拍品专文
"L'esperienza dei quadretti è tanto inspiegabile quanto incredibile poiché mi trovai a fronteggiare uno spazio completamente nuovo... mi diede una libertà enorme... l'unico compito era riempirli, senza vincoli di tempo e senza motivazioni".
"The experience of the small squares was one that I can't convey, but an incredible one, because I found myself in front of a completely new space… It gave me tremendous freedom… The only rule was to fill in, without any constraints of time or of reason".
ALIGHIERO BOETTI
Realizzato nel 1969, Cimento dell'armonia e dell'invenzione è un primo fondamentale lavoro attribuito al periodo immediatamente successivo all'uscita di Boetti dall'Arte Povera. In seguito alla sua partecipazione alla mostra ‘Arte Povera + Azioni Povere’, curata da Germano Celant nel 1968, l'artista si stancò dell'eccesso di materiali che inondarono la galleria e di conseguenza il suo studio: '...nella primavera del '69 abbandonai il mio studio a Torino, che era diventato un deposito pieno di amianto, cemento, pietre. Lasciai ogni cosa com'era e ricominciai da zero con una matita e un foglio di carta. Presi un foglio di carta quadrettata e realizzai un'immagine, Cimento dell'armonia e dell'invenzione. Consisteva nel ritracciare ogni quadretto. Questo significò per me ricominciare' (A. Boetti, citato in A. Soldaini, Alighiero e Boetti, cat. mostra, Londra, Whitechapel Gallery, 1999, p. 12).
Esistono diverse opere con lo stesso titolo, questa comprende due fogli interamente ricoperti di linee realizzate dall'artista, a mano libera, utilizzando una penna dal tratto sottile. Boetti provò stupore davanti a questi fogli e avvertì grande libertà nei confronti del processo lungo e ripetitivo che la loro creazione richiedeva: questa consisteva nel prendere un ampio foglio di carta millimetrata, appoggiarvi sopra della carta sottile e ricalcare le linee della griglia orizzontale e verticale fino a coprire ogni singola riga. Terminato, Boetti avrebbe preso un altro foglio e ricominciato, il tutto modificando il processo ossia mutando il modo in cui tracciava le linee. Questo il motivo per cui Cimento dell'armonia e dell'invenzione rivela e al tempo stesso nasconde l'artista. Le righe disegnate con la penna sono le tracce della sua esistenza, legata per lunghe ore a questo lavoro tanto da risultarne un'intensa reliquia autobiografica. Ma nel contempo non vi è alcuna allusione alla sfera personale dell'artista, e anche gli intimi pensieri che entrarono inevitabilmente nell'opera sono stati volutamente sradicati. Si tratta di un lavoro fortemente meditativo che allude al crescente interesse di Boetti nei confronti del pensiero e della religione orientale: Cimento dell'armonia e dell'invenzione dà voce all'affascinante tensione tra il visibile e l'invisibile.
Executed in 1969, Cimento dell'armonia e dell'invenzione is a seminal early work dating from the period immediately following Boetti's excursions in Arte Povera. Following his participation in Germano Celant’s 1968 exhibition ‘Arte Povera + Azioni Povere’, he became tired of the glut of materials that littered the gallery and indeed his own studio: '...in the spring of '69 I left the studio I had in Turin, which had become a warehouse for materials, full of asbestos lumber, cement, stones. I left everything exactly as it was and started again from scratch, with a pencil and a sheet of paper. I took a sheet of squared paper and made a picture, Cimento dell'armonia e dell'invenzione. It consisted of re-tracing each square. This is what starting again meant for me' (A. Boetti, quoted in A. Soldaini, Alighiero e Boetti, exh. cat., Whitechapel Gallery, London, 1999, p. 12).
Several works of this title exist, with the present diptych is composed of two sheets covered entirely in fine pen lines drawn meticulously by the artist’s free-hand. Boetti felt awe before these sheets and found great freedom in the repetitive and time-consuming process of their creation, which consisted of taking a large sheet of graph paper, laying a sheet of thin paper over it and tracing along the horizontal and vertical grid lines until every single line had been covered. Boetti would then take another sheet and start again, but would modify the process by altering the ways in which he traced the lines. In this way,
Cimento dell'armonia e dell'invenzione both reveals and conceals the artist. The pen lines are the traces of his existence, tied to this work for long hours, making this an intensely autobiographical relic. Yet at the same time, there is no hint of the personal, and even the intimate thoughts that entered the work have been deliberately eradicated. An intensely meditative work that hints at Boetti’s burgeoning interest in Oriental thought and religion, Cimento dell'armonia e dell'invenzione presents an intriguing tension between the hidden and the visible.
