拍品专文
"Uno degli errori più comuni della nostra cultura è la divisione che si compie tra unità e totalità del mondo attraverso l'utilizzo di rigide classificazioni: regno animale, vegetale, minerale e così via. Sono categorie mentali, separazioni, che avverto oscurare e velare tutte le possibilità di comprendere a fondo ciò che ci circonda. Nonostante abbiano la pretesa di spiegare le cose, servono solo a vanificarne in molti casi la comprensione... Noi quindi necessitiamo di percepire questa unità, e non sempre di suddividere il mondo in categorie e classificazioni, e soprattutto nei concetti antitetici di buono/cattivo, bianco/nero".
"One of the most obvious mistakes of our culture is the divisions it makes in the oneness and wholeness of the world with rigid classifications: like the animal, vegetable and mineral kingdom and so on. It's a mental category, a separation, which I feel obscures and veils all possibility of understanding things. In its pretence to explain, it only serves to nullify a broad scope of understanding things... We then need to perceive this oneness in things, instead of always dividing them into categories and classifications, and above all antitheses of the good/bad, black/white kind".
ALIGHIERO BOETTI
Tutto di Boetti è una tappezzeria della vita moderna, una cacofonia di forma e colore. Come un puzzle di colori vivaci tessuto a mosaico, le sagome ben delineate di innumerevoli oggetti della quotidianità – vi sono, tra gli altri, forbici e coltelli, orologi da polso e apribottiglie – creano nell'arazzo uno stupefacente spettacolo di colore e ritmo. Benché indecifrabile, l'inclusione delle lettere E, B e D all'interno di questo elaborato ricamo mette in luce il continuo interesse di Boetti nei confronti di codici linguistici nascosti e sottili giochi di parole. Si tratta di un esempio eccezionale di una delle più note serie di Boetti; altri lavori appartenenti al medesimo gruppo sono ospitati nelle principali collezioni museali quali il Centre Georges Pompidou, Musée National d'Art Moderne, a Parigi, e il Museum für Moderne Kunst, a Francoforte.
Tra le ultime opere che l'artista concepì e realizzò, i Tutto rappresentano, sotto diversi punti di vista, l'apogeo estatico della sua intera produzione; sono infatti la creazione più completa e inclusiva dell'immaginario estetico che funge da fulcro della sua arte: il principio che chiamò ordine e disordine. Le origini di Tutto sono da identificare nel 1967, con la realizzazione del primo lavoro dal titolo Pack. Fondato sull'enfasi che l'Arte Povera attribuiva ai materiali, Pack consisteva in un secchio di cemento che Boetti lasciò asciugare e crepare, ottenendo segmenti indipendenti e irregolari che continuavano comunque a mantenere, se osservati nel complesso, un senso di coesa unità. In Tutto rimane questa armonia olistica globale; gli oggetti scelti in modo arbitrario e indipendentemente caotico si fondono in un 'tutto' pluralista ma ancora ordinato.
Tutto rappresenta inoltre la persistenza di un altro dei concetti fondamentali per Boetti, ossia il suo costante desiderio di dissolvere il proprio sé (Perdita d'identità). Nei Tutto l'artista affrontò il concetto di identità mettendo in atto un processo di lavorazione unico che offuscò volutamente le tradizionali linee di autorialità. Nello spiegare come queste opere furono inizialmente create in Afghanistan, egli ricordò: 'Chiesi ai miei assistenti di disegnare qualsiasi cosa, ogni possibile forma, astratta o figurativa, e di unirle fino a riempire completamente il foglio di carta. Quindi lo portai in Afghanistan affinché il disegno venisse ricamato... Sono le donne a scegliere il colore differente di ciascuna forma. Per evitare ogni sorta di gerarchia tra loro, li uso tutti. A dire il vero la mia preoccupazione è quella di evitare di compiere scelte dettate dal mio gusto e di ideare sistemi che sceglieranno a mio nome' (A. Boetti, citato in A. Zevi, Alighiero e Boetti: Scrivere, Ricamare, Disegnare, Corriere della Sera, 19 Gennaio 1992). Come le singole immagini che danno vita a ciascun Tutto si fondono l'una nell'altra rinunciando alla loro singola identità, così avviene anche per quanto concerne gli autori di questi lavori di collaborazione. L'attenzione dell'artista è sempre più attirata dalla combinazione del suo sguardo sulla vita con le mitiche tradizioni sufiche dell'Islam; l'unione armoniosa della parte individuale con la totalità permette di intravedere in Tutto una frazione di senso del più complesso insieme dell'esistenza.
