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"Alle prime ore del mattino, sveglia. Sento la nave che non traballa più e che scivola lentamente sull'acqua quasi ferma. Siamo nella baia di New York. Si ode un rumoroso traffico di bauli. Nelle cabine le valigie vengono riordinate e richiuse. I passeggeri sono quasi tutti sui ponti. Prendo il cappotto e salgo anch'io in coperta. Buio, freddo, pioggia sottile, e qualche lontano faro a luci alternate. Il giorno avanza sensibilmente. Dalla fitta nebbia si vedono spuntare come magiche apparizioni, in alto, strette pareti regolarmente foracchiate, come pezzi di un gigantesco scatolame turrito. Sono i grattacieli che si vedono vagamente lontani". (F. Depero, Fortunato Depero nelle opere e nella vita, Rovereto 1940, p. 284)
"Si tratta di un importante ritrovamento che va, forse, a gettare luce nell'iconografia deperiana. L'opera, infatti, si riferisce all'omonima famosa tempera del Museo Depero, datata 1930, ma probabilmente posteriore (assieme all'altra scenografia non fu mai esposta prima del 1953 e in quel catalogo risulta riprodotta l'altra, non firmata, né datata), della quale credo sia antecedente, proprio per l'evidente stato ancora progettuale, appunto confermato da una stesura pittorica nervosa (mentre invece quelle del Museo Depero sono ben più definite)". (M. Scudiero)
"Si tratta di un importante ritrovamento che va, forse, a gettare luce nell'iconografia deperiana. L'opera, infatti, si riferisce all'omonima famosa tempera del Museo Depero, datata 1930, ma probabilmente posteriore (assieme all'altra scenografia non fu mai esposta prima del 1953 e in quel catalogo risulta riprodotta l'altra, non firmata, né datata), della quale credo sia antecedente, proprio per l'evidente stato ancora progettuale, appunto confermato da una stesura pittorica nervosa (mentre invece quelle del Museo Depero sono ben più definite)". (M. Scudiero)