拍品专文
Il tema della Piazza d'Italia è uno dei più richiesti e caratteristici della produzione pittorica di Giorgio de Chirico; l'accuratezza nell'esecuzione pone questo dipinto accanto ai migliori esempi della serie.
La struttura compositiva è eccezionalmente equilibrata: due architetture si fronteggiano a destra e a sinistra del dipinto formando delle quinte porticate e conducendo l'occhio dello spettatore verso il fondo. Mentre in altri soggetti metafisici l'abbandono di una costruzione razionale dello spazio è evidente, nelle Piazze d'Italia edifici e paesaggi sono eseguiti rispettando perfettamente i canoni della prospettiva rinascimentale.
L'architettura che domina la posizione centrale del dipinto appare ostile e impenetrabile; le due uniche aperture, visibili appena, sono nascoste dall'artista in un'ombra profonda. La funzione di questo edificio è lasciata volutamente ambigua: la pianta centrale, la dimensione, l'isolamento farebbero pensare a un tempio, anche se le bandiere che lo ornano parrebbero far escludere questa ipotesi. Dal punto di vista puramente architettonico si tratta evidentemente di una fusione tra la pianta centrale del Rinascimento e la struttura del tempio classico greco, il che rivela ancora una volta quanto la modernità di de Chirico sia radicata nel passato.
Le ombre lunghe determinano l'ora, che è probabilmente quella di un malinconico pomeriggio inoltrato. Il treno che corre su un terrapieno in lontananza campeggia sul caratteristico cielo giallo-verde; nel silenzio della piazza appaiono solo due uomini assorti in una conversazione e la statua di Arianna (nei primi dipinti di de Chirico questa statua appare ornata dalla scritta Malinconia e certamente rappresenta questo stato d'animo, ritenuto dalla cultura del tempo il più propizio alla creazione). Non solo l'immensa piazza è quasi deserta, ma anche le architetture che la circondano sembrano esserlo: le persiane di quella sulla sinistra sono tutte chiuse e attraverso le finestre dell'altra non si percepiscono segni di presenza umana.
Rimane solo un elemento da osservare. In primissimo piano giace un parallelepipedo difficilmente identificabile: una cassa abbandonata da qualcuno che ha lasciato la piazza o il piedistallo di un scultura che non si trova più l da tempo, in ogni caso la traccia di una presenza ormai scomparsa. Questo elemento è il più vicino allo spettatore ma anche quello che è più difficile notare; quasi completamente immerso nell'ombra e privo di colori completa l'enigma di questo dipinto.
La struttura compositiva è eccezionalmente equilibrata: due architetture si fronteggiano a destra e a sinistra del dipinto formando delle quinte porticate e conducendo l'occhio dello spettatore verso il fondo. Mentre in altri soggetti metafisici l'abbandono di una costruzione razionale dello spazio è evidente, nelle Piazze d'Italia edifici e paesaggi sono eseguiti rispettando perfettamente i canoni della prospettiva rinascimentale.
L'architettura che domina la posizione centrale del dipinto appare ostile e impenetrabile; le due uniche aperture, visibili appena, sono nascoste dall'artista in un'ombra profonda. La funzione di questo edificio è lasciata volutamente ambigua: la pianta centrale, la dimensione, l'isolamento farebbero pensare a un tempio, anche se le bandiere che lo ornano parrebbero far escludere questa ipotesi. Dal punto di vista puramente architettonico si tratta evidentemente di una fusione tra la pianta centrale del Rinascimento e la struttura del tempio classico greco, il che rivela ancora una volta quanto la modernità di de Chirico sia radicata nel passato.
Le ombre lunghe determinano l'ora, che è probabilmente quella di un malinconico pomeriggio inoltrato. Il treno che corre su un terrapieno in lontananza campeggia sul caratteristico cielo giallo-verde; nel silenzio della piazza appaiono solo due uomini assorti in una conversazione e la statua di Arianna (nei primi dipinti di de Chirico questa statua appare ornata dalla scritta Malinconia e certamente rappresenta questo stato d'animo, ritenuto dalla cultura del tempo il più propizio alla creazione). Non solo l'immensa piazza è quasi deserta, ma anche le architetture che la circondano sembrano esserlo: le persiane di quella sulla sinistra sono tutte chiuse e attraverso le finestre dell'altra non si percepiscono segni di presenza umana.
Rimane solo un elemento da osservare. In primissimo piano giace un parallelepipedo difficilmente identificabile: una cassa abbandonata da qualcuno che ha lasciato la piazza o il piedistallo di un scultura che non si trova più l da tempo, in ogni caso la traccia di una presenza ormai scomparsa. Questo elemento è il più vicino allo spettatore ma anche quello che è più difficile notare; quasi completamente immerso nell'ombra e privo di colori completa l'enigma di questo dipinto.