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"De Kooning, a mio avviso il più intelligente pittore americano degli ultimi cent'anni, mi disse: "Assomigli a qualcuno che vuole rompere a pugni il vetro di una gioielleria. E quello che conta per te non è la gioielleria, ma il vetro rotto". Comprese a fondo il significato dei miei lavori... Mi disse anche: "Burri crea le ferite, ma tu le guarisci!"'.
"De Kooning, who in my opinion was the most intelligent painter in America in the last hundred years, told me: "You look like someone who wants to break the window of a jewellery store with his fist. And what counts isn't the jewellery, but the broken window." He truly understood the significance of my works... He also said: "Burri makes wounds, but you heal them!"'.
SALVATORE SCARPITTA
Ammiraglio fu realizzato nel 1958, in quello che è divenuto celebre come l'annus mirabilis di Salvatore Scarpitta. L'opera appartiene alla serie di lavori rivoluzionari che videro la firma pionieristica dell'artista su tele 'avvolte' o 'bendate'. Questo lavoro, particolarmente raro poiché le fasce tagliate della tela furono dipinte con i toni accesi del blu, del rosso e del nero, fu esposto nell'aprile del 1958 in un one man show dell'artista presso la Galleria La Tartaruga di Plinio de Martiis; si trattò della prima occasione in cui queste opere sconcertanti furono mostrate al pubblico. Tempo dopo, ma nello stesso anno, l'artista incontrò Leo Castelli, mercante d'arte newyorkese, che lo incoraggiò a tornare nella nativa America e in dicembre, raggiunta ormai la fama internazionale, Scarpitta salpò in direzione di New York.
Come i suoi contemporanei Manzoni e Castellani, Fontana e Burri, con questa serie Scarpitta smantellò l'anatomia del dipinto, ricostituendo le sue componenti fisiche per creare un mezzo di espressione nuovo e diretto. Lavorando nel periodo immediatamente successivo alla distruzione catastrofica della Seconda Guerra Mondiale, le opere "bendate" rappresentavano in molti casi la reazione dell'artista al trauma che egli stesso e il suo paese avevano sopportato. Iniziò strappando le tele in brandelli, e procedendo poi con la stratificazione dei lacerti orizzontali per dar vita a un nuovo tipo di composizione. 'Nelle mie opere precedenti usavo colori a olio, tubetti e pennelli', spiegava Scarpitta, 'i tubetti di colore erano come conchiglie, ma io volevo cacciare la preda a mani nude. Iniziai strappando i dipinti a olio, la tela era diventata un nemico assoluto. Quanto percepivo era strettamente connesso alla mia esperienza umana; la guerra mi aveva cambiato, avvertivo il terrore e il desiderio di vendetta, necessitavo di correre il rischio di lasciare un'impronta. Volevo entrare in contatto con la natura nascosta e più difficile delle cose. Altrimenti non sarei mai guarito dalla guerra' (Salvatore Scarpitta, citato in L. Sansone, Salvatore Scarpitta: Catalogue Raisonné, Milano, 2005, p. 65).
Create come mezzi di espressione apparentemente catartica, opere come Ammiraglio ebbero un'influenza immediata presso gli artisti coevi sia in Italia sia in America. Autoreferenziali e completamente astratti, questi lavori travalicano il confine tra pittura e scultura, opera d'arte e oggetto, e danno avvio nel periodo post-bellico a un nuovo concetto di arte.
Dating from what has become known as Salvatore Scarpitta’s annus mirabilis, Ammiraglio (‘Admiral’) was executed in 1958, and is one of a series of breakthrough works that saw the artist pioneer his signature ‘wrapped’ or ‘bandaged’ canvases. This work, which is particularly rare in that the swathes of cut and bound canvas have been painted in bold tones of blue, red and black, was exhibited in the artist’s one man show at Plinio de Martiis’s Galleria La Tartaruga in April 1958, where these radical works were shown to the public for the very first time. Later in the same year Scarpitta met the New York dealer Leo Castelli, who encouraged him to return to his native America, and so, that December, the internationally acclaimed artist set sail for New York.
Like his contemporaries Manzoni and Castellani, as well as Fontana and Burri, with this series Scarpitta deconstructed the very anatomy of a painting, reconstituting its physical components to create a new and direct means of expression. Working in the immediate aftermath of the cataclysmic destruction of the Second World War, the bandaged works were in many ways Scarpitta’s reaction to the trauma that both he and his country had endured.
Starting first by ripping up canvases into shredded parts, Scarpitta then layered these pieces horizontally to create a new type of composition. ‘In my previous paintings I used oils, tubes and brushes’, Scarpitta explained, ‘the tubes of paint were like shells, but I wanted to hunt the prey with my bare hands. I started ripping up the oil paintings, the canvas that had become an utter enemy for me. It was a necessity connected with my human experience; the war had changed me, the fear and desire for vendetta, I needed to run the risk of leaving fingerprints. I wanted to come into contact with the hidden, most difficult nature of things. Otherwise I would never have been cured of the war’ (Scarpitta, quoted in L. Sansone, Salvatore Scarpitta: Catalogue Raisonné, Milan, 2005, p. 65). Born as a seemingly cathartic means of expression, works such as Ammiraglio had an immediate influence on post-war contemporaries in both Italy and America. Self-referential and entirely abstract, these works blurred the boundaries between painting and sculpture, art work and object, ushering in a new concept of art in the post-war epoch.
