拍品专文
"Credo che la materia sia importante nell'evoluzione dell'arte, ma l'artista deve controllarla, si tratta di ciò che utilizza per la sua nuova creazione, ma la cosa importante, la cosa davvero più importante è l'idea...".
"I think Matter is important to the evolution of art, but the artist must control it, it is what the artist uses for his new creation, but the important thing, the most important thing is the idea…"
LUCIO FONTANA
Lucio Fontana, uno dei più significativi artisti italiani del dopoguerra, ebbe una creatività inesauribile e un'immaginazione sconfinata. La sua pratica artistica eclettica e sfaccettata lo condusse alla creazione di una varietà di opere che vanno dalla scultura e dalla ceramica alla pittura, alle installazioni, e che lo videro collaborare con diversi architetti e designers quando esplorò lo Spazialismo, movimento da lui fondato nel 1947. Nell'opera in esame, realizzata nel 1949, l'artista ha creato, con le sue peculiarità distintive, attraverso uno stile modellato gestualmente, la gamba di un tavolo realizzata con una terracotta policroma smaltata. Modellando direttamente e in modo istintivo l'argilla bagnata con le sue mani, ha donato alla superficie sfaccettata di questa struttura colonnare un senso di dinamismo e vigore assimilabile a quello evidente nella moltitudine di sculture in ceramica policroma che stava realizzando in quel momento. Attraverso questi lavori Fontana diede vita a una nuova forma di scultura, che univa al tempo stesso spazio, movimento e materiale per raggiungere un'unità simbiotica e dinamica.
Fontana sosteneva che non vi fossero confini tra i media artistici e le discipline. Era dell'idea che i generi convenzionali erano fuori moda, e affermava "Viviamo nell'era della fisica e della tecnologia. Non hanno più alcuna ragione di esistere il cartone dipinto e l'intonaco" (The Manifesto Blanco, 1946, in ibid., p. 115). La pittura e la scultura si fondevano ai suoi occhi, così come avveniva con le prassi architettoniche e artistiche; in questo modo poteva essere creato un nuovo concetto di "arte spaziale" che corrispondeva agli sviluppi tecnologici di quel momento storico. Credendo profondamente nell'unità delle arti, rimosse i confini solitamente imposti dalla produzione artistica godendosi la libertà della creazione, dando vita ad una varietà entusiasmante di opere e oggetti, come avviene in Gamba di tavolino, che evidenzia le sue appassionate esplorazioni nelle possibilità a cui poteva giungere l'arte nella nuova era tecnologica.
Ispirato dai coevi progressi nel campo della fisica (in particolare la teoria della relatività di Einstein, che fuse il tempo e lo spazio come componenti di un unico continuum), così come dalla ferocia aerodinamica incapsulata dal Futurismo (le sculture figurative di Boccioni ebbero un ruolo particolarmente rilevante), Fontana iniziò a indagare la compenetrazione tra forma scultorea e spazio negativo quale mezzo attraverso cui orchestrare il flusso. Egli passò molto tempo in Argentina durante la Seconda Guerra Mondiale, e fu allora che dette origine al movimento Spaziale. Era un'arte di movimento, di dinamismo che avrebbe consentito all'artista di staccarsi dal figurativismo per abbracciare una futuristica semplicità delle forme. "L'uomo è stanco delle forme della pittura e della scultura", dichiarò nel Manifesto Blanco, un trattato firmato nel 1946 con un gruppo di artisti dell'avanguardia, per i quali Fontana rappresentava una sorta di leader. "Le ripetizioni oppressive mostrano che queste espressioni artistiche hanno portato avanti valori estranei alla nostra civiltà e non hanno possibilità di sviluppo nel futuro... abbandoniamo la pratica di tutte le forme d'arte conosciuta, iniziamo a sviluppare un'arte basata sull'unità del tempo e dello spazio" (Manifesto Blanco, 1946, in E. Crispolti and R. Siligato (a cura di), Lucio Fontana, catalogo della mostra, Roma, 1998, p. 116). Fontana immaginava un'arte che riflettesse in modo autentico l'età nella quale stava vivendo, che inglobasse la velocità e l'energia di un mondo governato dalle macchine, dove i missili avevano raggiunto velocità fino ad allora inconcepibili e il viaggio spaziale stava rapidamente diventando un'effettiva possibilità.
