Lot Essay
"Lavorare per il pubblico, sui miti e materiali così popolari come la pubblicità e le merci, non mi è mai interessato. Io lavoravo semmai sui miti della Cultura..."
(Tano Festa)
Il gruppo di opere, che viene offerto in questa sezione del catalogo, proviene da una raffinata raccolta privata, caratterizzata dall'amorosa cura ed attenzione del collezionista nella scelta dei lavori, scrupolosamente selezionati tra quelli che meglio possono rappresentare lo spirito e le idee chiave della produzione di ciascun artista scelto.
L'attenzione per le nuove forme linguistiche, che si affermano nel clima culturale di ricerca e trasformazione dell'Italia post-bellica, è uno dei principali comune denominatori tra tutte queste opere. Carla Accardi è presente con un'opera di grandi dimensioni, in cui molto bene si legge l'ipnotica sperimentazione segnica, mentre di Tano Festa presentiamo un raro lavoro, Le stanze del Vaticano-particolare, intrigante per datazione e forza iconica.
La collezione attraversa poi gli anni Settanta e Ottanta e si concentra sulle trasformazioni linguistiche a cui approdano artisti italiani particolarmente celebrati dalla critica e dal collezionismo odierno. Così la collezione rivela un suo indirizzo più lirico con opere come lo storico Contrappunto semplice di Fausto Melotti ed una sua anima "minimal" con il ricercato lavoro di Fabio Mauri. L'arte concettuale è rappresentata da un'opera particolarmente significativa di Alighiero Boetti e da un quadro in lamina d'oro e tempera di Gino de Dominicis. Chiudono la panoramica cronologica sulle più incisive forme espressive di artisti italiani del XX secolo, due lavori di Nicola De Maria e Piero Dorazio.
"Le opere di Tano Festa sono caratterizzate da una percezione costante di spazio come un luogo immaginario o vero. La forma è spesso riottenuta e riscoperta dall'artista in modi diversi, liberata dalla sua funzione e messa in uno stato di sospensione percettiva, come una mostra di banalità contemporanea in un museo. Gli elementi dell'opera, la sua lingua interna, sono sospesi perché sono congelati in un nuovo modo di presentazione.
Tano Festa ha una visione completamente personale e soggettiva che si libera dal peso del passato in modo da purificarlo in una forma di pensiero estensiva, calligrafica e concettuale che è ancorata a Roma, un punto preciso sulla Terra, eppure estramente nomade e internazionale.
Se è vero che vedere e pensare non sono categorie diverse, questo sembra essere il punto focale di tutta l'operazione."
(A. Bonito Oliva, Minimalia: An Italian Vision in 20th Century Art, Milano 1999)
(Tano Festa)
Il gruppo di opere, che viene offerto in questa sezione del catalogo, proviene da una raffinata raccolta privata, caratterizzata dall'amorosa cura ed attenzione del collezionista nella scelta dei lavori, scrupolosamente selezionati tra quelli che meglio possono rappresentare lo spirito e le idee chiave della produzione di ciascun artista scelto.
L'attenzione per le nuove forme linguistiche, che si affermano nel clima culturale di ricerca e trasformazione dell'Italia post-bellica, è uno dei principali comune denominatori tra tutte queste opere. Carla Accardi è presente con un'opera di grandi dimensioni, in cui molto bene si legge l'ipnotica sperimentazione segnica, mentre di Tano Festa presentiamo un raro lavoro, Le stanze del Vaticano-particolare, intrigante per datazione e forza iconica.
La collezione attraversa poi gli anni Settanta e Ottanta e si concentra sulle trasformazioni linguistiche a cui approdano artisti italiani particolarmente celebrati dalla critica e dal collezionismo odierno. Così la collezione rivela un suo indirizzo più lirico con opere come lo storico Contrappunto semplice di Fausto Melotti ed una sua anima "minimal" con il ricercato lavoro di Fabio Mauri. L'arte concettuale è rappresentata da un'opera particolarmente significativa di Alighiero Boetti e da un quadro in lamina d'oro e tempera di Gino de Dominicis. Chiudono la panoramica cronologica sulle più incisive forme espressive di artisti italiani del XX secolo, due lavori di Nicola De Maria e Piero Dorazio.
"Le opere di Tano Festa sono caratterizzate da una percezione costante di spazio come un luogo immaginario o vero. La forma è spesso riottenuta e riscoperta dall'artista in modi diversi, liberata dalla sua funzione e messa in uno stato di sospensione percettiva, come una mostra di banalità contemporanea in un museo. Gli elementi dell'opera, la sua lingua interna, sono sospesi perché sono congelati in un nuovo modo di presentazione.
Tano Festa ha una visione completamente personale e soggettiva che si libera dal peso del passato in modo da purificarlo in una forma di pensiero estensiva, calligrafica e concettuale che è ancorata a Roma, un punto preciso sulla Terra, eppure estramente nomade e internazionale.
Se è vero che vedere e pensare non sono categorie diverse, questo sembra essere il punto focale di tutta l'operazione."
(A. Bonito Oliva, Minimalia: An Italian Vision in 20th Century Art, Milano 1999)