拍品专文
"Sebbene non appartengano all'ambito della pittura o della scultura, ma traggano dall'architettura il loro carattere di monumentalità o la loro contenuta dimensione, i miei spazi sono il riflesso di quella dimensione interiore priva delle contraddizioni a cui tutti tendiamo".
"Although they do not belong to the dominion of painting or sculpture, and take from architecture the character of monumentality or scale its dimension down, my spaces are the reflection of that total interior space, devoid of the contradictions to which we all tend".
ENRICO CASTELLANI
Caratterizzata da una simmetria elegante, un'armoniosa semplicità e un'atemporalità trascendente, Superficie bianca è un'opera appartenente a Superfici, la serie - iniziata nel 1959 - tanto rivoluzionaria quanto fondamentale nella carriera di Castellani.
Imprimendo sul fronte e sul retro della tela una ritmica, geometrica morfologia realizzata con chiodi, l'artista comprese che poteva trasformare lo spazio della tela, un tempo vuoto, in un'espansione infinita, in un oggetto artistico unico a livello astratto che prescindeva le definizioni di pittura e scultura. Per tutto il resto della sua carriera Castellani continuò ad esplorare il potenziale estetico di queste tele monocrome ritmicamente ondulate, e la loro integrazione nonché interazione con lo spazio negativo che le circonda.
Incorporando con raffinatezza un gioco di luci e ombre dinamico e costante, Superficie bianca racchiude l'elegante minimalismo di questa serie, includendo inoltre le influenti nozioni concettuali di spazio e tempo, fondamentali in questi lavori innovativi.
Come Lucio Fontana e Piero Manzoni, Castellani fu uno dei più autorevoli artisti dell'Italia del Dopoguerra. Capovolgendo radicalmente la funzione tradizionale attribuita alla tela, che da deposito di immagini fittizie e illusionistiche diventava un oggetto autonomo, autodefinito e autoriflessivo, un'opera d'arte in quanto tale, Castellani, così come altri artisti suoi colleghi, apriva la strada ad una concezione completamente nuova dell'arte.
Tale influenza è ancor più chiaramente manifesta nei lavori dei Minimalisti. Fu infatti Donald Judd ad affermare, nel suo contributo fondamentale del 1965, intitolato "Specific Objects", che le Superfici di Castellani erano, così come i Monochromes di Yves Klein, le due serie di lavori più significative realizzate in quel momento nel panorama europeo.
With an elegant symmetry, harmonious simplicity and a sense of transcendental timelessness, Superficie bianca is one of Enrico Castellani’s groundbreaking and career-defining works from the series of Superfici that the artist began in 1959. By impressing a rhythmic, geometric formation of nails upon the reverse and front of the canvas, Castellani found that he could transform the once empty space of the canvas into an endlessly expanding, uniquely abstract artistic object that straddled the definitions of painting and sculpture. For the rest of his career, Castellani continued to explore the powerful aesthetic potential of these rhythmically undulating monochrome canvases and their integration and interaction with the negative space that surrounded them. Gracefully incorporating a dynamic and constant play of light and shadow, this work encapsulates the sleek minimalism of the series, while also embodying the powerful conceptual notions of time and space that underpin these radical works.
Like Lucio Fontana and Piero Manzoni, Castellani was one of the most influential artists to emerge from post-war Italy. By radically overturning the traditional function of the canvas, transforming it’s function from that of a repository for fictional, illusionistic images into an autonomous, self-defining and self-reflexive object that served as an art work in its own right, he – like his artistic colleagues – paved the way for an entirely new conception of what art could be. This influence is most clearly visible in the work of the Minimalists. Indeed, it was Donald Judd who stated in his seminal 1965 essay ‘Specific Objects’ that Castellani’s Superfici were, along with Yves Klein’s Monochromes, the two most important series of works being made in Europe at the time.
"Although they do not belong to the dominion of painting or sculpture, and take from architecture the character of monumentality or scale its dimension down, my spaces are the reflection of that total interior space, devoid of the contradictions to which we all tend".
ENRICO CASTELLANI
Caratterizzata da una simmetria elegante, un'armoniosa semplicità e un'atemporalità trascendente, Superficie bianca è un'opera appartenente a Superfici, la serie - iniziata nel 1959 - tanto rivoluzionaria quanto fondamentale nella carriera di Castellani.
Imprimendo sul fronte e sul retro della tela una ritmica, geometrica morfologia realizzata con chiodi, l'artista comprese che poteva trasformare lo spazio della tela, un tempo vuoto, in un'espansione infinita, in un oggetto artistico unico a livello astratto che prescindeva le definizioni di pittura e scultura. Per tutto il resto della sua carriera Castellani continuò ad esplorare il potenziale estetico di queste tele monocrome ritmicamente ondulate, e la loro integrazione nonché interazione con lo spazio negativo che le circonda.
Incorporando con raffinatezza un gioco di luci e ombre dinamico e costante, Superficie bianca racchiude l'elegante minimalismo di questa serie, includendo inoltre le influenti nozioni concettuali di spazio e tempo, fondamentali in questi lavori innovativi.
Come Lucio Fontana e Piero Manzoni, Castellani fu uno dei più autorevoli artisti dell'Italia del Dopoguerra. Capovolgendo radicalmente la funzione tradizionale attribuita alla tela, che da deposito di immagini fittizie e illusionistiche diventava un oggetto autonomo, autodefinito e autoriflessivo, un'opera d'arte in quanto tale, Castellani, così come altri artisti suoi colleghi, apriva la strada ad una concezione completamente nuova dell'arte.
Tale influenza è ancor più chiaramente manifesta nei lavori dei Minimalisti. Fu infatti Donald Judd ad affermare, nel suo contributo fondamentale del 1965, intitolato "Specific Objects", che le Superfici di Castellani erano, così come i Monochromes di Yves Klein, le due serie di lavori più significative realizzate in quel momento nel panorama europeo.
With an elegant symmetry, harmonious simplicity and a sense of transcendental timelessness, Superficie bianca is one of Enrico Castellani’s groundbreaking and career-defining works from the series of Superfici that the artist began in 1959. By impressing a rhythmic, geometric formation of nails upon the reverse and front of the canvas, Castellani found that he could transform the once empty space of the canvas into an endlessly expanding, uniquely abstract artistic object that straddled the definitions of painting and sculpture. For the rest of his career, Castellani continued to explore the powerful aesthetic potential of these rhythmically undulating monochrome canvases and their integration and interaction with the negative space that surrounded them. Gracefully incorporating a dynamic and constant play of light and shadow, this work encapsulates the sleek minimalism of the series, while also embodying the powerful conceptual notions of time and space that underpin these radical works.
Like Lucio Fontana and Piero Manzoni, Castellani was one of the most influential artists to emerge from post-war Italy. By radically overturning the traditional function of the canvas, transforming it’s function from that of a repository for fictional, illusionistic images into an autonomous, self-defining and self-reflexive object that served as an art work in its own right, he – like his artistic colleagues – paved the way for an entirely new conception of what art could be. This influence is most clearly visible in the work of the Minimalists. Indeed, it was Donald Judd who stated in his seminal 1965 essay ‘Specific Objects’ that Castellani’s Superfici were, along with Yves Klein’s Monochromes, the two most important series of works being made in Europe at the time.