito è applicabile a questo lotto, il compratore acconsente a pagare a noi un importo pari a quello che regolamentazioni prevedono, e noi ci impegniamo nei confronti dell’acquirente a versare tale importo all’agente di riscossione dell’artista.
Further Details
'Mi ci vogliono settimane per decidere quale gruppo di bottiglie andrà bene con una particolare tovaglia colorata. Poi mi ci vogliono settimane per pensare alle bottiglie stesse, eppure spesso sbaglio ancora gli spazi. Forse lavoro troppo in fretta? Forse lavoriamo tutti troppo in fretta di questi tempi? Una mezza dozzina di quadri sarebbe appena sufficiente per la vita di un artista...'
GIORGIO MORANDI

'It takes me weeks to decide which group of bottles will suit a particular coloured tablecloth. Then it takes me weeks to think about the bottles themselves, yet I still often fail the spaces. Maybe I work too fast? Maybe we all work too fast these days? Half a dozen paintings would barely be enough for an artist's life...'

Questa natura morta è un esempio di eccezionale bellezza che mostra la devozione quasi ossessiva di Morandi nei confronti della pittura di nature morte, nonché della sua capacità di trasformare la disposizione di oggetti apparentemente banali in qualcosa di molto più articolato della semplice somma delle loro parti. L'opera rende esplicita la contemplazione degli oggetti, aspetto che ha connotato l'intera vita dell'artista: bottiglie e contenitori tra i più ordinari venivano scelti per l'interesse nutrito dall'artista nei confronti di volumi e colori, di una detta forma in relazione alle altre, e inoltre per le sfumature emotive associate a certi aspetti che gli suonavano familiari e stimolanti. Molti degli oggetti che compaiono nella presente composizione sono noti a coloro che si interessano all'opera di Morandi: la grande brocca, le latte di caffè, le bottiglie alte e affusolate e il coltello compaiono in diverse disposizioni ritratte nei suoi oli. Alcuni di questi sono sufficientemente iconici da essere stati fotografati in situ per la mostra Morandi's Objects di Joel Meyerowitz (Bologna, 2015). Eppure, nonostante la ripetizione di elementi familiari, Natura morta esemplifica la capacità di Morandi di stabilire un nuovo linguaggio spaziale in ogni dipinto. Umberto Eco, un altro celebre bolognese, ha paragonato questo approccio iterativo alla scrittura musicale, dove la variazione "è il meccanismo di base dell'invenzione e dello sviluppo... La variazione musicale lavora sull'infinitesimale, fa avanzare il discorso melodico, ritmico o armonico, per scandire il tempo" (Umberto Eco, Il mio Morandi, in "L'Unità", 5 ottobre 1993).
L'unicità di questo lavoro emerge attraverso diversi elementi. Rispetto ad altre nature morte realizzate nel 1941, questa composizione racchiude un maggior numero (undici) e una maggiore varietà di oggetti. Anche la disposizione non è usuale, sebbene mantenga un ritmo compositivo e un'armonia visiva. Molte opere coeve organizzano la composizione in piccoli gruppi di oggetti assimilabili visivamente disposti in modo ordinato e regolare mentre qui le latte di caffè cuboidi si mescolano con bottiglie e brocche dalle forme cilindriche in una combinazione apparentemente casuale. Ma la disposizione è tutt'altro che casuale, dati i raffinati accorgimenti che inseriscono elementi di ripetizione e contrasto nella struttura compositiva. I beccucci delle brocche e delle caffettiere puntano direttamente a sinistra o a destra, imitandosi e specchiandosi a vicenda. Quasi ogni oggetto si sovrappone o è sovrapposto a un altro, interrompendo il contorno delle forme e alterando la loro percezione. La tridimensionalità dello spazio fa sì che la brocca in fondo a sinistra svanisca in lontananza, mentre le due bottiglie alte si elevano sopra la composizione, ancorandola. L'effetto di profondità è accentuato dall'uso di ombre proiettate contro il muro e sulla tovaglia, come evidenzia il coltello che giace a filo con la superficie della tovaglia in primo piano. Tutto questo è stato ottenuto usando una tavolozza tenue di toni rosa cipria, luci soffuse e la pennellata accuratamente lavorata, ma informale, caratteristica di Morandi.
