拍品专文
"Se mi riprendi mentre faccio un quadro di buchi dopo un po' non avverto più la tua presenza e il mio lavoro procede tranquillo, ma non potrei fare uno di questi grandi tagli mentre qualcuno si muove intorno a me. Sento che se faccio un taglio, così, tanto per far la foto, sicuramente non viene... magari, potrebbe anche riuscire, ma non mi va di fare questa cosa alla presenza di un fotografo, o di chiunque altro. Ho bisogno di molta concentrazione. Cioè non è che entro in studio, mi levo la giacca, e trac! faccio tre o quattro tagli. No, a volte, la tela, la lascio lì appesa per delle settimane prima di essere sicuro di cosa ne farò [..]: devo proprio sentirmi in forma per fare queste cose".
“If you photographed me while I am making one of the buchi, after a while I wouldn’t notice your presence anymore and I would continue my works calmly, but I couldn’t do one of these big tagli with someone moving around me. I feel that if I make a taglio with someone moving around me. I feel that if I make a taglio, like this, only for the photo, it wouldn’t work… I need a lot of concentration. That means that I don’t walk into my studio, take off my jacket, and boom, I make three or four tagli. No, sometimes I leave the canvas there propped up for weeks before I am sure what I will do with it, and only when I feel certain do I begin, and it is rare that I waste a canvas; I really need to feel in shape for doing these things”.
LUCIO FONTANA
Un singolo, netto, taglio incide in modo provocatorio la superficie rossa fiammante dell'opera di Lucio Fontana dal titolo Concetto spaziale, Attesa. Realizzata nel 1967, dieci anni dopo che Fontana diede vita alla sua radicale svolta artistica inaugurando la serie di tagli che lo resero celebre, questo lavoro incarna il drammatico potere concettuale e formale del taglio. Il singolo, irrevocabile gesto servì quale crescente interazione dello Spazialismo di Fontana, un movimento visionario che vide l'artista capovolgere le più consuete convenzioni, incorporando elementi dinamici quali il tempo, lo spazio e la luce nella sua produzione artistica al fine di incarnare gli sviluppi sorprendenti ed epocali dell'era spaziale. Raggiante contro la profonda superficie monocroma, il singolo taglio rivela allo spettatore un frammento di enigmatica oscurità, una visione estatica della realtà infinita appena scoperta, uno spazio cosmico, una dimensione spaziale sconosciuta e insondabile.
Fu inizialmente con i buchi e successivamente con i tagli che Fontana cercò di creare opere d'arte che trascendessero i confini della pittura e della scultura al fine di dar vita a "concetti spaziali". "Viviamo nell'era meccanica", disse. "Le tele dipinte e l'intonaco verticale non hanno più ragione di esistere" (Manifesto Blanco, 1946 in E. Crispolti & R. Siligato (a cura di), Lucio Fontana, catalogo della mostra, Roma, 1998, p. 115). Penetrando nella superficie piana dell'immagine bidimensionale e rivelando lo spazio oscuro che giace al di là di essa, Fontana introdusse uno spazio reale e, di conseguenza, la nozione di tempo nella struttura della tela. La voragine di oscurità che si mette in evidenza con il penetrante taglio dà modo allo spettatore di contemplare il vuoto infinito che esiste oltre la superficie terrestre. In questo modo Fontana non solo realizzò un'opera che potesse interagire con la realtà, bensì anche un lavoro che sintetizzasse in modo elegante gli straordinari sviluppi della sua epoca.
A single, clean slash sweeps defiantly through the flaming red surface of Lucio Fontana’s Concetto spaziale, Attesa. Executed in 1967, a decade after Fontana first made this radical artistic breakthrough and inaugurated the series of tagli for which he is best known, this work embodies the dramatic conceptual and formal power of the slash. This singular, irretractable and irrevocable gesture served as the climactic iteration of Fontana’s Spatialism, a visionary movement that saw the artist overturn convention, incorporating the dynamic elements of time, space and light into his art to embody the extraordinary, epoch-defining developments of the space age. Glowing against the deep monochrome surface, the single sweeping slash reveals a sliver of enigmatic darkness, an entrancing vision of the newly discovered realm of infinite, cosmic space, an unknown, unfathomable spatial dimension.
It was first with the buchi and subsequently with the tagli that Fontana succeeded in creating art that transcended the boundaries of painting and sculpture to instead become ‘spatial concepts’. ‘We live in the mechanical age’, he stated. ‘Painted canvas and upright plaster no longer have any reason to exist’ (Manifesto Blanco, 1946 in E. Crispolti & R. Siligato, eds., Lucio Fontana, exh. cat., Rome, 1998, p. 115). By penetrating through the flat, two-dimensional picture plane and revealing the dark space that lay beyond, Fontana introduced real space and by extension, time, into the structure of the canvas. The chasm of blackness that is revealed by the penetrating slash encourages the viewer to contemplate the infinite void that exists beyond the earth’s surface. In this way, Fontana had not only created a work that could interact with reality, but one that elegantly encapsulated the extraordinary developments of his time.
