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Con quattro tagli, ritmicamente disposti sopra un sontuoso sfondo rosso, Concetto Spaziale, Attese di Lucio Fontana racchiude perfettamente l'eloquente combinazione di carica concettuale e sensualità che caratterizza molte delle opere dell'artista. Eseguita tra il 1964 e il 1965, l'opera presenta allo spettatore una superficie monocromatica, squarciata dall'artista stesso con tagli profondi, che cristallizzano la danza dei suoi gesti in schegge di spazio buio, intervallate sulla tela.
Più che come pittore, Fontana iniziò la sua carriera come scultore; attraverso i suoi Tagli, l'artista apportò una sensibilità scultorea al campo della pittura. Forzando lo spettatore a considerare la presenza di un quadro in quanto oggetto a tutto tondo, anche se pur sempre appeso al muro, Fontana dimostrò che la superficie del dipinto non è un campo bidimensionale, come Clement Greenberg aveva cercato di affermare. Il talento scultoreo di Fontana fu inoltre dimostrato nella continua esplorazione dello spazio che caratterizzò molti dei suoi lavori plastici: perfino le sculture figurative degli anni '30, con esitazione e curiosità, sondarono e penetrarono lo spazio circostante, permettendo ad esso di integrarsi alle loro forme. Si tratta di una relazione che raggiunse nei Tagli un apice conciso e calligrafico, in quanto permise allo spazio di entrare in un mondo fino allora abitato dalle illustrazioni.
Nell'era della scienza, dei missili e del viaggio nello spazio, l'arte figurativa era diventata obsoleta per Fontana. L'artista cercò dunque un nuovo linguaggio visivo: in opere come Concetto spaziale, Attese, Fontana riuscì a posizionare lo spazio stesso all'interno di un contesto artistico; allo stesso tempo, perforando la superficie, rivelò la crescente irrilevanza dell'egemonia dell'olio su tela, un mezzo espressivo che, al tempo, dominava gran parte del mondo dell'arte.
Il gesto di Fontana fu un atto di distruzione creativa che aprì allo spettatore un nuovo mondo. Infatti, posizionando del nastro adesivo nero sul retro della tela, Fontana riuscì a creare un'impressione di spazio intravisto attraverso e oltre la tela, come se schegge di universo fossero state catturate nella sua tessitura. Questo è il concetto di Fontana: questa zona immateriale diventa il suo materiale. Fontana ha scolpito lo spazio nei limiti della superficie del quadro, rivelando l'infinito potenziale dell'arte e, per estensione, dell'umanità. Concetto spaziale, Attese fu eseguito solamente qualche anno dopo la morte di un amico, il giovane artista Piero Manzoni. Fontana affermava che i materiali usati da Manzoni rimanevano secondari al concetto espresso delle sue opere: lo stesso si può certamente dire delle opere di Fontana. La tela, benché dipinta di rosso, funge semplicemente da contrasto, spingendo lo spazio in rilievo.
Le forme acquisite dai tagli riflettono la rapidità e l'eleganza dei gesti con i quali Fontana li creò. A volte, come si può osservare nel caso del secondo taglio a sinistra, le fenditure si arcuano leggermente, apparendo ellittiche invece che diritte. In quest'opera i quattro tagli sono presentati in diagonale, acquisendo una dinamicità che ricorda forse alcuni dipinti eseguiti da un gruppo di artisti italiani che precedette Fontana: i Futuristi. Fontana tuttavia, rimosse l'elemento figurativo dall'equazione artistica: lo spazio serve a rappresentare solo se stesso. In parte per questo motivo, Fontana non si considerò come un Futurista ma come uno "Spazialista".
