拍品专文
Proveniente da una collezione privata napoletana, dove è rimasta custodita per decenni, l'opera di Giorgio de Chirico presentata, costituisce una esemplare testimonianza del così detto periodo "barocco" della pittura del Maestro.
Caratterizzato da una sintassi rappresentativa altamente drammatica, questo quadro affronta un soggetto amatissimo e rivisitato in molte occasioni dall'artista, a conferma dell'assoluta centralità del tema. Queste tele, che si richiamano ai grandi maestri della tradizione Sei, Sette e Ottocentesca, sono eseguite in anni in cui la scena pittorica è dominata dalla diatriba tra figurativo ed informale e - soprattutto - in anni in cui la fama già internazionale del nostro, è legata all'invenzione della Metafisica, di cui peraltro anche opere apparentemente tanto lontane, come le presenti, conservano invece l'intima straniante ispirazione. Giorgio de Chirico, che rivendica per sé il titolo di pictor optimus, ritiene di essere - e forse è - l'unico artista in grado di inventare una cifra stilistica inedita ed originale, come quella dei manichini e delle piazze metafisiche, e al contempo di guardare ai linguaggi pittorici della tradizione e reinterpretarli, realizzando un'operazione di continuità e rottura non solo rispetto alla tradizione pittorica in senso lato, ma rispetto al suo stesso fare pittorico, che si snoda in termini di integrazione ed innovazione tra contemporaneo e tradizione classica. Opere come quella presentata possono essere considerate come opere "concettuali" per la rete di rimandi e citazioni colte, che le affollano.
Caratterizzato da una sintassi rappresentativa altamente drammatica, questo quadro affronta un soggetto amatissimo e rivisitato in molte occasioni dall'artista, a conferma dell'assoluta centralità del tema. Queste tele, che si richiamano ai grandi maestri della tradizione Sei, Sette e Ottocentesca, sono eseguite in anni in cui la scena pittorica è dominata dalla diatriba tra figurativo ed informale e - soprattutto - in anni in cui la fama già internazionale del nostro, è legata all'invenzione della Metafisica, di cui peraltro anche opere apparentemente tanto lontane, come le presenti, conservano invece l'intima straniante ispirazione. Giorgio de Chirico, che rivendica per sé il titolo di pictor optimus, ritiene di essere - e forse è - l'unico artista in grado di inventare una cifra stilistica inedita ed originale, come quella dei manichini e delle piazze metafisiche, e al contempo di guardare ai linguaggi pittorici della tradizione e reinterpretarli, realizzando un'operazione di continuità e rottura non solo rispetto alla tradizione pittorica in senso lato, ma rispetto al suo stesso fare pittorico, che si snoda in termini di integrazione ed innovazione tra contemporaneo e tradizione classica. Opere come quella presentata possono essere considerate come opere "concettuali" per la rete di rimandi e citazioni colte, che le affollano.