“If you photographed me while I am making one of the buchi, after a while I wouldn’t notice your presence anymore and I would continue my works calmly, but I couldn’t do one of these big tagli with someone moving around me. I feel that if I make a taglio with someone moving around me. I feel that if I make a taglio, like this, only for the photo, it wouldn’t work… I need a lot of concentration. That means that I don’t walk into my studio, take off my jacket, and boom, I make three or four tagli. No, sometimes I leave the canvas there propped up for weeks before I am sure what I will do with it, and only when I feel certain do I begin, and it is rare that I waste a canvas; I really need to feel in shape for doing these things”.
LUCIO FONTANA
Un singolo, netto, taglio incide in modo provocatorio la superficie rossa fiammante dell'opera di Lucio Fontana dal titolo Concetto spaziale, Attesa. Realizzata nel 1967, dieci anni dopo che Fontana diede vita alla sua radicale svolta artistica inaugurando la serie di tagli che lo resero celebre, questo lavoro incarna il drammatico potere concettuale e formale del taglio. Il singolo, irrevocabile gesto servì quale crescente interazione dello Spazialismo di Fontana, un movimento visionario che vide l'artista capovolgere le più consuete convenzioni, incorporando elementi dinamici quali il tempo, lo spazio e la luce nella sua produzione artistica al fine di incarnare gli sviluppi sorprendenti ed epocali dell'era spaziale. Raggiante contro la profonda superficie monocroma, il singolo taglio rivela allo spettatore un frammento di enigmatica oscurità, una visione estatica della realtà infinita appena scoperta, uno spazio cosmico, una dimensione spaziale sconosciuta e insondabile.
Fu inizialmente con i buchi e successivamente con i tagli che Fontana cercò di creare opere d'arte che trascendessero i confini della pittura e della scultura al fine di dar vita a "concetti spaziali". "Viviamo nell'era meccanica", disse. "Le tele dipinte e l'intonaco verticale non hanno più ragione di esistere" (Manifesto Blanco, 1946 in E. Crispolti & R. Siligato (a cura di), Lucio Fontana, catalogo della mostra, Roma, 1998, p. 115). Penetrando nella superficie piana dell'immagine bidimensionale e rivelando lo spazio oscuro che giace al di là di essa, Fontana introdusse uno spazio reale e, di conseguenza, la nozione di tempo nella struttura della tela. La voragine di oscurità che si mette in evidenza con il penetrante taglio dà modo allo spettatore di contemplare il vuoto infinito che esiste oltre la superficie terrestre. In questo modo Fontana non solo realizzò un'opera che potesse interagire con la realtà, bensì anche un lavoro che sintetizzasse in modo elegante gli straordinari sviluppi della sua epoca.
A single, clean slash sweeps defiantly through the flaming red surface of Lucio Fontana’s Concetto spaziale, Attesa. Executed in 1967, a decade after Fontana first made this radical artistic breakthrough and inaugurated the series of tagli for which he is best known, this work embodies the dramatic conceptual and formal power of the slash. This singular, irretractable and irrevocable gesture served as the climactic iteration of Fontana’s Spatialism, a visionary movement that saw the artist overturn convention, incorporating the dynamic elements of time, space and light into his art to embody the extraordinary, epoch-defining developments of the space age. Glowing against the deep monochrome surface, the single sweeping slash reveals a sliver of enigmatic darkness, an entrancing vision of the newly discovered realm of infinite, cosmic space, an unknown, unfathomable spatial dimension.
It was first with the buchi and subsequently with the tagli that Fontana succeeded in creating art that transcended the boundaries of painting and sculpture to instead become ‘spatial concepts’. ‘We live in the mechanical age’, he stated. ‘Painted canvas and upright plaster no longer have any reason to exist’ (Manifesto Blanco, 1946 in E. Crispolti & R. Siligato, eds., Lucio Fontana, exh. cat., Rome, 1998, p. 115). By penetrating through the flat, two-dimensional picture plane and revealing the dark space that lay beyond, Fontana introduced real space and by extension, time, into the structure of the canvas. The chasm of blackness that is revealed by the penetrating slash encourages the viewer to contemplate the infinite void that exists beyond the earth’s surface. In this way, Fontana had not only created a work that could interact with reality, but one that elegantly encapsulated the extraordinary developments of his time.