A cacophony of colour and form, Boetti's Tutto (a word which signifies “everything, the whole or all”, in English) is a tapestry of modern life. Like a brightly woven jigsaw puzzle, the bold silhouettes of countless quotidian objects – from scissors and knives, to wristwatches and bottle-openers – create a dazzling spectacle of colour and rhythm in the mosaic-like tapestry. While undecipherable, the inclusion of the letters E, B and D encrypted deep within this elaborate embroidered work hint at Boetti's continued interest in hidden linguistic codes and a subtle play on words. A vibrant example from one of Boetti's most celebrated series, other works from the Tutto series are housed in major museum collections, including the Centre Georges Pompidou, Musée National d'Art Moderne, Paris, and Museum für Moderne Kunst, Frankfurt.
Among the last group of works that Boetti conceived and produced, the Tutto (Everything) are in many ways the rapturous apogee of his entire oeuvre, as they are the most complete and inclusive realisation of the central aesthetic of his art: the principle he called ordine e disordine (order and disorder). The origins of the Tutto grew organically from Boetti's earlier work Pack, from 1967. Grounded by the Arte Povera tradition and its emphasis on materials, Pack consisted of a pail of cement, which the artist allowed to dry and crack, resulting in independent, irregular segments, which still maintained a sense of cohesive unity when observed as a whole. In Tutto, this overarching holistic harmony remains; the arbitrarily chosen and independently chaotic objects merge into a pluralist yet ordered 'All'.
Tutto also represents a continuation of another of Boetti’s central fundamental concepts: his perennial desire to dissolve one's own self (Perdita d'identità). In the Tutto, Boetti broached the subject of identity by establishing a unique manufacturing process that purposefully blurred traditional lines of authorship. Explaining how these works were first conceived in Afghanistan, the artist recalled: 'I asked my assistants to draw everything, every possible shape, abstract or figurative, and to amalgamate them until the paper sheet was saturated. Then I took the drawing to Afghanistan to get it embroidered… The different colours of each shape is chosen by the women. In order to avoid establishing any hierarchy among them, I use them all. Actually, my concern is to avoid making choices according to my taste and to invent systems that they will then choose on my behalf' (A. Boetti, quoted in A. Zevi, Alighiero e Boetti: Scrivere, Ricamare, Disegnare, Corriere della Sera, 19 January 1992). Thus, just as the individual images that make up each Tutto merge into one another surrendering their individual identity, so too do the different authors of these collaborative works. Combining his own outlook on life with the mythical Sufi traditions of Islam that were increasingly attracting his attention, the harmonious union of the individual part and whole in Tutto allows one to glimpse some sense of the greater whole in our existence.
"One of the most obvious mistakes of our culture is the divisions it makes in the oneness and wholeness of the world with rigid classifications: like the animal, vegetable and mineral kingdom and so on. It's a mental category, a separation, which I feel obscures and veils all possibility of understanding things. In its pretence to explain, it only serves to nullify a broad scope of understanding things... We then need to perceive this oneness in things, instead of always dividing them into categories and classifications, and above all antitheses of the good/bad, black/white kind".
ALIGHIERO BOETTI
Tutto di Boetti è una tappezzeria della vita moderna, una cacofonia di forma e colore. Come un puzzle di colori vivaci tessuto a mosaico, le sagome ben delineate di innumerevoli oggetti della quotidianità – vi sono, tra gli altri, forbici e coltelli, orologi da polso e apribottiglie – creano nell'arazzo uno stupefacente spettacolo di colore e ritmo. Benché indecifrabile, l'inclusione delle lettere E, B e D all'interno di questo elaborato ricamo mette in luce il continuo interesse di Boetti nei confronti di codici linguistici nascosti e sottili giochi di parole. Si tratta di un esempio eccezionale di una delle più note serie di Boetti; altri lavori appartenenti al medesimo gruppo sono ospitati nelle principali collezioni museali quali il Centre Georges Pompidou, Musée National d'Art Moderne, a Parigi, e il Museum für Moderne Kunst, a Francoforte.
Tra le ultime opere che l'artista concepì e realizzò, i Tutto rappresentano, sotto diversi punti di vista, l'apogeo estatico della sua intera produzione; sono infatti la creazione più completa e inclusiva dell'immaginario estetico che funge da fulcro della sua arte: il principio che chiamò ordine e disordine. Le origini di Tutto sono da identificare nel 1967, con la realizzazione del primo lavoro dal titolo Pack. Fondato sull'enfasi che l'Arte Povera attribuiva ai materiali, Pack consisteva in un secchio di cemento che Boetti lasciò asciugare e crepare, ottenendo segmenti indipendenti e irregolari che continuavano comunque a mantenere, se osservati nel complesso, un senso di coesa unità. In Tutto rimane questa armonia olistica globale; gli oggetti scelti in modo arbitrario e indipendentemente caotico si fondono in un 'tutto' pluralista ma ancora ordinato.
