拍品專文
Il quadro-nel-quadro è progressione, la progressione è tempo, il tempo esistenza. Albers si guarda bene dal proiettare una struttura concettuale, geometrica, sulla realtà dell'esperienza, per chiudervela come in una gabbia di ferro. Esperienza e concetto crescono insieme, si compenetrano, si costituiscono nella medesima realtà formale. I quadrati colorati sembrano adagiarsi sulla linea di un immaginario orizzonte e, nel maggior respiro dell'alto, riempirsi di luce; la profondità è implicita nella distanza tra tono e tono, nella varia densità o rarefazione del tessuto cromatico. Ogni piano è come un diaframma colorato che filtra le quantità luminose, fino alla saturazione totale. Dal quadro-nel-quadro si passa, sviluppando idealmente la progressione, al quadro-oltre-il-quadro, alla presa dello spazio pittorico sullo spazio esterno, che si configura anch'esso come quadro. La progressione proporzionale non può fermarsi: poichè lo spazio del quadro non è un'ipotesi metafisica né la geometria un'idea platonica, la prospettiva cromatica di Albers non è altro che un modo razionale o geometrico di vivere l'esperienza dello spazio reale. Dalla progressione all'espansione, alla concezione di uno spazio non più cavo e capiente, ma invadente, in dilatazione continua.
(G.C. Argan, Josef Albers, in "L'Attico", Roma 1967, cit. in G. Alviani, Josef Albers, Bergamo 1988, pp. 233-234)
(G.C. Argan, Josef Albers, in "L'Attico", Roma 1967, cit. in G. Alviani, Josef Albers, Bergamo 1988, pp. 233-234)