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Due filoni convivono nell'anima di Fontana: uno ricco, festoso, esplosivo (si pensi ai Barocchi e alla ceramiche), l'altro sobrio, rigoroso e fantasiosamente austero (di cui i Tagli sono il maggiore esempio). Fontana raramente mescola i due registri e di volta in volta seleziona gli strumenti espressivi che meglio si adattano al risultato che vuole ottenere.
Nei Tagli, l'essenzialità dell'enunciazione porta a una chiarezza esemplare; riducendo il numero degli elementi in gioco si guadagna in concentrazione di significati e in potenza espressiva. Lucio Fontana, ancora una volta in anticipo, precede le poetiche del Minimalismo riportando l'opera alla massima semplicità possibile.
In questa tela di grandi dimensioni Fontana esegue tre tagli, tre segni elementari che si muovono in uno spazio monocromo, e questo basta per stravolgere una tradizione artistica secolare. La violazione irriverente e iconoclasta della superficie della tela inaugura una nuova era; il confronto con le opere dei contemporanei rende subito evidente la distanza che li separa da Fontana. I tagli non possono essere confusi con gli elementi grafici che sono alla base di molte opere astratte dell'epoca, ad esempio le sciabolate di Hartung: l'universo in cui si muove la mano di Fontana è tridimensionale, non più bidimensionale. Dal punto di vista compositivo, la perfetta simmetria così come lo squilibrio troppo vistoso evidentemente non soddisfacevano Fontana che preferiva composizioni equilibrate, ma dinamizzate dalla variazione. Appare qui una delle strutture ricorrenti in Fontana: a due tagli inclinati sulla sinistra tisponde un singolo taglio verticale sulla sinistra.
Fontana prende una posizione decisa anche riguardo all'uso del colore. La preferenza accordata da molti artisti, nel corso degli anni Sessanta, al monocromo ha molteplici ragioni. Klein sceglie i colori che meglio si associano al suo peculiare misticismo, la rinuncia di Manzoni ai rapporti tonali è l'ennesimo sberleffo alla tradizione pittorica, per gli artisti americani come Barnett Newman la scelta si spiega con la volontà di potenziare al massimo il colore scelto, che si deve affrontare in una sfida titanica. Nel caso di Fontana, invece, anche l'utilizzo di un solo colore è dovuta ad esigenze di concentrazione espressiva. Nel caso dei Tagli i temi dello spazio, del gesto (e di tempo) sono già sufficienti a riempire di senso l'opera; l'utilizzo di altri elementi sarebbe fuorviante e questo giustifica una decisa scelta monocroma.
Per quanto riguarda lo spirito che sovrintende all'esecuzione dei tagli, Fontana poteva eseguirli solo in momenti di tranquillità assoluta, in uno stato di 'vuotezza' d'animo paragonabile a quello che si raggiunge con le tecniche di meditazione orientale. Il fotografo Ugo Mulas ricorda che un Taglio appena concluso gli fece comprendere la complessità dell'operazione di Fontana e che, "il gesto conclusivo non la rivelava che in parte. Vedendo un quadro di buchi, o un quadro di tagli, è facile immaginare Fontana mentre fa il taglio con una lama o i buchi con un punteruolo, ma questo non lascia comprendere l'operazione che è più precisa e non è solo un'operazione, ma un momento particolare, un momento che capivo di dover fotografare. Pensavo di riprenderlo mentre lavorava, ma Fontana non volle, e me ne spiegò la ragione: "se mi riprendi mentre faccio un quadro di buchi dopo un po' non avverto più la tua presenza e il mio lavoro procede tranquillo, ma non potrei fare uno di questi grandi tagli mentre qualcuno si muove intorno a me. Sento che se faccio un taglio, così, tanto per la foto, sicuramente non viene... magari potrebbe anche riuscire, ma non mi va di fare questa cosa alla presenza di un fotografo, o di chiunque altro. Ho bisogno di molta concentrazione. Cioè non è che entro in studio, mi levo la giacca, e trac! faccio tre o quattro tagli. No, a volte, la tela, la lascio lì appesa per delle settimane prima di essere sicuro di cosa ne farò, e solo quando mi sento sicuro, parto, ed è raro che sciupi una tela; devo proprio sentirmi in forma per fare queste cose"... Fu allora che capii -conclude Mulas- come il momento preparatorio, quello che precede il taglio, era il più importante" (in Fontana Luce e Colore, cat. mostra Genova 2008, p. 51). La famosa sequenza immortalata da Ugo Mulas dell'artista che esegue un Taglio ricorre quindi a un espediente: Fontana ha finto di prepararsi per il taglio, ma nelle foto in cui appare eseguirlo è stato utilizzato un dipinto terminato nei giorni precedenti, per l'appunto in totale calma e solitudine.
Fontana quindi è estremamente esigente nell'esecuzione dei tagli. Questa operazione è come un atto d'amore, richiede intimità, concentrazione, trasporto. L'esito non è prevedibile, non è ripetibile e non può essere programmato, ma dipende da molteplici fattori fisici e psicologici, alcuni dei quali non controllabili. Tutte le caratteristiche dell'essere umano entrano in gioco e l'artista si mette a nudo in un suo gesto, senza difese, senza la complessità della tecnica e il peso della tradizione a proteggerlo.