One of the most important post-war Italian artists, Lucio Fontana had possessed inexhaustible creativity and a boundless imagination. His eclectic and multi-faceted artistic practice saw him create an array of art works, from sculpture and ceramics to paintings and installations, collaborating with a range of architects and designers as he explored Spatialism, the movement that he founded in 1947. In the present work, executed in 1949, Fontana created, in his distinctive, gesturally modelled style, a polychrome glazed terracotta table leg. Instinctively modelling the wet clay with his hands, Fontana imbued the multi-faceted surface of this columnar structure with a sense of dynamism and vigour akin to the multitude of polychrome ceramic sculptures that he was also making at this time. With these works, Fontana pioneered a new form of sculpture, one that brought space, movement and material together in a symbiotic, dynamic unity.
Fontana maintained that there were no boundaries between artistic mediums and disciplines. He believed that conventional genres were outmoded, stating, ‘We live in the age of physics and technology. Painted cardboard and erected plaster no longer have any justification to exist’ (The Manifesto Blanco, 1946, in ibid., p. 115). Painting and sculpture merged in the artist’s eyes, as did the practices of architects and artists, so that a new concept of ‘spatial’ art could be created, one that corresponded to the technological developments of the time. Believing in the unity of the arts, Fontana removed the boundaries normally imposed by art making, revelling in the freedom of creation while creating an astonishing variety of art work and objects, such as the present Gamba di tavolino, which displays his passionate explorations into the possibilities of art in a new technological era.
Inspired by contemporary advances in physics (in particular Einstein’s theory of relativity, which fused time and space as components in a single continuum), and the aerodynamic ferocity of Futurism (Boccioni’s sculpted figures were especially influential), Fontana started investigating the interpenetration of sculptural form and negative space as a means through which to orchestrate flux.
Fontana had spent most of the Second World War in Argentina, where the seeds of the Spatial Movement had been sown. This was an art of movement, of dynamism, which would eventually lead the artist to break away from figuration and embrace a futuristic simplicity of forms. ‘Man is tired of the forms of painting and sculpture,’ he declared in the Manifesto Blanco, a treatise penned in conjunction with a group of avant-garde artists in 1946, for whom Fontana was something of a figurehead. ‘The oppressive repetitions show that these arts have stagnated in values that are extraneous to our civilization, and have no possibility of development in the future… we abandon the practice of all the forms of known art, we commence the development of an art based on the unity of time and space’ (Manifesto Blanco, 1946, in E. Crispolti and R. Siligato (eds.), Lucio Fontana, exh. cat., Rome, 1998, p. 116). Fontana envisioned an art that truly reflected the modern epoch in which he was living, one that embodied the speed and energy of a world governed by machines, where rockets had attained speeds hitherto inconceivable and space travel was rapidly becoming a possibility.
"I think Matter is important to the evolution of art, but the artist must control it, it is what the artist uses for his new creation, but the important thing, the most important thing is the idea…"
LUCIO FONTANA
Lucio Fontana, uno dei più significativi artisti italiani del dopoguerra, ebbe una creatività inesauribile e un'immaginazione sconfinata. La sua pratica artistica eclettica e sfaccettata lo condusse alla creazione di una varietà di opere che vanno dalla scultura e dalla ceramica alla pittura, alle installazioni, e che lo videro collaborare con diversi architetti e designers quando esplorò lo Spazialismo, movimento da lui fondato nel 1947. Nell'opera in esame, realizzata nel 1949, l'artista ha creato, con le sue peculiarità distintive, attraverso uno stile modellato gestualmente, la gamba di un tavolo realizzata con una terracotta policroma smaltata. Modellando direttamente e in modo istintivo l'argilla bagnata con le sue mani, ha donato alla superficie sfaccettata di questa struttura colonnare un senso di dinamismo e vigore assimilabile a quello evidente nella moltitudine di sculture in ceramica policroma che stava realizzando in quel momento. Attraverso questi lavori Fontana diede vita a una nuova forma di scultura, che univa al tempo stesso spazio, movimento e materiale per raggiungere un'unità simbiotica e dinamica.
Fontana sosteneva che non vi fossero confini tra i media artistici e le discipline. Era dell'idea che i generi convenzionali erano fuori moda, e affermava "Viviamo nell'era della fisica e della tecnologia. Non hanno più alcuna ragione di esistere il cartone dipinto e l'intonaco" (The Manifesto Blanco, 1946, in ibid., p. 115). La pittura e la scultura si fondevano ai suoi occhi, così come avveniva con le prassi architettoniche e artistiche; in questo modo poteva essere creato un nuovo concetto di "arte spaziale" che corrispondeva agli sviluppi tecnologici di quel momento storico. Credendo profondamente nell'unità delle arti, rimosse i confini solitamente imposti dalla produzione artistica godendosi la libertà della creazione, dando vita ad una varietà entusiasmante di opere e oggetti, come avviene in Gamba di tavolino, che evidenzia le sue appassionate esplorazioni nelle possibilità a cui poteva giungere l'arte nella nuova era tecnologica.
