Pier Paolo Calzolari (N. 1943)
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's… 显示更多
Pier Paolo Calzolari (N. 1943)

Senza titolo

细节
Pier Paolo Calzolari (N. 1943)
Senza titolo
piombo, stagno, piastre di ferro, bruciatori
cm 91x110x10,8
Realizzato nel 1974
Autentica dell'artista su fotografia
Opera registrata presso la Fondazione Calzolari, Fossombrone, n. A-CAL-1974-11, come da autentica su fotografia
来源
Studio La Città, Verona
ivi acquisito dall'attuale proprietario nel 2009
注意事项
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's Resale Right Regulations 2006 apply to this lot, the buyer agrees to pay us an amount equal to the resale royalty provided for in those Regulations, and we undertake to the buyer to pay such amount to the artist's collection agent.
更多详情
'SENZA TITOLO' (UNTITLED); LEAD, TIN, IRON PLATES AND BURNERS

拍品专文

Emettendo una certa calma poetica, mischiata con un accenno di melancolia, il Senza titolo di Pier Paolo Calzolari sfrutta in maniera evocativa una cascata dei famosi materiali dalle sembianze alchemici così caratteristici dell'artista. I bruciatori accesi che brillano dietro lastre di piombo, latta e ferro evocano i chiaroscuri a lume di candela dell pittore barocco francese Georges de La Tour. Anche se il ricorso di Calzolari a processi non convenzionali e a materiali 'quotidiani' non tradizionali lo hanno posto all'avanguardia del movimento di Arte Povera, la sua tendenza di alludere ad elementi della pittura rinascimentale e del movimento romantico in un momento in cui si cercava di rinunciare ai metodi tradizionali del creare arte l'hanno distanziato dai suoi compagni poveristi. "Calzolari, mi sembra, è sempre alla ricerca dell'assoluto, espresso tramite elementi naturali, come il mischio e il piombo, oppure fenomeni naturali, come il fuoco e il ghiaccio", spiega James Rondeau, direttore di arte contemporanea presso l'Art Institute di Chicago. "Le sue opere sono spesso impegnate in una specie di alchemia, collegandolo a tradizioni europei pi antiche" [J. Rondeau, citato in R. Kennedy, 'Door Between Galleries Lets in an Artist's Vision', New York Times, 27 aprile 2012].
Utilizzando materiali che spesso evocano i quattro elementi alchemici, come il fuoco, il ghiaccio, il muschio, il piombo e il tabacco, Calzolari ha creato la propria farmacia post-moderna. Se nella storia gli alchemisti erano fissati con l'attivit di trasmuttare metalli comuni in oro oppure di mescolare l'elisir universale dell'immortalità, Calzolari si è dedicato al compito di riprodurre il bianco perfetto - ossia 'l'essenza' del bianco - nella sua arte. Ritenendo che il bianco perfetto non può essere ricreata nella forma di pigmento - anche se è interessante notare l'uso frequente che fa del piombo, che per tradizione ha sempre reso vernice bianco - la ricerca dell'artista lo ha sempre riportato ai materiali che più lo distinguono - fuoco e gelo. Questa realizzazione è nata dalla sua osservazione in gioventù della luce riflessa dal marmo bianco sulla Riva degli Schiavoni a Venezia, come spiega:
"Quando ero bambino, sono andato ad abitare a Venezia, una città isolata del dopoguerra, dove la luce era ancora psichica. Una luce invasiva, prendeva possesso di oggetti e realtà fisiche, rendendoli astrattamente tattili. Dava la sensazione che gli oggetti fossero fatti di luce, fisici ma impalpabili. Poi mi ricordo le linee dei ponti veneziani, quelli più antichi fatti di legno, che si appoggiano, premono sulle strade con i loro contorni morbidi e sensuali, quasi abbandonati tra acqua e terra. Poi c'erano gli esempi, dal museo alla vita, da Giorgione a Tancredi, con le loro idee sulla luce come pittura, ma non capivo come tradurre bene questa condizione di estrema sensitività cromatica, finché non ho visto le panchine sulla riva della laguna dei Servi, illuminate, ma impregnate da una luce rosea che le faceva sembrare leggerissime, oppure come se avessero un peso, quello della luce, appoggiato su i loro piani. Avevano un peso, ma erano privi di fisicalità' [P. Calzolari, intervistato da G. Celant, 'Toward the Sublime' in G. Celant, Pier Paolo Calzolari: Interview/Essays, cat. mostra, Barbara Gladstone Gallery, New York, 1988, p. 7].
Nel tentativo di saturare i sensi per rivelare la natura del pensiero astratto e l'essenza della materia, Senza titolo combina i materiali recuperati dell'Arte Povera con un mezzo catartico di osservazione meditativa, e la ricerca alchemica dell'artista stesso per riprodurre il bianco puro.

