拍品专文
Non mi interessa lo spazio di cui parlate voi. La mia è una dimensione diversa
Lucio Fontana
In quest'opera Lucio Fontana utilizza la più potente delle sue strutture compositive, quella destinata a diventare un'icona del XX secolo: il taglio unico centrale, perfettamente dritto, impaginato con sublime equilibrio rispetto ai margini della tela da cui è circondato. Come ricorda Enrico Crispolti "se nel buco il gesto è evocato soprattutto fisicamente, nel taglio il gesto risulta invece come essenzializzato in un'assolutezza perentoria quasi concettuale, con la quale del resto concorda l'essenzialità mentale del campo pittorico momocromo entro il quale si realizza" (Enrico Crispolti, Oltre l'Informale. Anni Sessanta, in Lucio Fontana, cat. mostra Roma 1998, p. 241).
La preferenza accordata da molti artisti, nel corso degli anni Sessanta, al monocromo ha molteplici ragioni. Klein sceglie i colori che meglio si associano al suo peculiare misticismo, la rinuncia di Manzoni ai rapporti tonali è l'ennesimo sberleffo alla tradizione pittorica. Nel caso di Fontana, invece, l'utilizzo di un solo colore è dovuta ad esigenze di concentrazione espressiva. Due filoni infatti convivono nell'anima di Fontana: uno ricco, festoso, esplosivo (si pensi ai Barocchi e alla ceramiche), l'altro sobrio, rigoroso e fantasiosamente austero (di cui i Tagli sono il maggiore esempio). Fontana raramente mescola i due registri e di volta in volta seleziona gli strumenti espressivi che meglio si adattano al risultato che vuole ottenere. Nel caso dei Tagli i temi dello spazio, del gesto (e di tempo) sono già sufficienti a riempire di senso l'opera; l'utilizzo di altri elementi sarebbe fuorviante e questo giustifica una decisa scelta monocroma.
In questo dipinto Fontana compie un passo successivo: non solo rinuncia ai rapporti di colore, ma rinuncia del tutto al colore dipinto. La tela viene lasciata grezza così che l'occhio dello spettatore sia portato a concentrarsi solo sul taglio. Quest'uso brutalista e realista dei materiali è quasi un'anticipazione dell'arte povera e precorre una delle principali scoperte del raggruppamento torinese, e cioè che un materiale grezzo ha per l'occhio contemporaneo una forza primigenia che gli oggetti finiti o trattati perdono completamente.
La cementite (una sorta di fondo o di preparazione per la pittura, che era raramente utilizzata nell'ambito delle Belle Arti) asciugandosi conferisce alla tela appena tagliata quella morbida e regolare curvatura che contraddistingue le opere di Fontana. Il taglio assume un carattere tridimensionale quasi scultoreo e si inclina dolcemente verso lo spazio retrostante portando la tela e lo sguardo dello spettatore ad incontrare lo spazio infinito al di là dell'opera.
Lucio Fontana
In quest'opera Lucio Fontana utilizza la più potente delle sue strutture compositive, quella destinata a diventare un'icona del XX secolo: il taglio unico centrale, perfettamente dritto, impaginato con sublime equilibrio rispetto ai margini della tela da cui è circondato. Come ricorda Enrico Crispolti "se nel buco il gesto è evocato soprattutto fisicamente, nel taglio il gesto risulta invece come essenzializzato in un'assolutezza perentoria quasi concettuale, con la quale del resto concorda l'essenzialità mentale del campo pittorico momocromo entro il quale si realizza" (Enrico Crispolti, Oltre l'Informale. Anni Sessanta, in Lucio Fontana, cat. mostra Roma 1998, p. 241).
La preferenza accordata da molti artisti, nel corso degli anni Sessanta, al monocromo ha molteplici ragioni. Klein sceglie i colori che meglio si associano al suo peculiare misticismo, la rinuncia di Manzoni ai rapporti tonali è l'ennesimo sberleffo alla tradizione pittorica. Nel caso di Fontana, invece, l'utilizzo di un solo colore è dovuta ad esigenze di concentrazione espressiva. Due filoni infatti convivono nell'anima di Fontana: uno ricco, festoso, esplosivo (si pensi ai Barocchi e alla ceramiche), l'altro sobrio, rigoroso e fantasiosamente austero (di cui i Tagli sono il maggiore esempio). Fontana raramente mescola i due registri e di volta in volta seleziona gli strumenti espressivi che meglio si adattano al risultato che vuole ottenere. Nel caso dei Tagli i temi dello spazio, del gesto (e di tempo) sono già sufficienti a riempire di senso l'opera; l'utilizzo di altri elementi sarebbe fuorviante e questo giustifica una decisa scelta monocroma.
In questo dipinto Fontana compie un passo successivo: non solo rinuncia ai rapporti di colore, ma rinuncia del tutto al colore dipinto. La tela viene lasciata grezza così che l'occhio dello spettatore sia portato a concentrarsi solo sul taglio. Quest'uso brutalista e realista dei materiali è quasi un'anticipazione dell'arte povera e precorre una delle principali scoperte del raggruppamento torinese, e cioè che un materiale grezzo ha per l'occhio contemporaneo una forza primigenia che gli oggetti finiti o trattati perdono completamente.
La cementite (una sorta di fondo o di preparazione per la pittura, che era raramente utilizzata nell'ambito delle Belle Arti) asciugandosi conferisce alla tela appena tagliata quella morbida e regolare curvatura che contraddistingue le opere di Fontana. Il taglio assume un carattere tridimensionale quasi scultoreo e si inclina dolcemente verso lo spazio retrostante portando la tela e lo sguardo dello spettatore ad incontrare lo spazio infinito al di là dell'opera.