Sebbene creati con abili e decisi movimenti di rasoio attraverso la superficie, i Tagli di Fontana sono il prodotto di un lungo momento di contemplazione e riflessione. Giorgio Morandi, contemporaneo di Fontana, spiegò una volta che poteva dipingere una natura morta in tempo molto breve, ma che poteva impiegare settimane per sistemare i vasi da ritrarre nel suo studio. In modo simile, Fontana era un perfezionista nella maniera di fare i tagli ed era solito aspettare l'ispirazione prima di farli, come lui stesso spiegò al fotografo Ugo Mulas: "Ho bisogno di molta concentrazione", gli disse nel suo studio, spiegando il perché non fosse in grado di lavorare in presenza di nessun'altra persona. "Non entro nello studio, tolgo la giacca e - snap! porto a compimento tre o quattro tagli. No, a volte lascio la tela appesa per mesi prima di essere sicuro di cosa farne e solo quando sono veramente sicuro, comincio. È una forma rara di viziare la tela; devo sentirmi in perfetta forma per produrre" (L. Fontana, in G. Celant, Lucio Fontana: Ambienti Spaziali: Architecture Art Environments, cat. mostra, New York, 2012, p. 318). Osservando Concetto spaziale, Attese, diventa chiaro come questa sia l'opera di un artista colmo di certezza ed equilibrio. Nella progressione dei due tagli inferiori e più corti, alternati con due più lunghi, il quadro dimostra un carattere calligrafico; persino l'inclinatura delle fenditure contribuisce a questo senso di sequenza.
Creato a metà degli anni '60, Concetto spaziale, Attese è una delle prime opere sul retro delle quali Fontana iscrisse una stravagante frase, quasi un'annotazione da diario. Quest'usanza divenne sempre più di rilievo in quel periodo. Spesso, le frasi sul retro rivelano un aspetto spiritoso del carattere dell'artista, in contrasto con le superfici imperscrutabili delle sue opere. È questo il caso di Concetto spaziale, Attese, sul retro del quale Fontana scrisse: "l. fontana "Concetto spaziale" ATTESE domani vado a riposarmi in america [sic.]". La frase, potrebbe riferirsi a un possibile, desiderato ritorno negli Stati Uniti, che Fontana aveva visitato qualche anno prima in occasione di una mostra di sue opere alla Martha Jackson Gallery, in un viaggio che influenzerà poi la produzione delle sue opera in rame. O magari Fontana scrisse la frase in contemplazione del Sud America, dove l'artista abitò negli anni della sua giovinezza e durante la Seconda Guerra Mondiale.
Più che come pittore, Fontana iniziò la sua carriera come scultore; attraverso i suoi Tagli, l'artista apportò una sensibilità scultorea al campo della pittura. Forzando lo spettatore a considerare la presenza di un quadro in quanto oggetto a tutto tondo, anche se pur sempre appeso al muro, Fontana dimostrò che la superficie del dipinto non è un campo bidimensionale, come Clement Greenberg aveva cercato di affermare. Il talento scultoreo di Fontana fu inoltre dimostrato nella continua esplorazione dello spazio che caratterizzò molti dei suoi lavori plastici: perfino le sculture figurative degli anni '30, con esitazione e curiosità, sondarono e penetrarono lo spazio circostante, permettendo ad esso di integrarsi alle loro forme. Si tratta di una relazione che raggiunse nei Tagli un apice conciso e calligrafico, in quanto permise allo spazio di entrare in un mondo fino allora abitato dalle illustrazioni.
Nell'era della scienza, dei missili e del viaggio nello spazio, l'arte figurativa era diventata obsoleta per Fontana. L'artista cercò dunque un nuovo linguaggio visivo: in opere come Concetto spaziale, Attese, Fontana riuscì a posizionare lo spazio stesso all'interno di un contesto artistico; allo stesso tempo, perforando la superficie, rivelò la crescente irrilevanza dell'egemonia dell'olio su tela, un mezzo espressivo che, al tempo, dominava gran parte del mondo dell'arte.
