拍品专文
'Ho cercato di lavorare con immagini che tutti vedono o hanno visto, sviluppandole in modo da far emergere la loro essenza, le loro possibilità germinali e primarie'.
MARIO SCHIFANO
Oscillando tra un'organizzazione controllata delle forme e una fluidità libera, quasi astratta, Paesaggio anemico del 1965 rappresenta al meglio l'inconfondibile pratica paesaggistica di Mario Schifano. L'artista decostruisce la pittura di paesaggio con ammirevole agilità concettuale, utilizzando varie strategie visuali che sovvertono le norme del genere. Concentrandosi sul cielo e riducendo il paesaggio stesso a due frastagliate fasce di verde, l'artista introduce ulteriore ambiguità dipingendo una grande nuvola che attraversa il centro del quadro, circondata da sottili tubi di grigio intrecciati nella composizione. L'opera sembra avvicinarsi all'astrazione: dipinta con vernice industriale ad essicazione rapida nello stile viscerale caratteristico di Schifano. Le forme del paesaggio sembrano dissolversi nei segni stessi della vernice, mentre le pennellate rapide e di diversa tonalità, gli sgocciolamenti e gli scarabocchi di colore rompono l'illusione del paesaggio, spingendoci ad apprezzare il quadro come oggetto fisico.
Schifano conquista rapidamente la fama nazionale e internazionale con le serie dei monocromi e con le opere dedicate ai marchi pubblicitari, influenzate dalla Pop Art, tanto che nel 1962 è incluso nella mostra epocale 'New Realists' della Sidney Janis Gallery a New York. La svolta paesaggistica a metà degli anni Sessanta dunque rappresenta un gesto anticonformista e rivoluzionario nel suo percorso artistico. Dimostrazione del perenne desiderio dell'artista di reinventare se stesso e la sua arte, quella scelta fu difficile da accettare per tanti dei suoi primi sostenitori - ma, come dimostrano opere come Paesaggio anemico, dava inizio a uno dei periodi più significativi, innovativi e, dal punto di vista creativo più riusciti, del suo percorso artistico.
‘I have tried to work with images that everyone sees or has seen, developing and making their essence, their germinal and primary possibilities emerge’.
MARIO SCHIFANO
Oscillating between a regimented organisation of forms and liberated, quasi-abstract fluidity, Paessagio anemico from 1965 demonstrates Mario Schifano’s unmistakable landscape practice at its best. Schifano deconstructs landscape painting with a beautifully realised conceptual agility, using a number of visual strategies that subvert the norms of the genre. Focusing on the sky and reducing the landscape itself to two rugged bands of green, the artist creates further ambiguity by painting an expansive cloud across the centre of the frame, surrounded by thin tubes of grey that weave in and out of the composition. The composition seems on the edge of abstraction: painted with industrial quick-drying enamel paint in Schifano’s visceral style, the forms of the landscape seem to dissolve into the marks of paint themselves, as the artist’s rapid, tonally varied brushstrokes, drips and scribbles of colour puncture the illusion of the landscape, rooting our experience of the painting in our appreciation of it as a physical object.
Having rapidly ascended to national and international prominence with his series of monochromes and Pop-influenced logo works, peaking with his inclusion in the seminal 1962 exhibition ‘New Realists’ at the Sidney Janis Gallery in New York, Mario Schifano’s mid-decade turn to landscape paintings represented a radical, leftfield shift in the artist’s practice. Testament to the artist’s constant desire to reinvent both himself and his art, the decision was difficult to take for many of his early supporters – but as works like Paesaggio anemico show, it opened the door to one of the most important, innovative, and artistically successful periods of the artist’s career.
MARIO SCHIFANO
Oscillando tra un'organizzazione controllata delle forme e una fluidità libera, quasi astratta, Paesaggio anemico del 1965 rappresenta al meglio l'inconfondibile pratica paesaggistica di Mario Schifano. L'artista decostruisce la pittura di paesaggio con ammirevole agilità concettuale, utilizzando varie strategie visuali che sovvertono le norme del genere. Concentrandosi sul cielo e riducendo il paesaggio stesso a due frastagliate fasce di verde, l'artista introduce ulteriore ambiguità dipingendo una grande nuvola che attraversa il centro del quadro, circondata da sottili tubi di grigio intrecciati nella composizione. L'opera sembra avvicinarsi all'astrazione: dipinta con vernice industriale ad essicazione rapida nello stile viscerale caratteristico di Schifano. Le forme del paesaggio sembrano dissolversi nei segni stessi della vernice, mentre le pennellate rapide e di diversa tonalità, gli sgocciolamenti e gli scarabocchi di colore rompono l'illusione del paesaggio, spingendoci ad apprezzare il quadro come oggetto fisico.
Schifano conquista rapidamente la fama nazionale e internazionale con le serie dei monocromi e con le opere dedicate ai marchi pubblicitari, influenzate dalla Pop Art, tanto che nel 1962 è incluso nella mostra epocale 'New Realists' della Sidney Janis Gallery a New York. La svolta paesaggistica a metà degli anni Sessanta dunque rappresenta un gesto anticonformista e rivoluzionario nel suo percorso artistico. Dimostrazione del perenne desiderio dell'artista di reinventare se stesso e la sua arte, quella scelta fu difficile da accettare per tanti dei suoi primi sostenitori - ma, come dimostrano opere come Paesaggio anemico, dava inizio a uno dei periodi più significativi, innovativi e, dal punto di vista creativo più riusciti, del suo percorso artistico.
‘I have tried to work with images that everyone sees or has seen, developing and making their essence, their germinal and primary possibilities emerge’.
MARIO SCHIFANO
Oscillating between a regimented organisation of forms and liberated, quasi-abstract fluidity, Paessagio anemico from 1965 demonstrates Mario Schifano’s unmistakable landscape practice at its best. Schifano deconstructs landscape painting with a beautifully realised conceptual agility, using a number of visual strategies that subvert the norms of the genre. Focusing on the sky and reducing the landscape itself to two rugged bands of green, the artist creates further ambiguity by painting an expansive cloud across the centre of the frame, surrounded by thin tubes of grey that weave in and out of the composition. The composition seems on the edge of abstraction: painted with industrial quick-drying enamel paint in Schifano’s visceral style, the forms of the landscape seem to dissolve into the marks of paint themselves, as the artist’s rapid, tonally varied brushstrokes, drips and scribbles of colour puncture the illusion of the landscape, rooting our experience of the painting in our appreciation of it as a physical object.
Having rapidly ascended to national and international prominence with his series of monochromes and Pop-influenced logo works, peaking with his inclusion in the seminal 1962 exhibition ‘New Realists’ at the Sidney Janis Gallery in New York, Mario Schifano’s mid-decade turn to landscape paintings represented a radical, leftfield shift in the artist’s practice. Testament to the artist’s constant desire to reinvent both himself and his art, the decision was difficult to take for many of his early supporters – but as works like Paesaggio anemico show, it opened the door to one of the most important, innovative, and artistically successful periods of the artist’s career.