拍品专文
L'opera è realizzata sul retro di una fotografia raffigurante Balla all'età di 4 anni
"Balla è giovanissimo, ma già sono evidenti le sue doti più caratteristiche. Nel baffo dell'Autoritratto serpeggiano dei peli luminosi che captano la luce; si abitua ad usare la matita al posto della macchina fotografica per raccontare il vero".
(P. Baldacci, Ricostruzione di casa Balla, Milano 1986, n. 1)
Il dipinto che presentiamo, proveniente da una collezione privata e mai apparso sul mercato in precedenza, è proprio il primo autoritratto di Giacomo Balla. L'opera appare in quasi tutte le più importanti monografie sull'artista (De Marchis, Barnes Robinson, Lista ecc...) col numero 1, proprio a sottolineare questa primogenitura.
Rappresentare se stesso è, nella carriera di ogni autore, la sfida più avvincente e impegnativa. Le capacità critiche dell'artista vengono messe alla prova dal confronto tra l'immagine pubblica che si cerca di offrire e la percezione che si ha del proprio corpo e della propria interiorità; la rappresentazione della propria individualità, combinata con la ricerca di mezzi espressivi originali, costituisce un delicato esercizio di riflessione creativa e maturazione. Questo è particolarmente vero per gli autoritratti giovanili, eseguiti in un momento in cui nessuno conosce il valore della personalità che si sta formando, testimonianze insostituibili di una fase in cui l'artista affronta sfide fondamentali e incertezze che rischiano di diventare paralizzanti. A maggior ragione la prima di queste prove, il primo autoritratto, assume un valore e una forza espressiva ancora maggiori.
Il dipinto si inserisce perfettamente nel clima culturale torinese all'interno del quale Balla è cresciuto. La città era in quegli anni capitale italiana della fotografia, il padre stesso dell'artista era un appassionato, e tra le persone che frequentavano la casa del pittore c'era anche il fotografo Pilade Bertieri. Questi è probabilmente l'autore del dagherrotipo raffigurante Balla a 4 anni sul retro del quale il pittore dipinse questo autoritratto, il quale prende spunto forse proprio da una fotografia che Bertieri scattò a Balla all'età di 21 anni.
Il dipinto, non datato ma riconducibile agli anni intorno al 1894 rappresenta l'artista a circa 23 anni. Già in questa primissima prova appare evidente la maestria pittorica del giovane Balla e l'attenzione agli elementi di luce e movimento che diventeranno fondamentali della sua attività di pittore futurista. La pennellata veloce di Balla enfatizza lo sguardo dell'artista senza soffermarsi sui particolari dell'ambiente o dell'abito. Questo sguardo, fiero, deciso, apparentemente pronto ad ogni sfida, è anche il punto in cui il dipinto, giocato prevalentemente su tinte fosche, acquista luminosità. Elemento compositivo fondamentale, in un dipinto realizzato con la più grande economia di mezzi, è la torsione del busto che porta il volto ad emergere da uno sfondo indistinto. L'affiorare della fisionomia dell'artista -e quindi per estensione delle sue creazioni- dal buio attraverso uno sforzo di volontà sembra perfettamente in sintonia con il contesto culturale simbolista dell'epoca.
L'impostazione tipicamente romantica ci rimanda all'esempio di autoritratto più vicino, quello celeberrimo di Delacroix, conservato al Louvre. Balla denuncia quindi le sue ambizioni attraverso lo sguardo volitivo con cui si raffigura, ma anche attraverso i modelli a cui sceglie di ispirarsi. Allo stesso tempo vanno sottolineate l'inedita sensibilità con cui per la prima volta Balla impiega l'elemento della luce e la modernità intrinseca di questo ritratto, rappresentata già dalla impostazione della figura. Oggi quella semi torsione del busto e il taglio di luce dello sguardo ricordano qualcosa delle inquadrature cinematografiche. In realtà all'epoca questi elementi anticipavano ciò che di lì a poco avrebbe cambiato la percezione visiva - ed estetica - della cultura dell'immagine. Balla fu infatti uno dei primissimi artisti ad essere intrigato dalle scoperte nel mondo della fotografia e del cinema, che fortemente influenzarono la sua produzione sin dalle prime opere giovanili.