Il gesto di Fontana fu un atto di distruzione creativa che aprì allo spettatore un nuovo mondo. Infatti, posizionando del nastro adesivo nero sul retro della tela, Fontana riuscì a creare un'impressione di spazio intravisto attraverso e oltre la tela, come se schegge di universo fossero state catturate nella sua tessitura. Questo è il concetto di Fontana: questa zona immateriale diventa il suo materiale. Fontana ha scolpito lo spazio nei limiti della superficie del quadro, rivelando l'infinito potenziale dell'arte e, per estensione, dell'umanità. Concetto spaziale, Attese fu eseguito solamente qualche anno dopo la morte di un amico, il giovane artista Piero Manzoni. Fontana affermava che i materiali usati da Manzoni rimanevano secondari al concetto espresso delle sue opere: lo stesso si può certamente dire delle opere di Fontana. La tela, benché dipinta di rosso, funge semplicemente da contrasto, spingendo lo spazio in rilievo.
Le forme acquisite dai tagli riflettono la rapidità e l'eleganza dei gesti con i quali Fontana li creò. A volte, come si può osservare nel caso del secondo taglio a sinistra, le fenditure si arcuano leggermente, apparendo ellittiche invece che diritte. In quest'opera i quattro tagli sono presentati in diagonale, acquisendo una dinamicità che ricorda forse alcuni dipinti eseguiti da un gruppo di artisti italiani che precedette Fontana: i Futuristi. Fontana tuttavia, rimosse l'elemento figurativo dall'equazione artistica: lo spazio serve a rappresentare solo se stesso. In parte per questo motivo, Fontana non si considerò come un Futurista ma come uno "Spazialista".
Sebbene creati con abili e decisi movimenti di rasoio attraverso la superficie, i Tagli di Fontana sono il prodotto di un lungo momento di contemplazione e riflessione. Giorgio Morandi, contemporaneo di Fontana, spiegò una volta che poteva dipingere una natura morta in tempo molto breve, ma che poteva impiegare settimane per sistemare i vasi da ritrarre nel suo studio. In modo simile, Fontana era un perfezionista nella maniera di fare i tagli ed era solito aspettare l'ispirazione prima di farli, come lui stesso spiegò al fotografo Ugo Mulas: "Ho bisogno di molta concentrazione", gli disse nel suo studio, spiegando il perché non fosse in grado di lavorare in presenza di nessun'altra persona. "Non entro nello studio, tolgo la giacca e - snap! porto a compimento tre o quattro tagli. No, a volte lascio la tela appesa per mesi prima di essere sicuro di cosa farne e solo quando sono veramente sicuro, comincio. È una forma rara di viziare la tela; devo sentirmi in perfetta forma per produrre" (L. Fontana, in G. Celant, Lucio Fontana: Ambienti Spaziali: Architecture Art Environments, cat. mostra, New York, 2012, p. 318). Osservando Concetto spaziale, Attese, diventa chiaro come questa sia l'opera di un artista colmo di certezza ed equilibrio. Nella progressione dei due tagli inferiori e più corti, alternati con due più lunghi, il quadro dimostra un carattere calligrafico; persino l'inclinatura delle fenditure contribuisce a questo senso di sequenza.
Creato a metà degli anni '60, Concetto spaziale, Attese è una delle prime opere sul retro delle quali Fontana iscrisse una stravagante frase, quasi un'annotazione da diario. Quest'usanza divenne sempre più di rilievo in quel periodo. Spesso, le frasi sul retro rivelano un aspetto spiritoso del carattere dell'artista, in contrasto con le superfici imperscrutabili delle sue opere. È questo il caso di Concetto spaziale, Attese, sul retro del quale Fontana scrisse: "l. fontana "Concetto spaziale" ATTESE domani vado a riposarmi in america [sic.]". La frase, potrebbe riferirsi a un possibile, desiderato ritorno negli Stati Uniti, che Fontana aveva visitato qualche anno prima in occasione di una mostra di sue opere alla Martha Jackson Gallery, in un viaggio che influenzerà poi la produzione delle sue opera in rame. O magari Fontana scrisse la frase in contemplazione del Sud America, dove l'artista abitò negli anni della sua giovinezza e durante la Seconda Guerra Mondiale.