"The experience of the small squares was one that I can't convey, but an incredible one, because I found myself in front of a completely new space… It gave me tremendous freedom… The only rule was to fill in, without any constraints of time or of reason".
ALIGHIERO BOETTI
Realizzato nel 1969, Cimento dell'armonia e dell'invenzione è un primo fondamentale lavoro attribuito al periodo immediatamente successivo all'uscita di Boetti dall'Arte Povera. In seguito alla sua partecipazione alla mostra ‘Arte Povera + Azioni Povere’, curata da Germano Celant nel 1968, l'artista si stancò dell'eccesso di materiali che inondarono la galleria e di conseguenza il suo studio: '...nella primavera del '69 abbandonai il mio studio a Torino, che era diventato un deposito pieno di amianto, cemento, pietre. Lasciai ogni cosa com'era e ricominciai da zero con una matita e un foglio di carta. Presi un foglio di carta quadrettata e realizzai un'immagine, Cimento dell'armonia e dell'invenzione. Consisteva nel ritracciare ogni quadretto. Questo significò per me ricominciare' (A. Boetti, citato in A. Soldaini, Alighiero e Boetti, cat. mostra, Londra, Whitechapel Gallery, 1999, p. 12).
Esistono diverse opere con lo stesso titolo, questa comprende due fogli interamente ricoperti di linee realizzate dall'artista, a mano libera, utilizzando una penna dal tratto sottile. Boetti provò stupore davanti a questi fogli e avvertì grande libertà nei confronti del processo lungo e ripetitivo che la loro creazione richiedeva: questa consisteva nel prendere un ampio foglio di carta millimetrata, appoggiarvi sopra della carta sottile e ricalcare le linee della griglia orizzontale e verticale fino a coprire ogni singola riga. Terminato, Boetti avrebbe preso un altro foglio e ricominciato, il tutto modificando il processo ossia mutando il modo in cui tracciava le linee. Questo il motivo per cui Cimento dell'armonia e dell'invenzione rivela e al tempo stesso nasconde l'artista. Le righe disegnate con la penna sono le tracce della sua esistenza, legata per lunghe ore a questo lavoro tanto da risultarne un'intensa reliquia autobiografica. Ma nel contempo non vi è alcuna allusione alla sfera personale dell'artista, e anche gli intimi pensieri che entrarono inevitabilmente nell'opera sono stati volutamente sradicati. Si tratta di un lavoro fortemente meditativo che allude al crescente interesse di Boetti nei confronti del pensiero e della religione orientale: Cimento dell'armonia e dell'invenzione dà voce all'affascinante tensione tra il visibile e l'invisibile.
Executed in 1969, Cimento dell'armonia e dell'invenzione is a seminal early work dating from the period immediately following Boetti's excursions in Arte Povera. Following his participation in Germano Celant’s 1968 exhibition ‘Arte Povera + Azioni Povere’, he became tired of the glut of materials that littered the gallery and indeed his own studio: '...in the spring of '69 I left the studio I had in Turin, which had become a warehouse for materials, full of asbestos lumber, cement, stones. I left everything exactly as it was and started again from scratch, with a pencil and a sheet of paper. I took a sheet of squared paper and made a picture, Cimento dell'armonia e dell'invenzione. It consisted of re-tracing each square. This is what starting again meant for me' (A. Boetti, quoted in A. Soldaini, Alighiero e Boetti, exh. cat., Whitechapel Gallery, London, 1999, p. 12).
Several works of this title exist, with the present diptych is composed of two sheets covered entirely in fine pen lines drawn meticulously by the artist’s free-hand. Boetti felt awe before these sheets and found great freedom in the repetitive and time-consuming process of their creation, which consisted of taking a large sheet of graph paper, laying a sheet of thin paper over it and tracing along the horizontal and vertical grid lines until every single line had been covered. Boetti would then take another sheet and start again, but would modify the process by altering the ways in which he traced the lines. In this way,
Cimento dell'armonia e dell'invenzione both reveals and conceals the artist. The pen lines are the traces of his existence, tied to this work for long hours, making this an intensely autobiographical relic. Yet at the same time, there is no hint of the personal, and even the intimate thoughts that entered the work have been deliberately eradicated. An intensely meditative work that hints at Boetti’s burgeoning interest in Oriental thought and religion, Cimento dell'armonia e dell'invenzione presents an intriguing tension between the hidden and the visible.