Ispirato dai coevi progressi nel campo della fisica (in particolare la teoria della relatività di Einstein, che fuse il tempo e lo spazio come componenti di un unico continuum), così come dalla ferocia aerodinamica incapsulata dal Futurismo (le sculture figurative di Boccioni ebbero un ruolo particolarmente rilevante), Fontana iniziò a indagare la compenetrazione tra forma scultorea e spazio negativo quale mezzo attraverso cui orchestrare il flusso. Egli passò molto tempo in Argentina durante la Seconda Guerra Mondiale, e fu allora che dette origine al movimento Spaziale. Era un'arte di movimento, di dinamismo che avrebbe consentito all'artista di staccarsi dal figurativismo per abbracciare una futuristica semplicità delle forme. "L'uomo è stanco delle forme della pittura e della scultura", dichiarò nel Manifesto Blanco, un trattato firmato nel 1946 con un gruppo di artisti dell'avanguardia, per i quali Fontana rappresentava una sorta di leader. "Le ripetizioni oppressive mostrano che queste espressioni artistiche hanno portato avanti valori estranei alla nostra civiltà e non hanno possibilità di sviluppo nel futuro... abbandoniamo la pratica di tutte le forme d'arte conosciuta, iniziamo a sviluppare un'arte basata sull'unità del tempo e dello spazio" (Manifesto Blanco, 1946, in E. Crispolti and R. Siligato (a cura di), Lucio Fontana, catalogo della mostra, Roma, 1998, p. 116). Fontana immaginava un'arte che riflettesse in modo autentico l'età nella quale stava vivendo, che inglobasse la velocità e l'energia di un mondo governato dalle macchine, dove i missili avevano raggiunto velocità fino ad allora inconcepibili e il viaggio spaziale stava rapidamente diventando un'effettiva possibilità.
One of the most important post-war Italian artists, Lucio Fontana had possessed inexhaustible creativity and a boundless imagination. His eclectic and multi-faceted artistic practice saw him create an array of art works, from sculpture and ceramics to paintings and installations, collaborating with a range of architects and designers as he explored Spatialism, the movement that he founded in 1947. In the present work, executed in 1949, Fontana created, in his distinctive, gesturally modelled style, a polychrome glazed terracotta table leg. Instinctively modelling the wet clay with his hands, Fontana imbued the multi-faceted surface of this columnar structure with a sense of dynamism and vigour akin to the multitude of polychrome ceramic sculptures that he was also making at this time. With these works, Fontana pioneered a new form of sculpture, one that brought space, movement and material together in a symbiotic, dynamic unity.
Fontana maintained that there were no boundaries between artistic mediums and disciplines. He believed that conventional genres were outmoded, stating, ‘We live in the age of physics and technology. Painted cardboard and erected plaster no longer have any justification to exist’ (The Manifesto Blanco, 1946, in ibid., p. 115). Painting and sculpture merged in the artist’s eyes, as did the practices of architects and artists, so that a new concept of ‘spatial’ art could be created, one that corresponded to the technological developments of the time. Believing in the unity of the arts, Fontana removed the boundaries normally imposed by art making, revelling in the freedom of creation while creating an astonishing variety of art work and objects, such as the present Gamba di tavolino, which displays his passionate explorations into the possibilities of art in a new technological era.
Inspired by contemporary advances in physics (in particular Einstein’s theory of relativity, which fused time and space as components in a single continuum), and the aerodynamic ferocity of Futurism (Boccioni’s sculpted figures were especially influential), Fontana started investigating the interpenetration of sculptural form and negative space as a means through which to orchestrate flux.
Fontana had spent most of the Second World War in Argentina, where the seeds of the Spatial Movement had been sown. This was an art of movement, of dynamism, which would eventually lead the artist to break away from figuration and embrace a futuristic simplicity of forms. ‘Man is tired of the forms of painting and sculpture,’ he declared in the Manifesto Blanco, a treatise penned in conjunction with a group of avant-garde artists in 1946, for whom Fontana was something of a figurehead. ‘The oppressive repetitions show that these arts have stagnated in values that are extraneous to our civilization, and have no possibility of development in the future… we abandon the practice of all the forms of known art, we commence the development of an art based on the unity of time and space’ (Manifesto Blanco, 1946, in E. Crispolti and R. Siligato (eds.), Lucio Fontana, exh. cat., Rome, 1998, p. 116). Fontana envisioned an art that truly reflected the modern epoch in which he was living, one that embodied the speed and energy of a world governed by machines, where rockets had attained speeds hitherto inconceivable and space travel was rapidly becoming a possibility.