"De Kooning, who in my opinion was the most intelligent painter in America in the last hundred years, told me: "You look like someone who wants to break the window of a jewellery store with his fist. And what counts isn't the jewellery, but the broken window." He truly understood the significance of my works... He also said: "Burri makes wounds, but you heal them!"'.
SALVATORE SCARPITTA
Ammiraglio fu realizzato nel 1958, in quello che è divenuto celebre come l'annus mirabilis di Salvatore Scarpitta. L'opera appartiene alla serie di lavori rivoluzionari che videro la firma pionieristica dell'artista su tele 'avvolte' o 'bendate'. Questo lavoro, particolarmente raro poiché le fasce tagliate della tela furono dipinte con i toni accesi del blu, del rosso e del nero, fu esposto nell'aprile del 1958 in un one man show dell'artista presso la Galleria La Tartaruga di Plinio de Martiis; si trattò della prima occasione in cui queste opere sconcertanti furono mostrate al pubblico. Tempo dopo, ma nello stesso anno, l'artista incontrò Leo Castelli, mercante d'arte newyorkese, che lo incoraggiò a tornare nella nativa America e in dicembre, raggiunta ormai la fama internazionale, Scarpitta salpò in direzione di New York.
Come i suoi contemporanei Manzoni e Castellani, Fontana e Burri, con questa serie Scarpitta smantellò l'anatomia del dipinto, ricostituendo le sue componenti fisiche per creare un mezzo di espressione nuovo e diretto. Lavorando nel periodo immediatamente successivo alla distruzione catastrofica della Seconda Guerra Mondiale, le opere "bendate" rappresentavano in molti casi la reazione dell'artista al trauma che egli stesso e il suo paese avevano sopportato. Iniziò strappando le tele in brandelli, e procedendo poi con la stratificazione dei lacerti orizzontali per dar vita a un nuovo tipo di composizione. 'Nelle mie opere precedenti usavo colori a olio, tubetti e pennelli', spiegava Scarpitta, 'i tubetti di colore erano come conchiglie, ma io volevo cacciare la preda a mani nude. Iniziai strappando i dipinti a olio, la tela era diventata un nemico assoluto. Quanto percepivo era strettamente connesso alla mia esperienza umana; la guerra mi aveva cambiato, avvertivo il terrore e il desiderio di vendetta, necessitavo di correre il rischio di lasciare un'impronta. Volevo entrare in contatto con la natura nascosta e più difficile delle cose. Altrimenti non sarei mai guarito dalla guerra' (Salvatore Scarpitta, citato in L. Sansone, Salvatore Scarpitta: Catalogue Raisonné, Milano, 2005, p. 65).
Create come mezzi di espressione apparentemente catartica, opere come Ammiraglio ebbero un'influenza immediata presso gli artisti coevi sia in Italia sia in America. Autoreferenziali e completamente astratti, questi lavori travalicano il confine tra pittura e scultura, opera d'arte e oggetto, e danno avvio nel periodo post-bellico a un nuovo concetto di arte.
Dating from what has become known as Salvatore Scarpitta’s annus mirabilis, Ammiraglio (‘Admiral’) was executed in 1958, and is one of a series of breakthrough works that saw the artist pioneer his signature ‘wrapped’ or ‘bandaged’ canvases. This work, which is particularly rare in that the swathes of cut and bound canvas have been painted in bold tones of blue, red and black, was exhibited in the artist’s one man show at Plinio de Martiis’s Galleria La Tartaruga in April 1958, where these radical works were shown to the public for the very first time. Later in the same year Scarpitta met the New York dealer Leo Castelli, who encouraged him to return to his native America, and so, that December, the internationally acclaimed artist set sail for New York.
Like his contemporaries Manzoni and Castellani, as well as Fontana and Burri, with this series Scarpitta deconstructed the very anatomy of a painting, reconstituting its physical components to create a new and direct means of expression. Working in the immediate aftermath of the cataclysmic destruction of the Second World War, the bandaged works were in many ways Scarpitta’s reaction to the trauma that both he and his country had endured.
Starting first by ripping up canvases into shredded parts, Scarpitta then layered these pieces horizontally to create a new type of composition. ‘In my previous paintings I used oils, tubes and brushes’, Scarpitta explained, ‘the tubes of paint were like shells, but I wanted to hunt the prey with my bare hands. I started ripping up the oil paintings, the canvas that had become an utter enemy for me. It was a necessity connected with my human experience; the war had changed me, the fear and desire for vendetta, I needed to run the risk of leaving fingerprints. I wanted to come into contact with the hidden, most difficult nature of things. Otherwise I would never have been cured of the war’ (Scarpitta, quoted in L. Sansone, Salvatore Scarpitta: Catalogue Raisonné, Milan, 2005, p. 65). Born as a seemingly cathartic means of expression, works such as Ammiraglio had an immediate influence on post-war contemporaries in both Italy and America. Self-referential and entirely abstract, these works blurred the boundaries between painting and sculpture, art work and object, ushering in a new concept of art in the post-war epoch.