Nei Tagli, l'essenzialità dell'enunciazione porta a una chiarezza esemplare; riducendo il numero degli elementi in gioco si guadagna in concentrazione di significati e in potenza espressiva. Lucio Fontana, ancora una volta in anticipo, precede le poetiche del Minimalismo riportando l'opera alla massima semplicità possibile.
In questa tela di grandi dimensioni Fontana esegue tre tagli, tre segni elementari che si muovono in uno spazio monocromo, e questo basta per stravolgere una tradizione artistica secolare. La violazione irriverente e iconoclasta della superficie della tela inaugura una nuova era; il confronto con le opere dei contemporanei rende subito evidente la distanza che li separa da Fontana. I tagli non possono essere confusi con gli elementi grafici che sono alla base di molte opere astratte dell'epoca, ad esempio le sciabolate di Hartung: l'universo in cui si muove la mano di Fontana è tridimensionale, non più bidimensionale. Dal punto di vista compositivo, la perfetta simmetria così come lo squilibrio troppo vistoso evidentemente non soddisfacevano Fontana che preferiva composizioni equilibrate, ma dinamizzate dalla variazione. Appare qui una delle strutture ricorrenti in Fontana: a due tagli inclinati sulla sinistra tisponde un singolo taglio verticale sulla sinistra.
Fontana prende una posizione decisa anche riguardo all'uso del colore. La preferenza accordata da molti artisti, nel corso degli anni Sessanta, al monocromo ha molteplici ragioni. Klein sceglie i colori che meglio si associano al suo peculiare misticismo, la rinuncia di Manzoni ai rapporti tonali è l'ennesimo sberleffo alla tradizione pittorica, per gli artisti americani come Barnett Newman la scelta si spiega con la volontà di potenziare al massimo il colore scelto, che si deve affrontare in una sfida titanica. Nel caso di Fontana, invece, anche l'utilizzo di un solo colore è dovuta ad esigenze di concentrazione espressiva. Nel caso dei Tagli i temi dello spazio, del gesto (e di tempo) sono già sufficienti a riempire di senso l'opera; l'utilizzo di altri elementi sarebbe fuorviante e questo giustifica una decisa scelta monocroma.
Per quanto riguarda lo spirito che sovrintende all'esecuzione dei tagli, Fontana poteva eseguirli solo in momenti di tranquillità assoluta, in uno stato di 'vuotezza' d'animo paragonabile a quello che si raggiunge con le tecniche di meditazione orientale. Il fotografo Ugo Mulas ricorda che un Taglio appena concluso gli fece comprendere la complessità dell'operazione di Fontana e che, "il gesto conclusivo non la rivelava che in parte. Vedendo un quadro di buchi, o un quadro di tagli, è facile immaginare Fontana mentre fa il taglio con una lama o i buchi con un punteruolo, ma questo non lascia comprendere l'operazione che è più precisa e non è solo un'operazione, ma un momento particolare, un momento che capivo di dover fotografare. Pensavo di riprenderlo mentre lavorava, ma Fontana non volle, e me ne spiegò la ragione: "se mi riprendi mentre faccio un quadro di buchi dopo un po' non avverto più la tua presenza e il mio lavoro procede tranquillo, ma non potrei fare uno di questi grandi tagli mentre qualcuno si muove intorno a me. Sento che se faccio un taglio, così, tanto per la foto, sicuramente non viene... magari potrebbe anche riuscire, ma non mi va di fare questa cosa alla presenza di un fotografo, o di chiunque altro. Ho bisogno di molta concentrazione. Cioè non è che entro in studio, mi levo la giacca, e trac! faccio tre o quattro tagli. No, a volte, la tela, la lascio lì appesa per delle settimane prima di essere sicuro di cosa ne farò, e solo quando mi sento sicuro, parto, ed è raro che sciupi una tela; devo proprio sentirmi in forma per fare queste cose"... Fu allora che capii -conclude Mulas- come il momento preparatorio, quello che precede il taglio, era il più importante" (in Fontana Luce e Colore, cat. mostra Genova 2008, p. 51). La famosa sequenza immortalata da Ugo Mulas dell'artista che esegue un Taglio ricorre quindi a un espediente: Fontana ha finto di prepararsi per il taglio, ma nelle foto in cui appare eseguirlo è stato utilizzato un dipinto terminato nei giorni precedenti, per l'appunto in totale calma e solitudine.
Fontana quindi è estremamente esigente nell'esecuzione dei tagli. Questa operazione è come un atto d'amore, richiede intimità, concentrazione, trasporto. L'esito non è prevedibile, non è ripetibile e non può essere programmato, ma dipende da molteplici fattori fisici e psicologici, alcuni dei quali non controllabili. Tutte le caratteristiche dell'essere umano entrano in gioco e l'artista si mette a nudo in un suo gesto, senza difese, senza la complessità della tecnica e il peso della tradizione a proteggerlo.