Il risultato finale è un'opera senza tempo, meditativa, che coinvolge lo spettatore e ne premia l'osservazione e la contemplazione da vicino. Racchiude perfettamente l'idea che l'artista ha di se stesso come "un pittore di nature morte che comunicano un senso di tranquillità e intimità, stati d'animo che ho sempre apprezzato sopra ogni altra cosa". Gli oggetti sono stati accuratamente preparati prima di essere immortalati per contribuire a evocare questo stato d'animo: tutto è stato mantenuto impolverato, l'interno delle bottiglie trasparenti è stato ricoperto da uno strato di vernice (scelta necessaria per creare superfici opache con riflessi minimi), e le etichette così come i segni identificativi sono stati eliminati dai contenitori, come si nota dalla presenza di superfici nude sulle latte di caffè qui raffigurate.
C'è una profonda delicatezza nelle nature morte di Morandi realizzate negli anni della guerra, la loro atmosfera di calma e contemplazione si contrappone all'orrore e al caos che si diffondeva ovunque intorno a lui. La sua amata città natale, Bologna, subì pesanti bombardamenti da parte degli alleati dopo che l'esercito tedesco reintegrò Mussolini prendendo il controllo del Paese nel 1943: da quel momento i raid aerei degli alleati rasero al suolo enormi porzioni di città e quasi 2.500 civili furono uccisi. Per questo motivo fu costretto periodicamente a fuggire in campagna, e anche a Grizzana, dove dipinse alcuni dei più bei paesaggi della sua carriera. La presa della città da parte degli alleati nell'aprile del 1945 pose fine a tutto questo, così come al prolungato periodo che aveva visto l'artista in una posizione rischiosa poiché pur non avendo criticato apertamente i leader fascisti italiani, non aveva neanche mai promosso la loro causa. Da un lato Morandi beneficiò dell'ampio patrocinio alle arti promosso dal governo fascista. Fu nominato professore all'Accademia di Belle Arti di Bologna ed espose spesso alle Biennali di Venezia, alle Quadriennali di Roma e alla grande mostra inaugurale di arte contemporanea organizzata dal Ministero della Pubblica Istruzione nel 1941, ottenendo anche premi e riconoscimenti per il suo lavoro. Dall'altro lato l'artista fu oggetto di pesanti critiche per la natura apolitica del suo lavoro e nel 1943 fu anche brevemente detenuto a causa dei legami che aveva intessuto con la Resistenza. Nonostante questo clima di paura e incertezza, gli anni della guerra furono estremamente produttivi per l'artista; Janet Abramowicz ha commentato che "alcune delle opere che Morandi dipinse durante la guerra sono da annoverare tra le più belle della sua carriera" (J. Abramowicz, Giorgio Morandi, The Art of Silence, New Haven, 2004, p. 168). Per alcuni dei suoi contemporanei, il carattere gentile e non retorico dell'opera dell'artista forniva un balsamo per gli spiriti sconvolti dagli accadimenti di questi anni, come ricordava nel 1963 il critico Giuseppe Marchiori: "Durante la tragedia del conflitto e dell'oppressione eravamo confortati nel nostro dolore dal pensiero dell'uomo in una stanza di via Fondazza... Morandi stava con ogni probabilità dipingendo un quadro di bottiglie, lampade e scatole polverose. In mezzo al clamore della guerra la sua silenziosa e solitaria fermezza erano un riparo; era una nobile protesta dell'uomo [che era] 'il più fuori' dal mondo" (citato in J. Abramowicz, Op., cit., p. 165).
La popolarità e la reputazione di Morandi non hanno fatto che crescere negli anni successivi al 1945, le sue opere connotate da una bellezza serena hanno superato di gran lunga il programma del regime fascista de La Romanità e L'uomo nuovo. La presente opera si distingue per la sua storia espositiva, essendo stata esposta a un pubblico internazionale a San Paolo del 1957. Durante la Biennale di San Paolo, Morandi ebbe l'onore di avere una sala speciale riservata a trenta delle sue opere, da lui stesso selezionate; in quell'occasione gli fu inoltre assegnato il primo premio per la pittura.