Exhibiting a certain poetic stillness, laced with an undercurrent of melancholy, Pier Paolo Calzolari's Untitled hauntingly employs a cascade of seemingly alchemical materials for which the artist is most celebrated. The lit burners glowing from behind sheets of lead, tin and iron evoke the candlelight chiaroscuro scenes of the French Baroque painter, Georges de La Tour. And while Calzolari's use of unconventional processes and nontraditional 'everyday' materials kept him at the forefront of the Arte Povera movement, his tendencies to allude to elements of Renaissance painting and the Romantic movement during an era that sought to reject traditional modes of art making set him apart from his fellow poveristi. 'Calzolari, it seems to me, is always searching for the absolute, expressed through natural elements, like moss and lead, or natural phenomena, like fire and ice,' explained James Rondeau, chairman of contemporary art at the Art Institute of Chicago. 'His works so often engage in a kind of alchemy, linking him to older, European traditions' (J. Rondeau, quoted in R. Kennedy, Door Between Galleries Lets in an Artist's Vision, The New York Times, 27 April 2012).

Commonly employing materials evocative of the four alchemical elements such a fire, ice, moss, lead and tobacco, Calzolari has created his own postmodern apothecary. While historically alchemists were fixated with the pursuit of transmuting base metals into gold or concocting the universal elixir for immortality, Calzolari has quested the task of reproducing the perfect white-or the 'essence' of white-within his art. Believing the perfect white cannot be recreated as pigment-though it is interesting to note his frequent use of lead, which traditional gave way to white paint-the artist's unique pursuit has lead him to his most defining materials-fire and frost. This realization arose from his youthful observation of light reflecting off white marble at the Riva degli Schiavoni in Venice, as he has explained:

'When I was a child I went to live in Venice, an isolated postwar city, where the light was still psychic. An invasive light, it possessed objects and physical realities, making them abstractly tactile. It gave the sensation that objects were made of light, physical but impalpable. Then I remember the lines of the Venetian bridges, the most ancient ones made of wood, which rest on, weigh down upon the streets with their soft and sensual outlines, almost abandoned between water and land. Then there were the examples, from museum to life, from Giorgione to Tancredi, with their ideas about light as painting, but I didn't understand how to successfully translate this condition of extreme chromatic sensitivity, until I saw the benches along the Servi lagoon, illuminated, but impregnated with a rosy light that made them seem weightless, or as if they had a weight, that of the light, resting upon their planes. They had a weight, but they were without physicality' (P. Calzolari, interview with G. Celant, 'Toward the Sublime,' in G. Celant, Pier Paolo Calzolari: Interview/Essays, exh. cat., Barbara Gladstone Gallery, New York, 1988, p. 7).

Attempting to saturate the senses in order to reveal the nature of abstract thought and the essence of matter, Untitled combines the salvaged materials of Arte Povera with a cathartic means of meditative viewing, and the artist's own alchemical quest for the reproduction of pure white.