"Balla è giovanissimo, ma già sono evidenti le sue doti più caratteristiche. Nel baffo dell'Autoritratto serpeggiano dei peli luminosi che captano la luce; si abitua ad usare la matita al posto della macchina fotografica per raccontare il vero".
(P. Baldacci, Ricostruzione di casa Balla, Milano 1986, n. 1)
Il dipinto che presentiamo, proveniente da una collezione privata e mai apparso sul mercato in precedenza, è proprio il primo autoritratto di Giacomo Balla. L'opera appare in quasi tutte le più importanti monografie sull'artista (De Marchis, Barnes Robinson, Lista ecc...) col numero 1, proprio a sottolineare questa primogenitura.
Rappresentare se stesso è, nella carriera di ogni autore, la sfida più avvincente e impegnativa. Le capacità critiche dell'artista vengono messe alla prova dal confronto tra l'immagine pubblica che si cerca di offrire e la percezione che si ha del proprio corpo e della propria interiorità; la rappresentazione della propria individualità, combinata con la ricerca di mezzi espressivi originali, costituisce un delicato esercizio di riflessione creativa e maturazione. Questo è particolarmente vero per gli autoritratti giovanili, eseguiti in un momento in cui nessuno conosce il valore della personalità che si sta formando, testimonianze insostituibili di una fase in cui l'artista affronta sfide fondamentali e incertezze che rischiano di diventare paralizzanti. A maggior ragione la prima di queste prove, il primo autoritratto, assume un valore e una forza espressiva ancora maggiori.
Il dipinto si inserisce perfettamente nel clima culturale torinese all'interno del quale Balla è cresciuto. La città era in quegli anni capitale italiana della fotografia, il padre stesso dell'artista era un appassionato, e tra le persone che frequentavano la casa del pittore c'era anche il fotografo Pilade Bertieri. Questi è probabilmente l'autore del dagherrotipo raffigurante Balla a 4 anni sul retro del quale il pittore dipinse questo autoritratto, il quale prende spunto forse proprio da una fotografia che Bertieri scattò a Balla all'età di 21 anni.
Il dipinto, non datato ma riconducibile agli anni intorno al 1894 rappresenta l'artista a circa 23 anni. Già in questa primissima prova appare evidente la maestria pittorica del giovane Balla e l'attenzione agli elementi di luce e movimento che diventeranno fondamentali della sua attività di pittore futurista. La pennellata veloce di Balla enfatizza lo sguardo dell'artista senza soffermarsi sui particolari dell'ambiente o dell'abito. Questo sguardo, fiero, deciso, apparentemente pronto ad ogni sfida, è anche il punto in cui il dipinto, giocato prevalentemente su tinte fosche, acquista luminosità. Elemento compositivo fondamentale, in un dipinto realizzato con la più grande economia di mezzi, è la torsione del busto che porta il volto ad emergere da uno sfondo indistinto. L'affiorare della fisionomia dell'artista -e quindi per estensione delle sue creazioni- dal buio attraverso uno sforzo di volontà sembra perfettamente in sintonia con il contesto culturale simbolista dell'epoca.
L'impostazione tipicamente romantica ci rimanda all'esempio di autoritratto più vicino, quello celeberrimo di Delacroix, conservato al Louvre. Balla denuncia quindi le sue ambizioni attraverso lo sguardo volitivo con cui si raffigura, ma anche attraverso i modelli a cui sceglie di ispirarsi. Allo stesso tempo vanno sottolineate l'inedita sensibilità con cui per la prima volta Balla impiega l'elemento della luce e la modernità intrinseca di questo ritratto, rappresentata già dalla impostazione della figura. Oggi quella semi torsione del busto e il taglio di luce dello sguardo ricordano qualcosa delle inquadrature cinematografiche. In realtà all'epoca questi elementi anticipavano ciò che di lì a poco avrebbe cambiato la percezione visiva - ed estetica - della cultura dell'immagine. Balla fu infatti uno dei primissimi artisti ad essere intrigato dalle scoperte nel mondo della fotografia e del cinema, che fortemente influenzarono la sua produzione sin dalle prime opere giovanili.