The present still life painting is an exceptionally fine example of Morandi's almost obsessive devotion to the craft of still-life painting, and his ability to sublimate arrangements of apparently mundane objects into something much greater than the sum of their parts. It reflects the artist's lifelong contemplation of objects, usually bottles and containers of the most ordinary kind, for their interest as volumetric form and colour, one shape in relation to the others, and moreover for the emotional nuances associated with certain long-held, familiar things. Many of the objects in the present composition will also be familiar to those with an interest in Morandi's oeuvre; the large pitcher, coffee tins, tall bottles, coffee tins and knife feature in different arrangements in many of his oils. Some of these are sufficiently iconic to have been photographed in-situ for Joel Meyerowitz's exhibition Morandi's Objects (Bologna, 2015). Yet despite the repetition of familiar elements, Natura morta exemplifies Morandi's ability to establish a new spatial language with each painting. Umberto Eco, another prominent Bolognese, compared this iterative approach to writing music, where variation "is the basic mechanism of invention and development… Musical variation works on the infinitesimal, it advances the melodic, rhythmic or harmonic discourse, to mark the tempo" (Umberto Eco, Il mio Morandi, in "L'Unità", 5 October 1993).
The present work establishes its uniqueness in a number of ways. Compared to other still lifes from 1941, it selects a greater number (eleven) and variety of objects for inclusion in the composition. The arrangement is also comparatively informal, while retaining a distinct compositional rhythm and visual harmony. Many contemporary works arrange smaller groups of visually similar objects in controlled, linear arrangements. Here, however, cuboid coffee tins mingle with the cylindrical forms of bottles and jugs in an apparently loose crowd. The arrangement is far from haphazard, however, with subtle touches adding elements of structure, repetition and counterpoint. Spouts of pitchers and coffee point either directly left or right, imitating and mirroring each other. Almost every object overlaps or is overlapped by another, interrupting the outline of forms and altering how they are perceived. The resulting sense of three dimensional space allows the pitcher at the back left to fade into the distance, while the two tall bottles rise above the group, anchoring the composition. The depth effect is heightened by the use of cast shadows against the wall and tablecloth, and the knife which lies flush with the surface of the tablecloth in the foreground. All this is captured using a muted colour palette of dusty rose tones, soft lighting and the carefully worked, but informal brushwork characteristic of Morandi.
The ultimate result is timeless meditative piece which draws the viewer in and rewards close observation and consideration. It perfectly encapsulates the artist's idea of himself as "essentially a painter of the kind of still life composition that communicates a sense of tranquillity and privacy, moods which I have always valued above all else". Even prior to painting, the objects were carefully prepared to help evoke this mood; everything was kept dusty, the inside of transparent bottles were coated with a layer of paint (both desirable for creating matt surfaces with minimal reflections), and labels and identifying marks were stripped off containers, as seen in the bare surfaces of the coffee tins pictured here.
There is a definite poignancy to Morandi's still lifes of the war years, their atmosphere of calm and contemplation representing the antithesis of the spreading horror and chaos everywhere around him. His beloved home city of Bologna suffered heavy Allied bombing later after the German military reinstated Mussolini and took control of the country in 1943; from that point Allied air raids razed enormous areas of the city, and almost 2,500 civilians were killed. He was periodically forced to flee for the countryside, including to Grizzana, where he occupied himself by painting some of the finest landscapes of his career. The Allied capture of the city in April 1945 brought this to an end, along with a sustained period in the dangerous position of an artist, who though not openly critical of Italy's Fascist leaders, did nothing to promote their cause. On the one hand, Morandi benefitted from the Fascist government's extensive patronage of the arts. He was made a professor at the Bologna Accademia di Belle Arti and exhibited extensively in the Venice Biennales, Rome Quadrenniales and the Ministry of Education's large inaugural exhibition of contemporary art in 1941, even winning awards and plaudits for his work. On the other hand, he came under heavy criticism for the apolitical nature of his work and was even briefly detained in 1943 due to connections in the Resistenza. Despite this climate of fear and uncertainly, the war years were extremely productive for the artist; Janet Ambramowicz has commented that "some of the works that Morandi painted during the war are among the most beautiful of his career" (J. Abramowicz, Giorgio Morandi, The Art of Silence, New Haven 2004, p. 168). For some contemporaries, the gentle, non-rhetorical character of Morandi's work provided a balm for the troubled spirit, as the critic Giuseppe Marchiori recalled in 1963: "During the tragedy of conflict and oppression we were consoled in our sorrow by the thought of the man in a room on the Via Fondazza… Morandi was in all probability painting a picture of bottles, lamps and dusty boxes. Amid the clamor of war his silent and lonely steadfastness was a bulwark; it was a noble protest of the man [who was] 'the most out of step' in the world" (quoted in J. Abramowicz, Op., cit., p. 165).
Morandi's popularity and reputation has only grown in the years since 1945, his serenely beautiful works far outlasting the Fascist regime's programme of La Romanità and The New Man. The present work is particularly distinguished by its exhibition history, having been displayed to an international audience in São Paulo in 1957. During the São Paulo Biennale, Morandi was given the special honour of having a special room reserved for 30 of his works, which he selected himself; he was also awarded the first prize for painting.

Brought to you by

Elena Zaccarelli
Elena Zaccarelli Senior Specialist, Head of Sale, Milan

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