Fortunato Depero (1892-1960)
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Fortunato Depero (1892-1960)

La ciociara

细节
Fortunato Depero (1892-1960)
La ciociara
firmato e datato Depero, Rovereto, 1919 (in basso a destra)
olio su tela
cm 100x70
Eseguito nel 1919
来源
Koyné Pieroni, Roma
ivi acquisito dall'attuale proprietario nel 1977
出版
M. Fagiolo dell'arco, G. Belli, N. Boschiero, Depero, Milano 1988, p. 120, n. 16 (illustrato)
展览
Milano, Galleria Centrale d'Arte, Depero e la Sua Casa d'Arte, 29 gennaio - 20 febbraio 1921; poi Roma, Galleria d'Arte Bragaglia, 15 marzo - 15 aprile 1921, n. 93 (datato 1920)
Rovereto, Corso Rosmini 58, Depero, 12 novembre 1988 - 14 gennaio 1989; poi, Düsseldorf, Kunsthalle, 29 gennaio - 12 marzo 1989; poi Milano, Palazzo Reale, marzo - maggio 1989, cat., p. 120, n. 16 (illustrato)
Napoli, Palazzo Reale, Futurismo e meridione, 18 luglio - 31 ottobre 1996, cat., p. 42 (illustrato)
注意事项
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's Resale Right Regulations 2006 apply to this lot, the buyer agrees to pay us an amount equal to the resale royalty provided for in those Regulations, and we undertake to the buyer to pay such amount to the artist's collection agent.

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拍品专文

Proveniente da una collezione privata italiana dove per decenni è stata conservata, appare per la prima volta sul mercato la presente opera, datata 1919, di Fortunato Depero.
Si tratta di un'opera rarissima per datazione ed impianto formale, che nella tavolozza cromatica risente della vitalizzante esperienza di Depero a Capri e dell'influenza esercitata dalla lezione di Picasso a Roma negli stessi anni.



"Questa del Depero si potrebbe anche chiamare arte di visione medianica. Se noi, come intenti, quasi magnetizzati davanti alla lastra lucida di uno specchio, ci ponessimo a contempolare le più complesse composizioni del Depero, ci sentiremmo veramente oppressi dal senso di caldura e di luce abbagliante che invade la tela, ci incanteremmo davanti alle casine parallelepipede, ai portici, alle figure intarsiate in un cielo di zaffiro, o di cobalto. Alla nostra memoria tornerebbero pesantemente le scene di certi monumenti egizi, terribili e spettrali appunto nelle loro legnosa e scheletrica semplicità e nel loro ineffabile ritmo.
Depero si è detto partì dal futurismo, ma esso in realtà non à [sic] intaccato per niente quello che in lui c'è di prettamente personale. Egli è un sensuale e un romantico infine. Pieni di biblico e quasi serafico spirito i suoi personaggi campestri con figure di donne che fanno pensare alle statuette degli antichi Babilonesi e Caldei, e altre invece buffe o ripiene di una tragicità moderna.
In altri paesaggi brulli, certi animali nervosi si affacciano cauti a precipizi, fra le solide costruzioni immateriali delle ombre. Ecco una definizione se volete: "Depero, il potente, irrelte, paradossale, fantastico (a Marinetti che piacciono le filze di aggettivi) tremendo, patetico, magico, cartellonista della realtà".
Se un giorno sotto il bel cielo di Roma in una vertigine metafisica vedrete una strada o una bella piazza silenziosa, meccanizzarsi dalle luci e dalle ombre e sul vostro cuore pesante tornerà l'amarezza contemplativa del filosofo che è "al di là del bene e del male", meglio imparerete ad amare l'arte di Depero, intanto accettatela così com'è nella sua orgiastica decoratività."
(F. de Pisis, Conferenza tenuta alla Galleria Bragaglia, Roma 1922; da Prose e articoli, Milano 1947, cit. in M. F. Dell'Arco, G. Belli, N. Boschiero, Depero, Milano 1988, p. 120)