Tutto rappresenta inoltre la persistenza di un altro dei concetti fondamentali per Boetti, ossia il suo costante desiderio di dissolvere il proprio sé (Perdita d'identità). Nei Tutto l'artista affrontò il concetto di identità mettendo in atto un processo di lavorazione unico che offuscò volutamente le tradizionali linee di autorialità. Nello spiegare come queste opere furono inizialmente create in Afghanistan, egli ricordò: 'Chiesi ai miei assistenti di disegnare qualsiasi cosa, ogni possibile forma, astratta o figurativa, e di unirle fino a riempire completamente il foglio di carta. Quindi lo portai in Afghanistan affinché il disegno venisse ricamato... Sono le donne a scegliere il colore differente di ciascuna forma. Per evitare ogni sorta di gerarchia tra loro, li uso tutti. A dire il vero la mia preoccupazione è quella di evitare di compiere scelte dettate dal mio gusto e di ideare sistemi che sceglieranno a mio nome' (A. Boetti, citato in A. Zevi, Alighiero e Boetti: Scrivere, Ricamare, Disegnare, Corriere della Sera, 19 Gennaio 1992). Come le singole immagini che danno vita a ciascun Tutto si fondono l'una nell'altra rinunciando alla loro singola identità, così avviene anche per quanto concerne gli autori di questi lavori di collaborazione. L'attenzione dell'artista è sempre più attirata dalla combinazione del suo sguardo sulla vita con le mitiche tradizioni sufiche dell'Islam; l'unione armoniosa della parte individuale con la totalità permette di intravedere in Tutto una frazione di senso del più complesso insieme dell'esistenza.
A cacophony of colour and form, Boetti's Tutto (a word which signifies “everything, the whole or all”, in English) is a tapestry of modern life. Like a brightly woven jigsaw puzzle, the bold silhouettes of countless quotidian objects – from scissors and knives, to wristwatches and bottle-openers – create a dazzling spectacle of colour and rhythm in the mosaic-like tapestry. While undecipherable, the inclusion of the letters E, B and D encrypted deep within this elaborate embroidered work hint at Boetti's continued interest in hidden linguistic codes and a subtle play on words. A vibrant example from one of Boetti's most celebrated series, other works from the Tutto series are housed in major museum collections, including the Centre Georges Pompidou, Musée National d'Art Moderne, Paris, and Museum für Moderne Kunst, Frankfurt.
Among the last group of works that Boetti conceived and produced, the Tutto (Everything) are in many ways the rapturous apogee of his entire oeuvre, as they are the most complete and inclusive realisation of the central aesthetic of his art: the principle he called ordine e disordine (order and disorder). The origins of the Tutto grew organically from Boetti's earlier work Pack, from 1967. Grounded by the Arte Povera tradition and its emphasis on materials, Pack consisted of a pail of cement, which the artist allowed to dry and crack, resulting in independent, irregular segments, which still maintained a sense of cohesive unity when observed as a whole. In Tutto, this overarching holistic harmony remains; the arbitrarily chosen and independently chaotic objects merge into a pluralist yet ordered 'All'.
Tutto also represents a continuation of another of Boetti’s central fundamental concepts: his perennial desire to dissolve one's own self (Perdita d'identità). In the Tutto, Boetti broached the subject of identity by establishing a unique manufacturing process that purposefully blurred traditional lines of authorship. Explaining how these works were first conceived in Afghanistan, the artist recalled: 'I asked my assistants to draw everything, every possible shape, abstract or figurative, and to amalgamate them until the paper sheet was saturated. Then I took the drawing to Afghanistan to get it embroidered… The different colours of each shape is chosen by the women. In order to avoid establishing any hierarchy among them, I use them all. Actually, my concern is to avoid making choices according to my taste and to invent systems that they will then choose on my behalf' (A. Boetti, quoted in A. Zevi, Alighiero e Boetti: Scrivere, Ricamare, Disegnare, Corriere della Sera, 19 January 1992). Thus, just as the individual images that make up each Tutto merge into one another surrendering their individual identity, so too do the different authors of these collaborative works. Combining his own outlook on life with the mythical Sufi traditions of Islam that were increasingly attracting his attention, the harmonious union of the individual part and whole in Tutto allows one to glimpse some sense of the greater whole in our existence.